Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

“Colpo di mano” sulle armi in Ucraina: il governo cerca di rinnovare la missione con un emendamento

La missione Kiev scade il 31 dicembre. Il governo prova ad usare la scorciatoia dell’emendamento invece che dedicare un decreto specifico con relativa discussione. Il ministro Crosetto: “Non abbiamo tempo”. Intanto oggi alla Camera il dibattito su guerra e pace chiesto dai 5 Stelle. Opposizioni divise in tre

Guido Crosetto, ministro della Difesa

Guido Crosetto, ministro della Difesa (Ansa)

Voler prorogare la “missione” italiana in Ucraina, cioè l’invio delle armi, con un emendamento ad un decreto dedicato alla sanità calabrese, vuol dire essere quanto meno provocatori. Comunque voler buttare un fiammifero acceso in un pagliaio.

Lo hanno fatto ieri i senatori Roberto Menia e la senatrice Clotide Minasi, Fratelli d’Italia il primo, Lega la seconda.  Il primo emendamento al primo articolo recita: “E’ prorogata fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’articolo 2bis del decreto legge 25 febbraio 2022”. Il decreto che vorrebbe essere cosi emendato (8 novembre 2022, n.169), almeno secondo le intenzioni dei due senatori di maggioranza, è un classico decreto omnibus, dove c’è dentro di tutto. Nasce in origine per alcune misure urgenti sulla sanità calabrese, poi ci hanno messo dentro decisioni inerenti le Commissioni Aifa (l’agenzia del farmaco”. Un po’ esagerato era già sembrato inserire in questo testo decisioni sul personale Nato schierato ormai da dieci mesi sul lato est dell’Alleanza. Arrivare a metterci la proroga dell’invio delle armi in Ucraina, seppure nella formula “previo atto di indirizzo delle Camere”, è certamente una provocazione. Non condivisa con Forza Italia che pure fa parte della maggioranza ma che non firma l’emendamento

La denuncia di Sinistra Italia  

A denunciare “il colpo di mano” è stato i senatore di Sinistra Italiana Beppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto. Nicola Fratoianni attacca “il governo dei furbetti”: “C’è un decreto legge dove dentro ci sono le misure straordinarie per la sanità della Calabria, una proroga per alcune commissioni Aifa e misure per personale alla Nato. E che fanno ? Ci mettono dentro la proroga per altri 12 mesi per le armi all’Ucraina. Uno schiaffo in piena regola al Parlamento”.

I distinguo di Crosetto

Chissà cosa ha mosso i senatori verso una mossa destinata a fare sicuramente scalpore. In serata, dopo che è scoppiata la buriana, il ministro della Difesa Guido Crosetto rivendica l’emendamento. “La scelta di procedere in questo modo con un emendamento ad un decreto (che parla di altro, ndr) e non con uno specifico dl, si deve all'impossibilità di poter intervenire con un decreto ad hoc, visti i tempi necessari per l'approvazione, considerati i decreti in scadenza e la legge finanziaria in itinere”. Nessuna intenzione però di soffocare il dibattito parlamentare. “La formulazione dell'emendamento - sottolinea il ministro della Difesa - è fatta in modo tale da garantire un passaggio parlamentare (con conseguente discussione e dibattito dai quali il governo non si sottrarrà) affinché la proroga delle forniture possa intendersi attiva anche per il 2023”. Il rispetto della democrazia sta insomma in quell’inciso “previo atto di indirizzo delle Camere”. In queste quattro parole ci sarebbe la garanzia e il rispetto delle funzioni del Parlamento così a lungo e così tanto difese da Fratelli d’Italia quando era all’opposizione.  Nel timore di non essere stato convincente, Crosetto garantisce che “il governo non ha una ‘linea guerrafondaia', non si nasconde dal dibattito sull'Ucraina ed è pronto, come ha sempre affermato, a un serio, rispettoso e franco confronto parlamentare”.

Vedremo oggi che fine farà l’emendamento. Potrebbe anche saltare e la faccenda del rinnovo della missione militare in Ucraina tornare nel suo giusto e necessario formalismo che mai come in questi casi diventa sostanza: un decreto specifico e dedicato. Con tanto di dibattito. Senza scorciatoie né inciuci.  

E’ chiaro che decidere la proroga di un anno a quel decreto di febbraio scorso, occorre una discussione dedicata e anche molto attenta alle istanze di tutti. Che dia almeno conto delle diverse sensibilità che ci sono sul tema guerra in Ucraina e sostegno alla resistenza di Kiev.

Prendere “al volo” Giuseppe Conte

In qualche modo la maggioranza dà per scontato che i dibattito in realtà ci sia già oggi alla Camera visto che Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha voluto alzare la solita bandierina e arrivare per primo facendo mettere in discussione una mozione sul conflitto russo-ucraino in cui si parlerà, fatalmente, di guerra, pace, modi per uscirne e ruolo dell’Italia. “Abbiano preso al volo l’occasione che  Conte ci ha servito su un vassoio” spiega una fonte di Fratelli d’Italia. “mentre alla Camera si farà il dibattito, intanto al Senato siamo pronti - ascoltato il dibattito - a votare sulla proroga dell’invio delle armi”.

Il dibattito di oggi alla Camera è stato calendarizzato un paio di settimane fa. E se il centrodestra viaggia unito verso il rinnovo della missione, il centrosinistra come è ovvio finisce in mille pezzi. Effetto collaterale di cui Conte aveva contezza e che ha usato per mettere in difficoltà il Pd.

Opposizioni divise in tre  

Se il destra-centro marcia unito, il centrosinistra è già diviso in tre e ha presentato tre diverse mozioni: Pd, M5s e Alleanza Verdi-Sinistra l’unica che, senza mezzi termini, “impegna il governo a interrompere la fornitura dell’equipaggiamento militare”. I Cinque stelle fanno le solite cose in chiaro-scuro. Vanno in piazza a fare i pacifisti ma poi quando è il momento tengo il piede in due staffe. L’importante è chi si parli di loro. Un po’ come il decreto Ischia del 2018 -  e tornato attuale in queste ore - che secondo Conte non era un condono (parola usate tre volte nell’articolo) ma invece condonava tutto.

Sull’invasione della Russia in Ucraina, il Movimento insiste sul “necessario coinvolgimento preventivo delle Camere prima di decidere qualsiasi mossa anche sulle armi  da parte del governo”. Quindi nel testo della mozione non si dice di interrompere la spedizione di armi (ma siamo poi così sicuri che l’Italia ha tutte queste armi, o le sta invece acquistando a sua volta per darle a Kiev? ndr). Ma di avere “maggiori e più frequenti comunicazioni parlamentari” e di avere come primo obiettivo la pace e la diplomazia. Non ci sarebbe insomma, nella mozione 5 Stelle, lo stop all’invio di armi che lo stesso Movimento aveva votato a febbraio scorso.  C’è invece la richiesta di coinvolgere le Camere sull'indirizzo politico che il governo vuole assumere nelle sedi internazionali sul conflitto Ucraina-Russia. “Il Parlamento deve essere protagonista circa le iniziative che riguardano Kiev, comprese quelle che riguardano l'invio delle armi” è scritto nella mozione 5 Stelle a cui ha lavorato direttamente Giuseppe Conte. La mozione impegna il governo a promuovere gli sforzi diplomatici per scongiurare una nuova escalation militare, con un'azione “decisa e forte” per l'immediato cessate il fuoco e per il raggiungimento di una soluzione che sia in linea con i principi del diritto internazionale. Una soluzione che sia “giusta e duratura”. M5s punta, anche, al rafforzamento della difesa comune europea, alla convocazione della conferenza sulla sicurezza europea per la pace, in un rinnovato spirito di Helsinki, al costante aiuto umanitario per Kiev e all'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra. Non si capisce cosa voterà il Movimento rispetto alla proroga dell’invio di armi che sotto forma di emendamento o di decreto ad hoc arriverà in aula a giorni. Di sicuro Conte chiede anche l’avvio urgente del percorso per istituire un fondo energetico europeo contro il caro energia e per una strategia comune di sostegno energetico. E questo per andare ad attaccare anche la struttura della legge di bilancio. Non è una giornata qualunque per il governo. Quasi mai lo è con i tempi così strozzati. Oggi comunque arriva al Mef la delegazione della Commissione Ue per verificare e valutare sia la legge di bilancio che l’andamento del Pnrr.

Le sfumature del Pd

La mozione del Pd è una somma di sfumature che dicono e non dicono. Non potrebbe essere diversamente vista la situazione complicata. E rispetto alla quale nessuno può schiacciare un interruttore voltare pagina. Magari. Il Pd comunque dà ovviamente “pieno sostegno e solidarietà a Kiev, che ha diritto all'assistenza necessaria anche alla luce dell'articolo 51 della Carta delle nazioni Unite che stabilisce il diritto alla propria difesa, individuale e collettiva”. Quindi sembra un sì alla proroga dell’invio di armi.  Il Pd conferma anche “il ruolo dell'Italia nel quadro dell’Alleanza Atlantica”. E introduce la richiesta ufficiale al governo perché l’Italia sia “protagonista nell'avvio del percorso di una conferenza di pace, la necessità di adoperarsi per il cessate il fuoco immediato e il ritiro delle forze russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino”. Nella malaugurata ipotesi del protrarsi della guerra, allo scadere del decreto sull'emergenza Ucraina il Pd chiede che si provveda con un apposito provvedimento di legge. Che nessuno si provi, insomma, a far passare la proroga con un emendamento ad un diverso decreto. Una scorciatoia insopportabile.

Stop alle armi e alla guerra

L'Alleanza Verdi-Sinistra ha il pregio della chiarezza. La loro mozione impegna “il governo a cambiare strategia e approccio dando priorità alla costruzione di un processo di pace e all'attivazione di canali negoziali; a lavorare alla convocazione di una conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza guidata dalle Nazioni Unite e a interrompere la fornitura di equipaggiamento militare, concentrando tali risorse sull'assistenza umanitaria e la ricostruzione. Così come a fornire al Parlamento ogni elemento utile circa la natura e la quantità di equipaggiamento militare fin qui fornito all’Ucraina”. La richiesta è insomma di togliere il segreto alla lista di armi inviate. Un segreto in effetti abbastanza ipocrita.