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Come creare l'impianto di una casa domotica senza bisogno di rompere i muri

È da decenni che si sente parlare di casa domotica. Ricordo che già alla fine degli anni 90, un ingegnere italiano portò un progetto di domotica perfino al programma Scommettiamo che? di RAI1 condotto dall'allora giovane Fabrizio Frizzi. Era un sistema così complicato che la scommessa consisteva appunto nel riuscire ad accendere e spegnere le luci a distanza. Nel corso degli anni, la domotica ha assunto il significato di controllo totale della casa con semplici gesti. Troppo allettante l'idea di avvolgere tapparelle o tende, spegnere le luci, attivare la musica diffusa e la macchina del caffè imponendo semplicemente un dito su un display. Peccato, però, che tutta questa comodità abbia sempre portato con sé la necessità di un nuovo impianto elettrico, importanti lavori di muratura, tempo da dedicare alla programmazione delle funzioni con tecnici qualificati e, non ultima, poca voglia di imparare.

La placca e i pulsanti della linea Ego Smart di Gewiss

La placca e i pulsanti della linea Ego Smart di Gewiss

© GIANNI CANALI

Poi è arrivato l'Internet of Things, cioè gli oggetti intelligenti connessi a Internet. Nelle nostre case è entrata Alexa e gli speaker di Google. Il termine Smart ha pervaso tutto, casa compresa: nasce la Smart Home. E Se la domotica porta ancora con sé lo scotto di un cambio totale delle abitudini da parte del cliente, almeno di quelle domestiche, la Smart Home entra nelle case piano piano; oggetto dopo oggetto (ovviamente smart), stanza dopo stanza. Così, aziende nate negli anni 70, come la bergamasca Gewiss, per offrire prodotti di elettronica, hanno iniziato a realizzare placche e interruttori intelligenti alcuni dei quali funzionano anche senza corrente. La nuova linea di Gewiss dedicata alla Smart Home si chiama EGO SMART e per il suo lancio, l'azienda di Cenate Sotto, un paesino alle pendici del monte Misma, ha chiamato l'astronauta Paolo Nespoli. Sotto è riportato una parte del suo discorso; poche righe che spiegano il perché abbia accettato di presenziare al lancio di una placca connessa.

«Servono più o meno otto minuti per raggiungere la stazione spaziale; un giorno per arrivare a un satellite geostazionario; 3 giorni per raggiungere la luna. Tra 15 anni, quando riusciremo a risolvere alcuni problemi progettuali, arriveremo anche su Marte in 8 o 10 mesi. E ad Alfa Centauri, la nostra stella più vicina, che dista ben 39 mila miliardi di km, cioè 4,2 anni luce, quanto ci metteremo a raggiungerla? Attraverso l'attuale tecnologia ci arriveremmo in 151mila anni; impossibile! Ma quante cose sono oggi possibili proprio perché qualcuno, che non credeva fosse impossibile farlo, si è messo e lo ha fatto?».