Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Dalla zappa viene la pappa, più precisamente dal settore primario: Sua Maestà l’Agricoltura

Ai tempi dell’antica Roma, in questa stagione l’annata agraria era ormai conclusa e i contadini cominciavano a preparare i campi per quella successiva. Per la precisione era considerata ultimata già alla metà di agosto, dando il via per gli agricoltori alle meritate Feriae Augusti. Introdotte appunto dall’imperatore Augusto, costituivano le stesse il giusto periodo di riposo dopo un anno di duro lavoro nei campi. Ciò avvalora la tesi di una scuola di agronomia che vuole che, all’epoca, la vendemmia nel bacino del Mediterraneo si svolgesse a luglio: il nome dell’uva Aglianico a quel tempo sarebbe stato appunto Lugliatico. È passata tanta acqua sotto i ponti e vino per la gola dei popoli e attualmente il tempo della vendemmia, cui seguirá immediatamente quello della raccolta delle olive, è proprio l’autunno. Accade però che quei prodotti della terra e della fatica dell’ uomo stanno correndo il serio rischio di rimanere sulle piante. Il motivo va ricercato nella drastica riduzione dei consumi causato dalla marcata contrazione della capacità di spesa delle famiglie nell’ ultimo triennio. Essa è causata dalla pandemia a cui si è aggiunta, poco dopo la sua comparsa, l’ invasione dell’ Ucraina da parte della Russia, con quanto ne sta tutt’ora conseguendo. Al di là del danno economico, per gli agricoltori eventi del genere sono lo smacco più grave che possano ricevere. Passi la grandinata o il nubifragio che rientrano nel conto generale come pure la siccità, ma rinunciare alla raccolta di un prodotto che è arrivato al suo tempo di fine maturazione sano, legittimo e mercantile, come dicevano i merceologi di un tempo, equivale a una bestemmia. Tanto perchè lo stesso non trova acquirenti a prezzo remunerativo, situazione che per la gente dei campi equivale a uno sfregio a loro e a Madre Natura. Si aggiunga che oltre coloro che invocano Giove Pluvio, quest’anno la schiera dei postulanti si è ampliata e sono uscite addirittura processioni sensa nome, cioè non riferite a un santo specifico, giusto per non porre limiti alla Provvidenza. Tra venerdi e sabato due primi attori hanno osato. Più precisamente, prima Salvini e poi Meloni, hanno scelto come palcoscenico delle prime uscite in pubblico dopo le elezioni la manifestazione indetta dalla Coltivatori Diretti, la più antica e diffusa organizzazione sindacale italiana dei lavoratori della terra, in corso a Milano. Lo stesso sodalizio tra agricoltori, negli ultimi anni, si è riscattato dalla sua marginalità rappresentativa con l’impegno notevole profuso per riscattare per quel comparto il giusto ruolo economico che le compete nella composizione del PIL. La stessa che i testi di economia e politica agraria definiscono industria a cielo aperto, per metterne in risalto i motivi del suo svantaggio rispetto a quelle che operano al coperto. Dell’ importanza del piccolo imprenditore agricolo, come è definito nell’ordinamento giuridico italiano il Coltivatore Diretto, iniziò a interessarsene già al principio del secolo scorso il Senatore Ivanoe Bonomi. Della insostituibilità del comparto agricolo all’interno del novero delle altre attività produttive, fu strenuo sostenitore il Professor Luigi Einaudi già nella prima metà dello stesso secolo. Fu lui tra i primi a definirla, oggi si può confermare a buona ragione, settore primario. Lo avevano preceduto in Francia, sostenendo argomenti dello stesso genere, i fisiocratici, in maniera per certi versi ancora più incisiva. Volendo alzare lo sguardo e ritornando all’attualità, sarebbe imperdonabile non mettere tra le motivazioni del tentativo di annessione dell’ Ucraina da parte della Russia, l’enorme capacità produttiva di cereali e loro derivati da parte della prima. Essa è piazzata al livello più alto sul podio mondiale del settore. L’uscita a volto scoperto della aspirante premier Meloni e del pretendente a ogni costo a un ministero, non escluso proprio quello dell’agricoltura, Salvini, inducono a ben sperare. Nel novero degli interventi ipotizzabili per i raccolti italiani, arrivati all’ epoca di raccolta miracolosamente sani nonostante il clima impazzito come poche volte a memoria d’ uomo, potrebbe essere preso in considerazione l’ammasso volontario dei prodotti. I governi, dal dopo guerra, hanno più volte fatto ricorso a questo tipo di intervento. Esso consiste nell’incaricare, giusta disposizione dell’esecutivo, i prefetti delle provincie interessate a operare una forma di precettazione delle strutture di lavorazione e conservazione di quei prodotti. Quindi accogliere e trasformare gli stessi in attessa di tempi migliori per poterli commercializzare. Nelle circostanze attuali anche soluzioni del genere sono si necessarie, ma purtroppo non sufficienti. Il credito agrario, che è una forma di finanziamento agevolato e semplificato, solitamente posiziona per i beneficiari i termini di rientro della loro esposiizione in relazione alle varie epoche dei raccolti. In virtù di tale circolo, basato su ipotesi sufficientemente verosimili, gli agricoltori sono di norma in grado di estinguere il debito in scadenza e di contrarne uno nuovo. Se però, come potrebbe succedere in occasioni simili a quella attuale, il circolo innanzi indicato non riesce a chiudersi, il danno per gli imprenditori coinvolti può trascinarsi per anni, innestando altri problemi su quello reale. Gli agricoltori sanno bene come funziona il meccanismo e, pur di non venir meno all’ onorare gli impegni assunti, si danno disponibili a svendere, pur di monetizzare, il frutto di un anno di lavoro. Il risultato sarà che, se tutto va bene, si sono impegnati per diversi mesi per riuscire a mala pena a coprire le spese sostenute. È evidente che, anche se isolata, una situazione del genere è insostenibile. Del resto sono quelsti attuali tempi in cui nessuna programmazione riesce a durare credibilmente oltre un mese. Se si pensa che nelle previsioni sull’andamento della crisi energetica si inseriscono al fine di ipotizzare prezzo e consumi del gas oramai vengono inserite regolarmente ipotesi sul tipo di rigore che caratterizzerà il prossimo inverno, si ha un’idea abbastanza vicina alla realtà dell’incertezza che regna al momento. Arriva dall’ alto, con frequenza sempre maggiore, l’invito alla popolazione a ridimensionare gli stili di vita rivolto a ogni fascia sociale. E sará senz’altro opportuno adeguarvisi, certamente nei limiti del possibile. Il cavallo di Totò, nutrito solamente con l’acqua, dopo un pò rimase stecchito. Alcune volte reperita non juvant e quella attuale è una di esse.