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Ecco perché Giorgia Meloni critica il Pnrr di Draghi

Il passaggio di consegne tra Mario Draghi e Giorgia Meloni, che finora sembrava filare liscio, si è inceppato. Il casus belli è stata la cabina di regia che il premier ha riunito ieri a Palazzo Chigi con i capi delegazione dei partiti, appuntamento abituale prima dei consigli dei ministri, ma che negli ultimi mesi non era stata più convocata. L’occasione della riunione è stata la relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

«Noi abbiamo adottato tutte le misure necessarie a favorire un’efficace attuazione del Piano. Ora spetta al prossimo governo continuare il lavoro, e sono certo che sarà svolto con la stessa forza ed efficacia», ha detto Draghi. Pronta la risposta di Giorgia Meloni, che però questa volta, dopo le dichiarazioni allineate con il premier dei giorni scorsi, ha messo le mani avanti. E nel corso di una riunione con i vertici di Fratelli d’Italia, la premier in pectore ha criticato la gestione del piano facendo trapelare una frase dura: «Ereditiamo una situazione complicata, i ritardi del Pnrr sono evidenti e difficili da recuperare, siamo consapevoli che sarà una mancanza che non dipende da noi, ma che a noi verrà attribuita anche da chi l’ha determinata».

Un’accusa che non è piaciuta a Draghi: tutte le tempistiche – si legge in una nota di Palazzo Chigi – sono in linea con gli impegni presi con Bruxelles. «Il governo ha adottato tutte le misure necessarie a favorire una efficace attuazione del Piano. Nel primo semestre del 2022, l’Italia ha raggiunto ancora una volta tutti gli obiettivi del Pnrr. Non c’è alcun ritardo. Se ci fosse, la Commissione non verserebbe i soldi».

Non solo. Durante il vertice di Fratelli d’Italia, Meloni ha annunciato che non andrà al Consiglio Europeo in programma per il 20 e il 21 ottobre: «A cosa serve forzare i tempi per un appuntamento in cui si rischia di portare a casa poco? O che sia un fallimento?».

È una frattura imprevista, controcorrente rispetto al lavoro intenso per un ordinato passaggio di consegne – scrive Repubblica. Draghi, a margine della riunione dell’esecutivo, si sarebbe chiesto: «Ma come? Sono impegnato nella trattativa europea sul gas, dobbiamo difendere gli impegni sul Pnrr e si espone in questo modo?». Anche perché ieri si sarebbe registrato almeno un piccolo progresso sul piano europeo contro i rincari sul gas.  Alla vigilia del Consiglio che si aprirà oggi a Praga, qualche leader porterà sul tavolo l’opzione di un fondo Sure per fronteggiare la crisi energetica.

Draghi ha aperto un «ombrello istituzionale» su Meloni. E invece ora la prossima premier lo attacca e, attaccandolo, rischia di corrodere il filo che il presidente del Consiglio continua a mantenere con Francia, Germania e Commissione europea in nome dell’interesse nazionale. Sono gli stessi partner che osservano scettici la nascita del governo più di destra della storia repubblicana. Repubblica parla di elefanti e cristallerie.

La domanda, allora, è sostanzialmente una: perché lo fa? Perché Meloni davanti ai suoi dirigenti nega una cosa ovvia, cioè «non sono mai stata draghiana, semmai collaboro alla transizione con il governo»? È in difficoltà con gli alleati, oppure prova a mettere le mani avanti, visto la montagna da scalare? Deve preparare il Paese a un possibile disincanto, forse. E risolvere problemi non irrilevanti nella squadra di governo, a partire dal rifiuto di Fabio Panetta per il ministero dell’Economia, come confermato da Bloomberg. Cosa che non ha lasciato contenta la leader di Fratelli d’Italia.

Non solo. Quella che è stata l’ultima cabina di regia del presidente del Consiglio uscente ha fatto scoppiare anche un’altra polemica. Forza Italia si è lamentata di non aver partecipato al vertice, visto che Mariastella Gelmini dopo la rottura con Draghi è passata nelle file di Azione, così come l’altra ministra Mara Carfagna. «Forza Italia ritiene surreale non essere stata coinvolta», ha protestato il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli.

Intanto, l’agenzia Moody’s ha avvertito che senza riforme il rating dell’Italia potrebbe essere tagliato.