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Ecco perché ha vinto Giorgia Meloni

«Io sono andata a votare solo perché c’era Giorgia Meloni. Se non si fosse candidata, quest’anno mi sarei astenuta». Naniskia Favia, 50 anni, mamma a tempo pieno di Bari, esprime in poche parole il senso di quello straordinario 26 percento a un partito che fino a ieri faticava a raggiungere la doppia cifra. A vincere, infatti, non è stato Fratelli d’Italia. Ha vinto lei, Giorgia Meloni, solo «Giorgia» per i tanti che la adorano e che sui suoi profili social si sbracciano di lodi e incitazioni (da «Ti meriti tutto Giorgia!» a «siamo con te, Giorgia!»). Da notare che il suo principale avversario politico, Enrico Letta, viene comunemente chiamato solo per cognome.

Di qui, distanza. Di là, vicinanza. Immedesimazione. Empatia e fors’anche affetto verso questa donna, piccola di statura e grande di ambizioni, che parla di chiudere i porti a chi cerca salvezza e poi posta foto tenerissime della sua bambina, Ginevra, chiedendole scusa per le tante mancanze. Che si è riscattata da un’infanzia difficile con un padre assente e che, dalla periferia di Roma, è arrivata piano piano a prendersi tutto. «Rimanendo sempre coerente», sottolinea chiunque l’abbia votata, incluse le sette persone, diverse per età, genere, professione e provenienza geografica, che abbiamo intervistato noi.

Abbiamo selezionato un campione piccolo ma variegato di elettori di FdI con lo scopo di capire che cosa abbia convinto tanti italiani a dare fiducia a un partito di estrema destra nato minoritario.

Naniskia, la casalinga barese, spiega così l’origine della sua passione per la Meloni: «Per me è una vera: che ti piaccia o non ti piaccia, lei è come si presenta. È una combattente, una che sa sgomitare: la piccola Giorgia si è sempre fatta sentire».

Energia, grinta e determinazione sono le qualità che hanno conquistato anche Leonarda Novara Ruffino, 59 anni, ex indossatrice di Vercelli: «Tutti gli altri candidati mi sono apparsi stanchi, spenti, sbiaditi, già visti e già sentiti. Giorgia invece si è sempre dimostrata forte. Questa forza le servirà ora per portare avanti in modo coeso la coalizione». «E», continua Armando Donazzan, 52 anni, imprenditore di Bassano del Grappa, «Per apportare quei cambiamenti al Paese che ha promesso in campagna elettorale e di cui abbiamo tanto bisogno». Sarebbero? «Uno, eliminare il reddito di cittadinanza, o comunque rimodularlo in modo che solo chi ne ha davvero bisogno ne benefici. Due, aiutare le famiglie per far ripartire le nascite. Tre, defiscalizzare per incentivare l’economia. Quattro, contenere l’immigrazione che, da sola, l’Italia non riesce a gestire. Cinque, evitare di ampliare il debito pubblico. La Meloni, forte di una coalizione forte, potrà puntare i piedi a Bruxelles perché la comunità europea cooperi con l’Italia sul fronte sbarchi, debito e caro gas».

Tutti temi cari anche alla Lega che, però, ha ottenuto solo il 9 percento delle preferenze. Come si spiega questo divario? La risposta più gettonata da chi ha votato FdI è che «Salvini si è bruciato con i troppi errori e le troppe boutade quando è stato Ministro dell’Interno del governo giallo-verde». Ovvero, dal Papeete in poi. Ma c’è di più.

«Meloni è politicamente più preparata e competente», aggiunge Antonio Patti, 31 anni, imprenditore tessile che vive tra Messina e Milano. «Ed è anche più affidabile a livello internazionale. La sua posizione atlantista nei confronti della guerra in Ucraina è più condivisibile, a parer mio, di quella di Salvini o Berlusconi, compromessi dalla loro amicizia con Putin».

Atlantista sì, forse, ma soprattutto nazionalista. O patriottica, per dirla con parole sue. Altro fattore che ha contribuito ad attirare a sé elettori in precedenza più centristi. Simone Ciuffi, imprenditore milanese di 41 anni, ha sempre votato Berlusconi, ha simpatizzato per il Renzi degli esordi e non ha disdegnato il governo Draghi. Ma il 25 settembre, per la prima volta, si è spostato più a destra. «Giorgia Meloni mi ha colpito come persona. Per il suo carisma, la sua coerenza nel voler rimanere all’opposizione, il suo programma elettorale fatto di proposte e non di spauracchi come invece è stato quello del Pd, che ha puntato tutto sul timore dei fascisti al governo. E poi ho molto apprezzato il suo concetto di italianità: siamo in Europa ed è bene che sia così, ma questo non deve andare a scapito dell’Italia. Ecco, Giorgia mi sembra una donna in grado di tutelarci nei confronti degli egoismi nazionali degli altri Paesi membri della comunità europea. Dico donna non a caso: io l’ho votata anche perché una donna, quando vuole ottenere una cosa, la ottiene».

Concorda Loretta Pachulski, pensionata milanese di 87 anni: «Lei è una donna grintosa, decisa, preparata. L’ho votata perché sono stufa di tutti gli altri uomini-burattini che promettono, promettono e poi non mantengono. Giorgia non si ferma davanti a nulla».