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Esce Vale un viaggio, la guida ai luoghi sconosciuti di Beba Marsano: «Racconto un'Italia parallela»

Qualcuno dice che tra le dichiarazioni più belle d'amore ci sia: «Ti ci devo portare». Perché le persone che amiamo, potendo, le porteremmo solo nei nostri posti del cuore o a vedere i gioielli, quelli più segreti. Ed è una dichiarazione d'amore al viaggio, all'Italia e al suo patrimonio artistico e paesaggistico, quella di Beba Marsano che pubblica in questi giorni il terzo volume della collana «Vale un viaggio. Altre 101 meraviglie d'Italia da scoprire», edito da Cinquesensi Editore. Beba è giornalista e storica e critica d'arte, ha pubblicato diversi libri, ma soprattutto è un'instancabile viaggiatrice, sempre in cammino, non alla ricerca di sensazionalismo, ma di luoghi epifanici, quelli che solo grazie alla loro bellezza, ci rendono migliori. Dopo i primi due volumi usciti nel 2016 e nel 2018, il viaggio di scoperta dell'Italia più nascosta e più preziosa di Beba Marsano prosegue da nord a sud, in ogni regione, per portare alla luce nuovi gioielli sconosciuti o quasi. «Vale un viaggio» è un libro controcorrente, che chiede al lettore che vorrà intraprendere un viaggio di prendersi il tempo che serve e di partire con l'approccio giusto: quello di chi è pronto a lasciarsi stupire da cose piccole ma tanto belle.

Anacapri Pavimento di san Michele Arcangelo

Anacapri, Pavimento di san Michele Arcangelo

Shutterstock

L'idea centrale di «Vale un viaggio» è che l'Italia debba essere riscoperta. Cosa intende lei per viaggio? E che immagini cerca di dare all'Italia?
«Faccio un passo indietro. Questa non è un'Italia da riscoprire, ma da scoprire. Nel libro parlo di tesori, di singole meraviglie d'arte e qualcuna anche di natura, che sono proprio sconosciute ai più. E quindi è un'Italia parallela quella che racconto, parallela a quella del grande turismo. Anche in chi promuove l'Italia non c'è fantasia. Ecco a me piace raccontare l'Italia del dettaglio: non parlo di borghi o villaggi, ma di singoli capolavori attorno ai quali si crea il viaggio. L'idea è di suggerire un capolavoro forte dal punto di vista estetico, spirituale, storico ed energetico. Sono luoghi che per me hanno valore epifanico. Poi già che ci sei, scopri tutto il resto. Nel libro ci sono dei box che ti suggeriscono altri luoghi da visitare e anche ristoranti o negozi, ma sempre cose ai margini, nascoste e segrete».

Quindi questo è il senso del viaggio per lei?
«Il viaggio è per me sempre alla ricerca di emozioni, è un viaggio di scoperta. Io credo, come dice Giorgio Manganelli, che il viaggio non sia dato dalla durata o dalla lontananza. Il viaggio può essere anche dietro l'angolo: tutto dipende dallo stupore con cui si approccia il proprio andare».

Il suo è un viaggio di scoperta più «proustiano» che non di esploratore, dunque?
«Sì, bisogna scoprire ciò che le guide turistiche ignorano o mettono da parte,  che liquidano in mezza riga e che invece merita di essere scoperto, perché ha un potere di attrazione straordinario. Ogni volta che ci si trova davanti a un luogo o a un capolavoro del genere si prova il senso di una piccola grande scoperta, soprattutto quando si è lontani dai grandi centri turistici».

Genova Pegli Parco Villa Durazzo Pallavicini

Genova Pegli, Parco Villa Durazzo Pallavicini

Massimo Catania

Questo è un grande tema. Si può, in un'importante destinazione turistica, evitare di visitare le attrazioni principali?
«Io penso che si possa fare tutto. All'interno di ogni viaggio io credo che ci siano delle tappe imprescindibili per poter comprendere il genius loci, quello che propongo non è sostitutivo, è integrativo. Però, attenzione, quello che racconto per il 90% dei casi costituisce una destinazione a sé perché parlo di piccolissimi borghi, piccolissimi villaggi, che contengono queste meraviglie. E quindi lì non c'è scelta: si va per quello. Le faccio un esempio. Ha mai sentito parlare della Casa Museo Zani a Cesellatica?».