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Euridice Axen: «Guardo i porno, basta ipocrisie: piacciono anche alle donne»

Settimo senso, infatti, non vuole essere un racconto biografico.
«No, Moana è un pretesto per denunciare quanto di marcio c’è nella società di oggi. Il messaggio è: la vera pornografia non era la sua. Lei almeno dichiarava quello che faceva, non ingannava».

Qual è, allora, la vera pornografia?
«L’arrivismo, il compromesso, la menzogna che strisciano dappertutto. In politica, negli ambienti di lavoro...».

Anche nel suo?
«Specialmente: è tutto un cercare di farsi amico la persona che sta avendo successo, un relazionarsi agli altri per il proprio tornaconto. Un chiedere “come stai?”, quando in realtà non te ne frega un cazzo, e un rispondere “bene” anche se non è vero».

Naturalmente si proclama estranea a queste dinamiche.
«Ho i miei difetti anch’io, per carità. Però, a onor del vero, io sono proprio fuori dal giro: non vado a cene, non ho amici attori. Frequento una persona solo se mi interessa. Altrimenti me ne sto felicemente a casa, per conto mio».

Felicemente?
«Sto così bene da sola che ho cominciato a chiedermi se non me la stia un po’ raccontando. Forse sono affetta da filofobia, la paura di innamorarsi».

E pensare che anni fa raccontava di essere in attesa del vero amore.
«Non è arrivato. Ho sempre avuto rapporti turbolenti, che presto diventavano tossici. Se devo pensare a un’alternativa a questi amori maledetti, mi viene in mente solo l’opposto: mi immagino a letto con un professore di matematica che mi dice (finge una voce impostata, ndr): “Bene Euridice, finisco questa equazione e vengo subito da te”. Non riesco nemmeno a pensarla la via di mezzo, figuriamoci a incontrarla. Pazienza. Mi spiace solo perdermi le cose belle».

Per esempio?
«Per esempio i figli. Ho 42 anni, a questo punto non credo che ne avrò. Ed è un peccato. Non tanto per quello che la maternità avrebbe potuto dare a me, ma per il motivo opposto. Mi sarebbe piaciuto crescere un bambino felice».

E farlo da sola?
«No, non fa per me. È un passo che farei solo se trovassi la persona giusta, qualcuno con cui andare oltre la superficie e raggiungere l’essenza, qualcuno su cui poter contare. Ma siccome non è facile, anziché accontentarmi preferisco la solitudine».

Non ha mai un momento di malinconia?
«Sempre. Io sono nata malinconica, ma questo non pregiudica la mia felicità: per me sono due facce della stessa medaglia. Io sono quella che vorrebbe disegnare i sorrisi delle persone per portarseli via. Sono quella che da bambina, mentre guardava gli amichetti giocare, anziché buttarsi subito in mezzo, pensava: chissà se la loro mamma gli vuole bene, chissà se hanno un bravo papà».