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“Falde in sofferenza per la crisi idrica: gli apporti nevosi potrebbero non bastare. La siccità ormai è diffusa anche in montagna”

BELLUNO. “E' ormai chiaro che la siccità non è fatta di episodi isolati, ma è un fenomeno diffuso anche in montagna”. Sono queste le parole di Simone Deola, consigliere provinciale a Belluno delegato all'ambiente, nel fare il punto sulla situazione a livello idrico in Provincia, dopo la proroga decisa dal Consiglio dei ministri dello stato di emergenza siccità in nove Regioni, compreso il Veneto, per tutto il 2023. Una situazione, come già riportato (Qui Articolo), che viene monitorata attentamente anche in Trentino, dove la preoccupazione, hanno spiegato a il Dolomiti i responsabili dei Consorzi irrigui e FederBim, sta crescendo in vista dell'arrivo della stagione irrigua. Il problema è sostanzialmente lo stesso: nel caldo e asciutto anno 2022 in buona parte del territorio bellunese si è registrato un deficit importante dal punto di vista idrico e, al momento, le precipitazioni non sono state sufficienti per colmare il gap.

“Il trend di riduzione progressiva delle precipitazioni e l'aumento delle temperature di media è un dato di fatto – ha sottolineato poi Deola – di conseguenza dobbiamo fare i conti con una situazione che diventerà normalità e che come tale va gestita non solo in via emergenziale, bensì strutturale”. Per fare il punto sulla situazione, negli scorsi giorni si è quindi riunito un tavolo convocato congiuntamente dalla Provincia di Belluno e dal Consiglio di Bacino, al quale hanno partecipato il Distretto Alpi Orientali, la Regione (Direzione ambiente, Servizio idrico integrato e Tutela acque e direzione difesa del suolo e struttura commissariale per la gestione dell'emergenza), l'Ulss 1 Dolomiti con il Servizio igiene alimenti e nutrizione e il gestore del servizio idrico integrato Bim Gsp. Un insieme di attori che nell'occasione hanno analizzato la gestione dell'emergenza idropotabile nel corso del 2022, con l'obiettivo di sintetizzare l'esperienza maturata e ricavarne indicazioni utili per programmare le azioni del 2023.

Sul tavolo dell'incontro è stata portata però anche l'analisi della situazione attuale, aggiornata a metà gennaio, e le notizie non sono incoraggianti: la situazione è stata infatti definita oggi sotto controllo, ma bisognosa, in prospettiva, di particolare attenzione. “La crisi idrica del 2022 – scrive infatti la Provincia – ha provocato un abbassamento diffuso delle falde acquifere, rendendo difficile un recupero dei valori nel corso del 2023. Il quadro climatico non si può definire ordinario e gli apporti nevosi anche di questi giorni potrebbero non essere sufficienti”. Secondo il presidente del Consiglio di Bacino, Camillo De Pellegrin, infatti: “Partiamo con un gap negativo importante, che non ha visto miglioramenti con le precipitazioni di inizio anno. L'anno scorso abbiamo registrato criticità molto importanti soprattutto nella zona bassa della Provincia, con Lamon, Seren, Arsiè, Fonzaso e Sovramonte più esposti, ma anche l'Alpago e alcuni punti della Valbelluna che hanno visto ripetutamente situazioni di carenza idrica”.

Da qui dunque, continua De Pellegrin: “Dobbiamo partire per definire una gestione complessiva, senza dimenticarci che nessuna zona del Bellunese può considerarsi del tutto esente dalla problematica, in quanto la risorsa idrica va tutelata e usata in maniera parsimoniosa anche laddove ce n'è in abbondanza. Proprio per questo ci siamo dati dei compiti, in modo tale da dividere l'ambito emergenziale da quello strutturale”. Nel corso dell'incontro sono quindi stati definiti alcuni obiettivi futuri e i vari attori hanno convenuto sulla necessità di coordinare le azioni da mettere in campo. “Sul fronte strutturale – continua la Provincia di Belluno – è di qualche giorno fa l'assegnazione del finanziamento Pnrr da 20 milioni di euro che consentirà di affrontare in maniera radicale il tema delle perdite idriche in buona parte del territorio. Contemporaneamente proseguirà l'adeguamento delle opere di derivazione delle moltissime sorgenti bellunesi”. Grazie ai fondi Vaia sono poi in corso la delimitazione delle aree di salvaguardia delle stesse sorgenti e l'installazione di telelivelli e potabilizzatori, gli interventi di manutenzione delle adduzioni principali, il programma di installazione contatori e una gestione d'ambito per le fontane pubbliche.

La programmazione, fanno sapere le autorità provinciali, è coordinata con il Mosav (Modello strategico acquedotti del Veneto) e il Piano di gestione delle Alpi Orientali: “Sul fronte della prevenzione dell'emergenza, la Provincia ha proposto di individuare preventivamente le sorgenti sussidiarie da attivare in caso di necessità, l'Ulss ha confermato la piena sinergia con cui opera e la piena disponibilità a condividere le azioni preventive, mentre la Regione ha chiesto di selezionare gli interventi prioritari sui quali ricercare i finanziamenti necessari". Il Consiglio di Bacino ha poi proposto anche modalità d'azione predefinite in caso di siccità, ad esempio a livello di ordinanze uniche da adottare a seconda dei vari gradi di emergenza, così da evitare il proliferare di provvedimenti diversi "che rischiano di far perdere efficacia a una misura condivisa" conclude De Pellegrin. "La riunione - precisa Deola -, estremamente positiva, sarà seguita da calendarizzazioni di aggiornamento. Parlarsi in maniera non bilaterale ma mettendo a conoscenza tutti di cosa si sta facendo è la modalità corretta per la gestione di una risorsa fondamentale del territorio".