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Governo dopo le elezioni: le ultime news, Meloni all'arrivo nella sede FdI per riunione esecutivo: "Sto leggendo sms. Anche di Salvini"

Ancora trattative per formare il governo con il centrodestra spaccato su Viminale. Giorgia Meloni irritata, chiede maggiore sobrietà. Oggi esecutivo nazionale di Fratelli d'Italia. Una risposta al consiglio federale della Lega che ieri ha dato pieno mandato a Matteo Salvini e indicato le priorità: ministeri (Interni in testa), flat tax e superamento della legge Fornero (nonostante i no di Confindustria). Carlo Calenda: "Salvini al Viminale non c'è mai stato: andava in giro a baciare prosciutti". Vigilia di direzione Pd, attesa per la relazione di Enrico Letta ma nel partito è tutti contro tutti. Pier Luigi Bersani chiede lo stop delle primarie. Walter Veltroni un partito nuovo. L'ex commissario Ue Pierre Moscovici avverte: "I dem rischiano l'estinzione". Il leader 5S Giuseppe Conte lancia una manifestazione per la pace in Ucraina, ma senza simboli.

Meloni arrivata nella sede del partito per esecutivo nazionale: "Sto leggendo sms. Anche di Salvini"

La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, è arrivata nella sede del partito in via della Scrofa a Roma per la riunione dell'Esecutivo nazionale. Arrivando in macchina Meloni stava leggendo qualcosa sul suo smartphone. Ai cronisti che le chiedevano se si trattasse della lista dei ministri, la presidente di FdI ha risposto: "No, sto leggendo gli sms". Anche quelli di Salvini? "Anche", ha chiosato Meloni.

Ciocca: "Il comitato Nord di Bossi è anti sfascio Lega"

"È sbagliato dire che è colpa di Salvini, ma il Comitato del nord di Bossi è un'operazione anti sfascio della Lega. Togliamo le risorse al reddito di cittadinanza e mettiamole subito sul caro bollette. Salvini al Viminale? Se non viene scelto vuol dire che i ministri li sceglie il centrosinistra". Così Angelo Ciocca, europarlamentare della Lega, è intervenuto ai microfoni della trasmissione "L'Italia s'è desta" condotta da Gianluca Fabi e Emanuela Valente.

Sulla crisi della Lega. "Bossi giustamente lancia un'idea a seguito di un'analisi di un malessere interno al movimento, che si è espresso nel non voto alla Lega. Al nord abbiamo visto dimezzarsi il consenso elettorale. Salvini sta facendo il massimo, chi oggi sintetizza che è colpa di Salvini fa un gesto banale è ingiusto. L'idea del comitato del nord è un'operazione anti sfascio Lega. Dentro al partito abbiamo necessità di tornare sull'identità del progetto della Lega. L'identità è ciò che non dobbiamo perdere. In primis abbiamo un'esigenza che è l'autonomia. Non posso pensare che prendiamo soldi, sottraendoli alla virtuosità del progetto autonomista, buttandoli nel reddito di cittadinanza. Il comitato oggi chiede subito lo stop al reddito di cittadinanza per mettere subito quelle risorse sul caro bollette. Non ho nulla contro la progettualità di essere una forza a livello nazionale, però la Lega ha delle radici e senza le radici non si sta in piedi. I bisogni del nord non sono in contrasto con quelli di altre parti del Paese, non possiamo pensare di vedere sprechi col reddito di cittadinanza e farli pagare ai cittadini del nord che sono i maggiori contribuenti. Trasformiamo il reddito di cittadinanza in lavoro di cittadinanza".

Su Salvini al Viminale. "Quando uno fa bene in un mestiere io non avrei dubbi a riconfermarlo. Se un professore è bravo un'università lo tiene, se un giornalista è bravo un'emittente lo tiene. Se vogliamo far passare il messaggio che la meritocrazia è un valore dobbiamo confermare Salvini al Viminale. Non trovo uno del centrodestra che non riconosca che Salvini sia stato un ottimo ministro dell'Interno. Se non lo scelgono come Ministro dell'Interno allora vuol dire che i ministri li sceglie il centrosinistra", conclude Ciocca.

D'Alema: il Pd non intercetta voto popolare, ha bisogno del M5S

"I dirigenti del Pd hanno pensato che la fine di Draghi provocasse un'ondata popolare nel Paese, travolgesse Conte e portasse il Pd, la forza più leale a Draghi, a essere il primo partito. Io non so che rapporti abbiano i dirigenti del Pd con la società italiana. Mi domando persino dove prendano il caffè la mattina, perché il risultato ha detto esattamente l'opposto". Così, in un'intervista al Fatto Quotidiano, l'ex premier, Massimo D'Alema sulle elezioni e sul Pd. "La destra ha preso 12 milioni di voti, gli stessi del 2018, con una forte concentrazione in FdI. È un risultato sconvolgente, perché la maggioranza parlamentare poggia su un consenso espresso dal 28% dell'elettorato, in termini assoluti - sottolinea - Neanche uno su tre. Oggi la destra avrà il controllo delle istituzioni con 12 milioni di voti: sono elezioni che mostrano una profonda crisi del sistema democratico".

(agf)
E parlando dei rapporti con i M5s aggiunge: "Vorrei ricordare che i 5S già all'inizio della legislatura avevano scelto il Pd come partner naturale, ma ci fu il diniego dell'allora leader del Pd (Renzi, ndr). Conte ha rifondato e ricollocato i 5S e il Pd ha bisogno di lui perché non intercetta più il voto popolare", secondo 'D'Alema "ora bisogna ricomporre il campo largo e fare un lavoro profondo per riguadagnare la passione di chi non vota più. Sapendo che c'è una coalizione democratica e di centrosinistra potenzialmente maggioranza".

Infine aggiunge: "Il Pd non può pensare di riassumere in sé la sinistra ed è diventato scarsamente attrattivo. Tuttavia c'è bisogno del Pd. Penso che dovrebbe fare un bilancio serio e onesto degli ultimi anni e fare anche quelle correzioni statutarie che consentano di ricostituire un partito nel senso proprio del termine. Un partito vero".

Berruto (Pd): Calenda? Grazie, ma mi fermo all'incipit...

"Cari amici del Pd, la scelta che dovete compiere...Grazie, ma mi fermo all'incipit. Perchè in queste 9 parole c'è proprio tutto Carlo Calenda". Lo scrive Mauro Berruto del Pd sui social network riferendosi alla lettera aperta che il leader di Azione ha pubblicato su Repubblica.

Fratoianni-Bonelli: senza campo largo la destra vincerà ancora

"La ricetta politica di Calenda consegnerebbe alla destra il governo del Paese e delle Regioni per lunghi anni come accaduto alle elezioni del 25 settembre". Lo scrivono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni in una lettera a Repubblica.

Il riferimento è all'appello lanciato da Calenda al Pd con le parole "Il campo largo non esiste, scegliete tra il riformismo e il populismo dei Cinque Stelle". "Il risultato elettorale del 25 settembre dimostra che una alleanza larga non avrebbe consegnato l'Italia alla destra: si vuole continuare su questa strada che è stata irresponsabile? Noi non siamo d'accordo e lavoriamo per unire e non per dividere", aggiungono.

Calenda: "Pd in mano a cinque persone, sempre gli stessi"

"Il dialogo non si chiude con nessuno, ma è un partito in mano a cinque persone che sono sempre le stesse e se la decidono tra loro. Trovano una persona che li rappresenta ma poi alla fine si alleano con chiunque pur di stare al governo, questa cosa qui li ha distrutti dentro". Così il leader di Azione, Carlo Calenda, a Radio Capital.

Calenda: "Salvini non merita il Viminale, andava in giro a baciare i prosciutti"

Del totoministri non può fregarmene di meno. Ora tocca al centrodestra trovare le persone che quel lavoro lo sanno fare. Noi faremo una opposizione costruttiva". Lo afferma Carlo Calenda di Azione a Radio Capital.

"Salvini è già stato nominato al Viminale ma non c'è mai andato: andava in giro invece a baciare prosciutti. Nella vita normale non meriterebbe di tornarci, ma merito e politica non hanno nulla a che fare tra loro", conclude.

Salvini bacia la coppa: "Se mi devono condannare, la pena voglio scontarla qui"

Bersani: basta primarie Pd, serve partito nuovo

"Deciderà il Pd un percorso. Se c'è da dare un contributo di discussione noi ci saremo, non siamo mai andati via dall'idea di una sinistra di governo. Ma è chiaro che la prima domanda nostra sarà 'alla fine del percorso c'è un partito nuovo o si montano i gazebo per scegliere il capitano?'. Questo è decisivo. Basta primarie. Il dilemma non è sciogliere o non sciogliere, è allargare, è l'esigenza di un profilo, di un collegamento con il tema del lavoro, di una forma partito adeguata. Io lo chiamo un partito nuovo". Così Pierluigi Bersani in un'intervista al Corriere della Sera, rispondendo alla domanda se il Pd vada sciolto.

(ansa)

Quanto alla domanda sui 5 stelle, se debbano stare dentro o fuori, Bersani risponde: "Hanno mostrato sensibilità su temi acuti come povertà, ambiente, diritti, sobrietà della politica. Temi utili alla definizione di un campo progressista, ma che non toccano le strutture della uguaglianza da riprogettare: diritti e dignità del lavoro, fiscalità progressiva, welfare universalistico, politiche industriali e ambientali su cui da decenni la sinistra ha il know how e che non possono essere delegate ad altri"

Zuppi: il governo scelga per bene comune e non per 'profitti' personali

"Il voto ha espresso la richiesta di affidarsi a qualcuno. Dobbiamo preoccuparci quando non ci si sente più rappresentati da nessuno, non identificandoci nella comunità in cui viviamo. Non fidarsi più di nessuno provoca rabbia. Mi auguro che coloro che avranno l'onere e l'onore di governare sappiano esserne all'altezza. Va detto che in questo periodo sarebbe difficile per chiunque". Così il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, in un'intervista a La Stampa.

Rispondendo a una domanda su Giorgia Meloni, propabile prima premier donna in Italia, Zuppi afferma di porsi nei suoi confronti "con rispetto, come per chiunque eserciti questo altissimo compito. È un momento difficile per tutti. Richiede una discussione consapevole. Anche la necessaria dialettica tra maggioranza e opposizione non può non tenere conto di questa sfida. E quindi dell'interesse nazionale, che deve prevalere sull'interesse di parte". Un'apertura di credito "come verso chiunque. Chi ha vinto le elezioni è stato indicato dalla maggioranza del Paese".

La Chiesa "eserciterà la sua influenza innanzitutto perché tutti, a cominciare dai più deboli, siano protetti, nella convinzione che solo insieme se ne esce. Avremo uno sguardo attento e severo circa le scelte del nuovo governo, che dovranno rispondere all'esigenza del bene comune e non ai 'profitti' personali o di partito. Questo è un tempo cruciale che richiede una grande concertazione per affrontare insieme le problematiche", aggiunge.

Pd: Veltroni, non pensi di sciogliersi ma cambi profondamente

È convinto che il risultato delle elezioni possa servire per una "riprogettazione dell'identità della sinistra": "Non sarà risolutiva l'ennesima testa di segretario che rotola, ma la capacità di ritrovare quella doppia dimensione, concretezza sociale e idealità, che ha costituito il meglio della storia della sinistra. Le persone si convocano sempre attorno a un sogno, non a una paura". Così, in una intervista a La Stampa, l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni commenta il risultato delle elezioni.

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"Assistiamo al paradosso per cui chi ha dimezzato i voti esulta - evidenzia - , e un partito che ha quasi il 20 per cento discute se sciogliersi Il Pd più che una sconfitta elettorale ha subito una sconfitta politica, rischia molto se non coltiva la sua identità e se non cambia profondamente". E parlando di cambiamento aggiunge: "In 14 anni il Pd ha perso circa sette milioni di voti: la prima cosa da fare non è allearsi con Conte o Calenda, ma riallearsi con quei sette milioni di elettori". Secondo Veltroni il Pd deve fare una giusta opposizione: "L'opposizione non è una gogna. Dall'opposizione si possono cambiare i Paesi, si può aspirare a governare. Governare non è un fine, è un mezzo - evidenzia -. Questa può essere una fase di rigenerazione, si faccia opposizione con le proprie idee, in Parlamento e quartiere per quartiere, e su questa base si verifichino le future alleanze possibili".

Moscovici: "Uno spreco il centrosinistra diviso, i dem rischiano estinzione"
 

Il risultato del voto italiano "è il risultato di uno spreco, perché in realtà la coalizione di destra/estrema destra non è ultra dominante. Se il Pd, i Cinque Stelle più il centro si fossero presentati insieme, avrebbero potuto vincere. Non c'è molta più differenza tra Letta, Renzi, Calenda e Conte che tra Meloni, Salvini e Berlusconi. Solo che da una parte c'è chi ha sfruttato le regole del gioco elettorale, e dall'altra chi non ne ha tenuto conto". A dirlo in un'intervista alla Repubblica è Pierre Moscovici, ex Commissario europeo agli Affari economici e oggi presidente della Corte dei Conti in Francia.

A una domanda su come, da socialdemocratico, legga la crisi del Pd, Moscovici poi risponde: "La posizione del Pd è scomoda. Enrico Letta, uomo moderato che conosco bene, poteva vincere solo nell'ipotesi di una grandecoalizione. Il problema del Pd ora è che rischia di essere dilaniato tra una parte che vuole allearsi con il centro e l'altra con la sinistra, quindi con Conte, cosa per me paradossale: avendo conosciuto Conte non l'avrei mai definito di estrema sinistra. Agli amici del Pd dico: attenzione al rischio di un'evoluzione alla francese, dove i grandi partiti del centro-sinistra e del centro-destra sono scomparsi o sono diventati marginali. Il Partito socialista ha perso gran parte del suo elettorato prima nel 2017, andato con Macron, e poi nel 2022, a beneficio di Mélenchon. Alla fine il Ps ha raccolto l'1,74% alle ultime elezioni presidenziali".

Provenzano: "Non mi candido alla direzione"
 

"Io non mi candido alla direzione". Lo dice a chiare lettere, in un'intervista a La Stampa, il vicesegretario dem, Giuseppe Provenzano, parlando del dopo elezioni. Provenzano è convinto che sia necessaria "un'opposizione in grado di creare un'alternativa". "Di fronte al governo più a destra della storia della Repubblica, non credo che sciogliere il primo partito di opposizione possa servire - sottolinea -. Dobbiamo invece discutere a fondo. Siamo stati sconfitti, ma non siamo vinti. Non c'è stata un'onda nera, la destra ha preso i suoi voti, ma attenzione, l'onda potrebbe arrivare adesso se lasciamo sguarnito il fronte dell'opposizione".

E aggiunge: "Mi preoccupa che la discussione tra di noi diventi autoreferenziale e astratta se elude questo fatto nuovo, che ha rilevanza europea e mondiale". Per Provenzano bisogna ritrovare il consenso perché "il governo senza consenso è stato il suo errore di fondo", bisogna "costruire un nuovo partito democratico. Affrontare finalmente il nodo della sua identità, sapendo che questo dipenderà dalla capacità di legare l'opposizione in Parlamento al bisogno di alternativa che crescerà nel Paese". Sul M5s spiega: "C'è una tradizione, un'ispirazione, quella della sinistra italiana, da salvare. Non possiamo regalare questo patrimonio a Conte e alle sue ambiguità", e sul Terzo polo che ha chiesto di fare una scelta: bisogna "dire chiaramente che non prendiamo ordini da Calenda e Renzi che già offrono collaborazione a Meloni. Abbiamo perso le elezioni, non la dignità"