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Governo dopo le elezioni, Tajani: "Salvini può fare ciò che vuole, poi decide il premier". Letta a iscritti Pd: "Abbiamo perso ma siamo vivi, congresso costituente in 4 fasi con primarie"

Continuano le grandi manovre per la formazione del nuovo governo a guida FdI. Il forzista Antonio Tajani avverte: "Salvini può fare ciò che vuole, poi decide il premier". Il leghista fa comunque sfoggio d'unità: "Con Giorgia e Silvio clima ottimo". Occhi puntati sull'atteso Consiglio europeo sull'energia. "Di fronte a questa crisi epocale serve una risposta immediata a livello Ue e compattezza di tutte le forze politiche", ha affermato Giorgia Meloni. "Esecutivo rassicuri mercati e Ue con un piano di protezione di 5 punti", chiede il leader di Azione Carlo Calenda. Per manifestare contro il caro bollette a Milano in mattinata si svolgerà un evento Coldiretti: previsti il presidente Cei, cardinal Zuppi, il sindaco Giuseppe Sala e Matteo Salvini. Sempre a Milano, al Pirellone, nuove fibrillazioni tra la vicepresidente Letizia Moratti e il Carroccio. La vicegovernatrice ha messo in campo una rete civica per le Regionali 2023, il leghista Fontana ne ha chiesto le dimissioni. Continua il dibattito nel Pd dopo la sconfitta elettorale. Enrico Letta invia una lettera agli iscritti: "Abbiamo perso ma siamo vivi, congresso costituente in 4 fasi con primarie". Duro intervento della ex presidente dem Rosy Bindi: "Pd si sciolga e ci risparmi il congresso, è accanimento terapeutico".  A Bologna rivolta dem contro la sardina Santori: "Ci sputa addosso, ora basta". Non si arrestano le critiche contro la giornalista palestinese Rula Jebreal che con un tweet aveva accostato Girogia Meloni alla vicenda del padre che, secondo la stampa spagnola, sarebbe stato condannato per narcotraffico. Anche Calenda con FdI chiede di cancellare il tweet: "Rula, questa è una bassezza"

Letta a iscritti Pd: "Abbiamo perso ma siamo vivi, congresso costituente in 4 fasi con primarie"

Lettera di Enrico Letta agli iscritti e alle iscritte sul Congresso Costituente del Nuovo PD. "Apertura, opposizione, nuova vita.”

Carissime e carissimi,

sono passati pochi giorni dal voto che ha sconvolto gli equilibri politici italiani ed europei e sento la necessità di rivolgermi a ciascuno di voi per ringraziarvi dello straordinario impegno profuso in questa durissima campagna elettorale.

Abbiamo perso. Ne usciamo con un risultato insufficiente, ma ne usciamo vivi. E sulle nostre spalle c'è oggi la  responsabilità di organizzare  un’opposizione seria alla destra.

Abbiamo il tempo e abbiamo la forza morale, intellettuale e politica per rimetterci in piedi. Le basi per ripartire ci sono. Pur avendo  subito la concorrenza di chi ci ha preso di mira con inusitata asprezza, con il dichiarato obiettivo di mettere in discussione la nostra stessa esistenza in vita, siamo il secondo partito italiano, la forza guida dell’opposizione e uno tra i maggiori partiti riformisti e progressisti europei. E ciò in un contesto nel quale tutte le forze politiche principali, tranne FdI, hanno perso molti o moltissimi consensi rispetto alle precedenti elezioni politiche. Oppure ottenuto risultati molto inferiori rispetto ai proclami.

  L'esito di queste elezioni è stato segnato dall’impossibilità – non torno qui sulle responsabilità – di presentarci con un quadro vasto di alleanze. La legge elettorale, profondamente sbagliata e che abbiamo provato invano a cambiare, favorisce chi le realizza. La destra, pur con tutte le sue divisioni, si è coalizzata e ha prevalso nella stragrande maggioranza dei collegi uninominali, ottenendo così la maggioranza dei seggi in Parlamento. Ad essa non corrisponde una maggioranza nel Paese: ciò accresce il nostro dovere di organizzare una opposizione dura e intransigente sui valori e sulle politiche, sempre nell’interesse generale dell’Italia e delle istituzioni repubblicane.

Allo stesso tempo, in questa campagna scandita da insidie e veleni, si sono manifestati evidenti i limiti della nostra proposta ed è emersa una mancanza molto grave di capacità espansiva nella società italiana. Sono limiti che ci obbligano a un confronto serissimo e sincero tra di noi.  

Perché il Pd, per sua stessa natura, deve essere un partito espansivo e largo. Se manca questa aspirazione entra in crisi la sua ragione d’essere. Per questo dobbiamo essere pronti a rimettere tutto in discussione. Ora possiamo farlo, dopo potrebbe essere troppo tardi.

Fermarsi a enunciare le tante, pur legittime, ragioni consolatorie per un risultato che comunque ci assegna il ruolo di guida dell’alternativa sarebbe sbagliato. Non è questo l’atteggiamento col quale ho voluto interpretare il mio compito di guida del PD. E non sarà questo il modo con cui vivrò questa fase.

Quel che vi propongo è di accettare di entrare in profondità nei problemi per risolvere i nodi che ci bloccano e poi, a partire da questo sforzo genuino e determinato, di scegliere insieme la nuova leadership e il nuovo gruppo dirigente.

Abbiamo bisogno di un vero Congresso Costituente. Per questo vi chiedo di partecipare con passione e impegno, accanto ad altri che spero vorranno raggiungerci per fare insieme un percorso che, come proporrò alla Direzione convocata per la prossima settimana, dovrebbe essere articolato in quattro fasi.

La prima sarà quella della “chiamata”. Durerà alcune settimane perché chi vuole partecipare a questa missione costituente, che parte dall’esperienza della lista “Italia Democratica e Progressista”, possa iscriversi ed essere  protagonista in tutto e per tutto.

La seconda fase sarà quella dei “nodi”. Consentirà ai partecipanti di confrontarsi su tutte le principali questioni da risolvere. Quando dico tutte, intendo proprio tutte: l'identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l'organizzazione. E quando parlo di dibattito profondo e aperto, mi riferisco al lavoro nei circoli, ma anche a percorsi di partecipazione sperimentati con successo con le Agorà Democratiche.

La terza fase sarà quella del “confronto” sulle candidature emerse tra i partecipanti al percorso costituente. Un confronto e una selezione per arrivare a due candidature tra tutte, da sottoporre poi al giudizio degli elettori.

Infine, la quarta fase, quella delle “primarie”. Saranno i cittadini a indicare e legittimare la nuova leadership attraverso il voto.

Tutto può svolgersi a regole vigenti. E quindi può iniziare rapidamente. È un percorso aperto che può e deve coinvolgere, oltreché i nostri mondi di riferimento, anche il paese intero, dimostrando a tutti la forza e l'utilità di un partito-comunità, contrapposto ai tanti partiti personali che abitano oggi la nostra scena politica.

Infine, è un percorso che concilia l'urgenza di affrontare i nostri problemi con la indispensabile rigenerazione del gruppo dirigente. Contenuti forti e volti nuovi sono entrambi necessari. Gli uni senza gli altri rischiano di trasformare il Congresso in un casting e in una messa in scena staccata dalla realtà e lontana dalle persone. Se non li bilanciamo con attenzione, ci trasformiamo definitivamente nelle maschere pirandelliane che evocai nel mio ormai lontano discorso del 14 marzo 2021.

So che vogliamo tutti evitare questo epilogo. So che vogliamo tutti arrivare presto a un nuovo PD e a una nuova leadership.

Se ci muoviamo insieme in questa direzione, con coraggio e tempismo, dimostreremo di essere capaci di tornare in sintonia con le attese del Paese.

Vi chiedo di credere in questo progetto e di esserne protagonisti attivi seguendo le indicazioni che usciranno dal dibattito della Direzione convocata per giovedì 6 ottobre.

Vi chiedo soprattutto di avere fiducia nel “noi collettivo” che è molto meglio della somma dei tanti io. Questa è la grande forza del Partito Democratico. Questa è la nostra missione.

Calenda: "Dalla Jebreal una bassezza, padre Meloni non c'entra con lei"

"Rula questa è una bassezza. Non si fa politica così e tanto meno giornalismo. Quello che ha fatto il padre della Meloni non c'entra nulla con lei. Cancella questo tweet che tra l'altro ha l'unico effetto di portare ancora più gente a sostenere Fdi". Lo scrive su Twitter Carlo Calenda replicando al post di Rula Jebreal sulla vicenda del padre di Giorgia Meloni.

Lombardia, Pd: Moratti certifica liti centrodestra per il poter

Lo scontro fra la Lega, con il governatore Attilio Fontana e Letizia Moratti per chi sarà il candidato presidente alle prossime elezioni è "solo l'ultimo episodio della lunga lotta per la conquista del potere da parte dei partiti della coalizione di centrodestra", secondo il segretario lombardo del Pd Vinicio Peluffo.
"Dopo il voto di domenica si va delineando sempre più la spaccatura profonda che divide il centrodestra lombardo. La battaglia politica interna al centrodestra che vede contrapposte la Moratti e la Lega, con la sopravvivenza stessa di Fontana e della leadership di Salvini - ha osservato - , non ha nulla di nobile. Le dichiarazioni della Moratti, che peraltro certificano quello che abbiamo sempre detto, ovvero la conclamata incapacità della Giunta Fontana di gestire la pandemia, è solo l'ultimo episodio".

E' "evidente che il centrodestra - ha aggiunto l'esponente dem - è ormai un campo governato esclusivamente dalle liti e dalle ambizioni personali, da una rincorsa a chi decide. E' una coalizione strutturata sulla spartizione delle poltrone e del potere, che oggi vede al tavolo anche Fratelli d'Italia. La Lombardia dopo tanti anni ha davvero bisogno di un cambio di amministrazione". E per questo "il PD è pronto già da oggi, con tutti quanti credono in questo cambiamento, nella costruzione di una proposta credibile per il futuro di questa regione".

Salvini, con Giorgia e Silvio clima ottimo, determinati
 

"Sento o vedo tutti i giorni gli amici Giorgia e Silvio: il clima è ottimo, abbiamo la determinazione necessaria per affrontare le emergenze del Paese a partire dal caro bollette. La sinistra e i suoi giornali si rassegnino: il centrodestra ha vinto le elezioni e in tempi velocissimi nascerà un esecutivo all'altezza delle aspettative degli elettori che porterà anni di buon governo. La Lega ha le idee chiare su cosa fare e sulla futura squadra, donne e uomini che daranno il massimo". Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.

(ansa)

A Bologna rivolta dem contro Santori: "Ci sputa addosso, ora basta"

L'ennesimo affondo di Mattia Santori sul Pd manda su tutte le furie i dem bolognesi. Ad uscire allo scoperto è il vicesegretario della federazione, Matteo Meogrossi, raccogliendo diversi consensi su facebook con un duro commento all'intervista rilasciata oggi al 'Resto del Carlino' dal fondatore delle Sardine, ora consigliere comunale del gruppo Pd e delegato del sindaco Matteo Lepore.

Santori, che in passato aveva bollato come "tossico" il marchio Pd, ora definisce "gravemente malato" il partito guidato dal segretario uscente Enrico Letta. Per Meogrossi la misura è colma. "Un giorno tossici. Oggi malati. Un partito dal quale secondo Santori devono uscire alcune persone altrimenti lui non si iscrive e un'altra serie di teorie interessanti. Ma dire basta a chi eletto con il Pd passa il suo tempo a sputare addosso al Pd no?", scrive il vice della segretaria Federica Mazzoni, stretto collaboratore di Andrea De Maria nella campagna elettorale che lo ha confermato parlamentare. "Più che altro - aggiunge Meogrossi - lo dobbiamo a quelle migliaia di militanti, volontari e volontarie che si fanno in quattro per questo partito da sempre, senza chiedere nulla".

Posizione, quella di Meogrossi, che non sembra isolata, visto che il post riceve i 'like' di diversi dirigenti e amministratori del Pd bolognese. Ma tra i commenti c'è anche quello del sindaco di Molinella, Dario Mantovani, che rappresenta la minoranza locale avendo corso per la segreteria contro Mazzoni: "Ben svegliati. Per non mandare in consiglio comunale questa roba qui, bastava non candidarla però".

Tajani: Salvini può fare ciò che vuole, poi deciderà il premier

 "La sinistra cerca di seminare zizzania sulle nomine dei ministri. Hanno perso le elezioni e ovviamente cercano di screditare chi ha vinto. Salvini? per quanto ci riguarda Salvini può fare quello che preferisce, poi deciderà il futuro presidente del Consiglio". Così il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ospite a 'The breakfast club' su Radio Capital.

"Io ministro? non è obbligatorio diventare ministro, se sarò utile Berlusconi deciderà cosa dovrò fare altrimenti per me è già un onore essere parlamentare. Biden preoccupato per l'Italia? l'Italia è un paese democratico e i cittadini scelgono liberamente a chi affidare la maggioranza in parlamento. Non capisco la preoccupazione, l'Italia ha sempre dimostrato di essere un paese libero e democratico. Siamo una garanzia di europeismo e serietà. Ci dicono che il governo durerà poco? È una previsione un pò iettatoria, all'Italia interessa la stabilità. Qualche iettatore c'è sempre".

Patuanelli: con abolizione Reddito di cittadinanza molti sotto la soglia di povertà

Fratelli d'Italia "aveva annunciato" di voler abolire il reddito di cittadinanza e il Superbonus: ma senza il reddito, "una parte ampia del Paese scivolerà sotto soglia di povertà". Così alla Stampa Stefano Patuanelli, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e capodelegazione nel governo Draghi del Movimento 5 stelle. La possibilità che Giorgia Meloni lasci alle opposizioni la presidenza della Camera, per Patuanelli, non aiuterà la pacificazione: "Ho l'impressione che voglia solo tenere buone le opposizioni, in vista di riforme costituzionali che temo vorranno fare. Il centrodestra ha fatto promesse importanti e irrealizzabili in campagna elettorale, ora sono maggioranza: inizino a pedalare senza trucchi. Noi non faremo sconti".

Per come stanno oggi le cose, "non vedo alcun percorso comune con il Pd, nemmeno all'opposizione - sottolinea -. Quello che ha combinato Letta è troppo grave: ha provato a distruggerci, alleandosi con le nostre scissioni interne e con praticamente tutto l'arco parlamentare. Per ricostruire il fronte con il Pd deve cambiare tutto". Patuanelli non vede "un campo progressista, ma un solo partito che ha parlato al mondo progressista, il Movimento 5 stelle. E Conte ne è il leader". Il campo "si può allargare ad altre forze" ma il Pd "ha preteso sempre di avere l'egemonia, anche dei rapporti interni a questo campo. Deve capire che non è più così. Se aderisce alla nostra proposta per il Paese, bene, anche se oggi non nutro grandi speranze in questo senso".

Bonino: strappo Azione ha favorito centrodestra

Emma Bonino è entrata in Parlamento nel 1976 e "non avevo mai visto nulla di simile in precedenza. Non ricordo casi così eclatanti". Così Emma Bonino commentando gli errori del Viminale sull'attribuzione dei seggi.

(ansa)
"Vediamo che succede adesso - aggiunge -. Non dobbiamo dimenticare che per legge non è il Viminale che attribuisce i seggi, questa è una responsabilità in capo alle Corti d'Appello e alla Cassazione". Nel suo collegio a Roma "la candidata di centrodestra Lavinia Mennuni ha vinto grazie al fatto che Calenda ha rotto il patto con il Pd ed è andato come polo autonomo alle elezioni. E il mio non è un caso isolato". Il leader di Azione "aveva sottoscritto un accordo poi disdetto dopo pochi giorni. Se fosse rimasto fedele a quell'accordo la maggioranza di destra al Senato sarebbe stata in forse e comunque risicatissima".  Lo dicono "le analisi dei flussi elettorali che dimostrano che quello di Azione è stato un voto progressista".

Stando ai dati ufficiosi del Viminale "la soglia raggiunta da +Europa al Senato - dove io sono candidata - è del 2,94%. Vuol dire che all'appello (per entrare in Parlamento) mancherebbero circa 16 mila schede. Un'inezia". Ora "aspettiamo i conteggi ufficiali delle Corti d'Appello. Poi ci sono centinaia di migliaia di schede nulle", si parlava "di oltre 800 mila".

Bindi: "Congresso è accanimento terapeutico, Pd va sciolto"

Per risanare il Pd e farne il motore di un'alleanza progressista occorre "essere tutti pronti a mettersi a disposizione, fino allo scioglimento dell'esistente, per costruire un campo progressista coinvolgendo quelle realtà sociali che già interpretano il cambiamento e non trovano rappresentanza politica". Così alla Stampa l'ex presidente dem, Rosy Bindi, che puntando alla rifondazione, non esclude lo scioglimento del partito. Ci sta pensando? "Sì - risponde - e ci risparmi la resa dei conti interna, perché la ritualità del congresso è ormai accanimento terapeutico".

C'è già chi si è fatto avanti per la segretaria... "Ci evitino questo spettacolo. Quando Letta divenne segretario, mi permisi di dargli un consiglio: il Pd sostenga con lealtà il governo Draghi, ma non si dica al Paese che questo è il nostro governo. Il Pd non doveva identificarsi con l'agenda Draghi, ammesso che sia mai esistita, perché si trattava di un governo di larghe intese. Bisognava garantire lealtà, sì, ma guardando al futuro. Come sulla guerra: non doveva esserci nessun dubbio da che parte stare, ma come starci forse sì, per esempio rivendicando l'autonomia dell'Europa nell'Alleanza atlantica.
Se ti appiattisci sul governo Draghi, è naturale che non puoi fare alleanze con chi lo fa cadere".

"Errori ne sono stati fatti un pò da tutti, ma forse il partito principale ha qualche responsabilità in più. Dopodiché è vero anche che Conte e il M5s non erano portati a fare un accordo, perché troppo interessati alle sorti del proprio partito".

Calenda: "Esecutivo rassicuri mercati e Ue. Piano del protezione del Paese in cinque punti"

La campagna elettorale è finita, "ora occupiamoci dello tsunami che sta arrivando. I tassi stanno schizzando in alto, i costi dell'energia rimarranno alti per molto tempo e richiederanno interventi in deficit. L'inflazione sta colpendo i salari e le pensioni e dal prossimo anno saremo in recessione. Abbiamo davanti la congiuntura peggiore dal dopoguerra".  Così il leader di Azione Carlo Calenda al Corriere, parlando delle elezioni e delle prospettive del futuro governo.

"Se fosse al posto di Giorgia Meloni, Calenda farebbe "un piano di protezione del Paese in cinque punti", partendo da "rassicurare i mercati cancellando le promesse folli di Salvini e Berlusconi sulle pensioni, sulla flat tax e sul raddoppio del reddito di cittadinanza". Per l'ex ministro "dobbiamo chiarire subito all'Ue che andremo avanti con le riforme, senza rinegoziazioni. Bisogna intervenire sulle bollette, disaccoppiando rinnovabili e gas, realizzando subito il rigassificatore di Piombino e le altre opere strategiche. Poi salario minimo a 9 euro, formazione e collocamento dei percettori del reddito e dare la possibilità di pagare una mensilità in più ai lavoratori, detassata e recuperata al 50% con credito d'imposta". Su questi punti "siamo disposti a dialogare con il governo".

Calenda assicura inoltre che lui e Renzi non andrebbero in soccorso di un governo Meloni, in caso di bisogno: "Salvini farà campagna elettorale dentro il governo contro Meloni. E Berlusconi farà il putiniano di complemento. Sarà un esecutivo fragile e conflittuale".  Mentre il Pd "è destinato all'abbraccio col M5S. Ci saranno tre poli in Italia. La destra sovranista, la sinistra populista e noi, il centro, che daremo rappresentanza ai liberali, ai riformisti e ai popolari".

Azione farà "una federazione con Italia viva e apriremo un processo costituente per arrivare a un partito unico entro le Europee. A +Europa e a Cottarelli dico: "Venite subito a lavorare con noi".

Delrio (Pd): "Viviamo l'opposizione come ha fatto Giorgia Meloni"

Torna a parlare l'ex ministro ed ex capogruppo Pd Graziano Delrio, intervistato da Avvenire. "Dobbiamo farci compenetrare dalla società, come accaduto in alcuni territori, come fanno i nostri sindaci, i nostri governatori, che riescono a essere interpreti delle angosce e delle speranze. La parola 'vicinanza', come dice il Papa, e la parola 'attenzione' sono le cose che ci vogliono insieme ad un forte sistema di valori. Bisogna fare una riflessione seria e profonda ma non buttare via il cammino del Partito democratico, non tormentarsi sulle alleanze, né sul nome più adatto a guidarlo in questo momento. Siamo il secondo partito del Paese quindi c'è un patrimonio da cui ripartire. Non possiamo tradire quelli che hanno avuto fiducia in noi e che sperano nel rilancio del partito".

Per Calenda il governo avrà sei mesi di vita; per Delrio? "Sarebbe un disastro, perché vorrebbe dire che il Paese si sta avvitando in una crisi economica e sociale enorme e io non tifo mai per il male del mio Paese. Spero che dimostrino di saper governare e gli italiani giudicheranno se sono stati o meno in grado di risolvere i problemi, mantenendo le loro promesse, dai mille euro alla flat tax a tutto il resto". E sulle alleanze coi 5 Stelle: "Intanto dobbiamo riappropriarci dei nostri principi e dei nostri valori: un Paese più giusto con la parità uomo/donna e l'ascensore sociale per i giovani, per esempio. Quello che ha fatto Meloni in questi cinque anni è stato semplicissimo: ha fatto l'opposizione perfino ai suoi alleati, prima alla Lega, poi anche a FI, e ha fatto la sua strada. Il metodo deve essere per noi lo stesso, dobbiamo vivere l'opposizione come la rigenerazione della nostra proposta".