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Il complicato viaggio di Blinken in Medio Oriente

Non è un viaggio facile quello di Tony Blinken in Medio Oriente. Il segretario di Stato americano si è recato innanzitutto in Egitto, incontrandone il presidente Abdel Fattah al-Sisi e il ministro degli Esteri Sameh Shoukry. Nel corso dei colloqui, il capo del Dipartimento di Stato Usa ha affrontato vari dossier: dai diritti umani in Egitto alla situazione in Sudan, passando per la stabilizzazione della Libia e il conflitto israeliano-palestinese.

D’altronde, è proprio quest’ultimo il perno attorno a cui verte l’intero tour mediorientale di Blinken che ieri ha lasciato Il Cairo per dirigersi in Israele. Qui, il segretario di Stato ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu, i cui rapporti con l’amministrazione Biden non sono particolarmente idilliaci. La Casa Bianca non vede di buon occhio l’attuale governo israeliano, collocato su posizioni nettamente conservatrici. Inoltre, è tornato ad emergere il nodo iraniano.

E infatti, come notato dal Times of Israel, l’incontro tra i due ha fatto emergere delle divergenze. Se Blinken ha insistito sulla questione dei valori democratici, Netanyahu ha invece sottolineato con forza la minaccia posta da Teheran nei confronti di Israele. Ricordiamo d’altronde che Gerusalemme teme significativamente il rilancio del controverso accordo sul nucleare iraniano: un rilancio che è stato finora promosso dalla stessa amministrazione Biden in segno di discontinuità rispetto a Donald Trump. E’ bene inoltre sottolineare che preoccupazioni su quell'intesa fossero state di fatto espresse anche dal precedente governo israeliano, guidato dall’allora premier di centrosinistra, Yair Lapid. Segno dunque che il nodo è strutturale, andando al di là delle divisioni politiche sul piano ideologico.

Il punto vero è che, rispetto a Trump, Biden ha perso notevolmente influenza sul Medio Oriente: i rapporti con lo Stato ebraico sono peggiorati, l’Arabia saudita si sta avvicinando sempre più alla Russia, mentre il tentativo di rilancio dell’accordo sul nucleare iraniano non ha impedito a Teheran di consolidare i propri rapporti con Mosca e di attuare durissime repressioni a livello interno. Il problema è che questa situazione è anche frutto di scelte politiche, attuate da Joe Biden prevalentemente in considerazione di dinamiche legate alla politica interna americana. Parte consistente della sinistra statunitense non ama Riad e Netanyahu, mentre l’attuale Casa Bianca ha deciso di provare a rilanciare l’intesa sul nucleare iraniano principalmente per sconfessare l’eredità di Trump.

Non è ciononostante escludibile che possa presto registrarsi una maggiore convergenza tra Gerusalemme e Washington sul dossier ucraino. Ricordiamo d’altronde che l’Iran sta fornendo droni militari alla Russia. Inoltre, il Jerusalem Post ha riferito che “la Russia è sembrata lanciare una velata minaccia contro Israele e gli Stati Uniti lunedì quando ha condannato un attacco a un deposito di armi iraniano”. Sempre ieri, il ministro degli Esteri israeliano, Il ministro degli Esteri Eli Cohen, ha detto a Blinken di voler recarsi a Kiev nel prossimo futuro.