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"Il futuro della viticoltura? I vitigni resistenti", l'enologo Nicola Biasi: "Con le vigne di Coredo abbattiamo le emissioni e 'diamo vita' a vini di alta qualità"

COREDO. Scommettere su vitigni sui quali nessuno, fino a qualche tempo fa, avrebbe scommesso. È stata questa la scelta di Nicola Biasi, che nel 2012 iniziava il suo viaggio accanto a (e alla scoperta di) viti davvero speciali, che 'oggi' affondano radici a Coredo, in val di Non. "Tutto è partito dalla volontà di produrre vini di qualità prestando particolare attenzione alla sostenibilità - anticipa Biasi a Il Dolomiti -. Grazie a studio e anni d'impegno, siamo riusciti a dimostrare che la risposta risiede nei vitigni resistenti".

Resistenti alle malattie e perciò 'coltivabili' senza l'impiego di particolari trattamenti o antiparassitari, i vitigni resistenti hanno preso piede in val di Non da oltre 10 anni grazie alla lungimiranza di un giovane produttore di origine friulana: "Abbattono in maniera importante l'impronta di carbonio, il cui valore scende quasi fino al -40% rispetto alla gestione di vitigni 'normali' che comporta inquinamento e un importante dispendio d'acqua", rivela Biasi.

"Fino a qualche tempo fa, sui vitigni resistenti non ci avrebbe 'scommesso' nessuno - prosegue -. In molti avevano provato a coltivarli ma il risultato 'al bicchiere' non era mai stato soddisfacente, arrivando a stabilire, incappando in errore, che la colpa fosse del vitigno. In realtà, mancavano semplicemente studi che spiegassero come vinificare al meglio queste uve, da cogliere al momento giusto - fa notare l'enologo friulano -. Noi, invece, abbiamo voluto dimostrare che da straordinari vitigni come quelli 'resistenti' possono nascere vini di altissima qualità".

Si chiama "Vin de la Neu", il risultato del lavoro di Biasi e del suo team in Trentino, a quota 1000 metri. Un prodotto "di elevata qualità, tanto che lo scorso anno, con l'annata 2020, abbiamo vinto differenti premi", a partire dai prestigiosi Tre bicchieri del Gambero rosso. Si tratta di un vino (da uve Johanniter) prodotto in val di Non, nella vigna di Coredo che 'mette al mondo' uva bianca pronta per essere pigiata e per dare vita "un vino prezioso, assolutamente identitario, vibrante come mai", avevano dichiarato gli stessi curatori del Gambero rosso nel 2022. 

Rompere gli schemi e dimostrare che si possono fare grandi vini anche in territori meno conosciuti, ma non per questo meno vocati. Così è partito il viaggio di Biasi che, sempre più convinto della propria (vincente) scelta, nel 2021 ha provveduto a fare un passo ulteriore: "Abbiamo deciso, insieme ad altri 5 produttori di creare una rete d'impresa, dimostrando che qualità e sostenibilità possono andare di pari passo in viticoltura (ed essere entrambe, al contempo, presenti ndr) - sottolinea Biasi - anche se spesso non è così".

Nel 2022 si sono aggiunte altre due aziende "e quest'anno si uniranno a noi anche una piemontese e una marchigiana - aggiunge l'enologo -. Dopo aver creato la rete d'impresa, abbiamo deciso di metterci subito all'opera con uno studio scientifico condotto fra i vigneti di "Albafiorita" (a Latisana) che ha palesato che la gestione dei vitigni resistenti produce il 37,98% di CO2 in meno rispetto a quella dei vitigni tradizionali".

L'indagine, condotta lo scorso anno in provincia di Udine, ha tenuto in considerazione tutti gli aspetti globali della produzione, dal vigneto alla commercializzazione, mettendo in luce l’importanza delle scelte imprenditoriali sul tema dell’impatto ambientale. I dati rilevati partono dal cosiddetto 'packaging' alla chiusura, passando per la tipologia di bottiglia utilizzata, fino ad arrivare a ciò che pare davvero fare la differenza: "L’utilizzo di vitigni resistenti".

"Sebbene oggi siamo riusciti a dimostrare che il risultato 'al bicchiere' sia ottimo, le nostre ricerche e prove in cantina non si esauriscono - conclude Biasi entusiasta -. La volontà è ora quella di continuare a studiare nuovi modi per ridurre l'impatto sull'ambiente, diminuendo ad esempio al minimo l'uso del freddo durante la fermentazione, abbattendo così non soltanto i costi energetici ma anche l'inquinamento".

"Altri progetti per il futuro? Acquisterò, insieme alla mia collaboratrice Martina Casagrande, un vigneto in Mosella (regione vinicola in Germania ndr), introducendo una nuova azienda nella rete dei "Resistenti", rendendola a tutti gli effetti internazionale".