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Il racconto: "Rovinato da un'operazione sbagliata, ora mi vergogno ad avere una compagna e di andare al mare"

"Sarei voluto andare a Milano a farmi operare, ma quel medico ha insistito per svolgere lui l'intervento, dicendo che era un'operazione semplice e che anzi in Lombardia avrebbero causato danni. Alla fine mi sono fidato, ma ha sbagliato completamente l'operazione: mi ha fatto un danno che porterò per tutta la vita. Adesso sono costretto a girare sempre con il sacchetto per la raccolta delle feci". A parlare è un residente nella provincia di Arezzo, oggi 60enne, che 6 anni fa è stato ricoverato per un tumore, un adenocarcinoma del retto perforato, all'Ospedale Santa Margherita La Fratta di Cortona. L'intervento non andò bene: "Anche l'Inps mi ha riconosciuto l'invalidità, un danno serio" prosegue nel racconto il paziente che dopo essere uscito dall'ospedale decise di fare chiarezza su quanto accaduto.

Grazie all'assistenza dell'avvocato Matteo Forconi, venne effettuata una perizia, analizzando la documentazione ospedaliera. "Gli sbagli furono evidenti - dice il 60enne - dopo l'operazione ho rischiato anche di andare in setticemia, perché il medico non mi aveva pulito. Due giorni dopo mi ha dovuto rioperare d'urgenza ma la doppia anestesia ravvicinata mi ha portato un blocco polmonare e ho fatto 10 giorni in terapia intensiva". Oltre all'insufficienza respiratoria, emerse anche la rottura della ferita chirurgica e la sepsi. "Per diversi mesi dopo quell'errore ho dovuto portare un sacchetto ulteriore, legato alla caviglia", prosegue l'uomo che si è poi rivolto a un altro chirurgo che ha eseguito un'operazione definitiva di rimozione.

In seguito alla perizia è scattata la causa contro l'Asl Sud Est. La vittima ha chiesto un risarcimento di circa 300 mila euro, considerando non solo i danni biologici ma anche le sofferenze e le conseguenze sulla vita quotidiana. L'Azienda ha contestato la ricostruzione, sottolineando la complessità della patologia e il rispetto delle modalità d'intervento. I consulenti d'ufficio hanno riconosciuto che la tecnica scelta (la Hartmann) fosse quella corretta, ma hanno evidenziato responsabilità nell'esecuzione. E così adesso il tribunale di Arezzo, tenendo conto del grado d'invalidità causata (10 punti sopra quello che il paziente avrebbe potuto subire anche se l'intervento fosse stato eseguito a regola d'arte) ha disposto un risarcimento da oltre 115 mila euro. Poi maggiorato di un altro 15% tenendo conto che "l'errore tecnico - si legge nella sentenza - ha inciso più significativamente nella sua sfera di vita personale e relazionale".

Alla fine, con l'aiuto dell'avvocato, il 60enne ha ricevuto la cifra complessiva di oltre 155 mila euro per i danni subiti, più le spese legali per un totale di circa 200 mila euro. "Sono un ottimista e ora posso dire di stare bene, però ho molti problemi, soprattutto dal punto di vista psicologico. Dal 2016 non sono più andato al mare. Mi vergogno e non è facile, soprattutto quando non si ha una persona fissa vicina e si va alla ricerca di una compagna".