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Il sindaco Gualtieri: "Roma non farà la fine del film di Virzì. Via al maxi piano anti siccità"

"Non ci sarà una Roma quella raccontata da Paolo Virzì". In tempi di siccità reale, che già colpisce ampie aree del Paese, il sindaco della Capitale evoca la versione cinematografica ricostruita dal regista toscano: il Tevere ridotto a un canyon arido e i romani in fila con le taniche davanti alle autobotti. "Non avremo estati senz'acqua a Roma", ribadisce Roberto Gualtieri. "E questo grazie a un Piano Acqua da quasi due miliardi di euro. Oltre agli investimenti realizzati negli ultimi anni che hanno già consentito di ridurre le perdite dei nostri acquedotti: ora sono al 27%, dunque inferiori alla media nazionale che è del 42. Ma siamo consapevoli che non basta, la sfida dei cambiamenti climatici ci impone di essere ancora più ambiziosi, ed è per questo anche abbiamo varato il Piano Acqua".

Sindaco Gualtieri, cosa prevede il Piano che dovrà mettere Roma al riparo da future crisi idriche?

"Cinque obiettivi strategici: ridurre ulteriormente le perdite della rete idrica, mettere in sicurezza gli approvvigionamenti, ridurre il rischio idrogeologico, completare le fognature (perché ci sono ancora zone della Capitale che non ne hanno), incentivare il riuso dell'acqua depurata".

Il denaro necessario a tutto questo? E chi lo gestirà?

"Già oggi abbiamo un miliardo e 850 milioni di euro di investimenti sull'acqua, sono risorse che arrivano dal  Pnrr. Non mi spingo a dire che sia il più grande investimento sull'acqua dal tempo degli Antichi Romani, ma certamente lo è in epoca recente. Nel piano ha un ruolo fondamentale Acea, insieme a Roma Capitale".

Come saranno spesi questi quasi due miliardi dedicati all'acqua di Roma?

"L'investimento principale sarà dedicato al potenziamento dell'acquedotto di Peschiera, che fornisce il 70% dell'acqua a Roma. Un'opera che metterà in sicurezza stabilente la Capitale dal punto di vista dell'approvvigionamento idrico. E non per qualche anno, ma per i decenni a venire. Il progetto vale 1,2 miliardi, di cui 700 milioni coperti da risorse pubbliche stanziate nella Legge di Stabilità del 2023. Prevede la realizzazione di un nuovo acquedotto della lunghezza complessiva di 27 chilometri progettato per garantire elevati standard antisismici e facilitarne la manutenzione. Non si preleverà più acqua, ma l'approvvigionamento per la Capitale sarà più sicuro".

A Roma "l'acqua del sindaco" è ancora buona come si diceva un tempo?

"E' di altissima qualità e quella della sorgente di Peschiera è particolarmente pura. E poi ci sono controlli continui: solo nel 2022 sono stati state eseguite 365mila analisi".

E non è un paradosso che un'acqua così pura e controllata, oltre a essere bevuta, sia usata a Roma anche per irrigare campi e giardini, lavare strade, spegnere incendi, mentre l'acqua che esce dai depuratori (il 93% del totale) finisce per essere ributtata nel Tevere?

"Lo è. Quest'acqua depurata potrà rivelarsi utilissima anche per attività future come gli impianti previsti dal nostro Piano Rifiuti. Per riutilizzarla c'è bisogno però di investimenti sulle reti e di una modifica normativa. Nei prossimi giorni al governo e al Commissario che verrà nominato chiederò esattamente questo".

Nel 2018 fu annunciato un potabilizzatore a Grotta Rossa che avrebbe reimmesso nella rete domestica l'acqua depurata. E' entrato in funzione? C'è qualcuno a Roma che beve "acqua riciclata"?
"Acea lo ha realizzato, ma ha una funzione di riserva, entra in azione in situazioni di emergenza. In condizioni normali opera per fornire l'acqua per l'innaffiamento".

A proposito di Acea: la società è finita al centro delle polemiche per le accuse rivolte da alcune dipendenti all'ad Palermo. Lei come commenta l'accaduto?

"Ho seguito con grande attenzione questa vicenda, penso che la società abbia gestito con correttezza le segnalazioni anonime arrivate, sia in Cda che negli organi di garanzia interni. Inoltre ho molto apprezzato il recente accordo con i sindacati che si propone di assicurare stabilità e tutele avanzate alle lavoratrici e ai lavoratori, anche internalizzando funzioni oggi gestite in appalto".

Che relazione c'è tra il Piano acqua e l'Ufficio clima che ha istituito quando si è insediato in Campidoglio?

"L'adattamento ai cambiamenti climatici è la vera grande sfida che abbiamo di fronte per il territorio di Roma. Nel caso dell'acqua, la sfida non è più come nei secoli scorsi, quella di realizzare reti fognarie per espellere i liquami rapidamente dalla città, ma piuttosto di indirizzare le acque e di conservarle in bacini, invasi e cisterne per averle a disposizione nei periodi di siccità. Stiamo già lavorando a progetti che vanno in questa direzione".

Lei beve l'acqua del sindaco?

"Assolutamente sì. Sempre quella di rubinetto".