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Il testimone agrodolce di Draghi per agevolare il suo successore nel lavoro non facile che lo aspetta

La notizia è ufficiale: la commissaria Von der Leyen ha comunicato al governo in modo formale che l’Italia a breve e comunque entro la fine dell’anno riceverà ulteriori 21 miliardi di euro in conto del maggior credito concesso a essa dalla Eu. Gli stessi andranno a finanziare il Pnrr, a valere sul Ngeu. Non è superfluo aver accennato che il Paese è destinatario di altra finanza per lo stesso motivo, tant’è che il governo ancora, seppure per poco, in carica sta lavorando alacremente alla predisposizione di quanto occorre per legittimare il Paese a ricevere un’ ulteriore tranche di 19 miliardi. In definitiva Il Premier Draghi intende passare a chi sta per succedergli un testimone agrodolce, per agevolargli, chiunque egli sarà, il lavoro non facile che lo aspetta. Intanto è bene osservare che, in silenzio, sta prendendo forma un modo irrituale di gestazione di quello che sarà il prossimo organo che dovrà condurre il Paese, nonché del suo capo. Quest’ultimo o ultima, come sembra più probabile, già si affanna a farsi largo, cercando di legittimarsi a prendere in mano il timone della nave Italia, precedendo l’eventuale assegnazione di un incarico formale. Di conseguenza si sta comportando come un’entità ombra. In sostanza molti componenti della parte politica che ha ottenuto il miglior risultato dalla consultazione elettorale, si stanno comportando come se ricoprissero già ruoli di governo. Escono così fuori dichiarazioni a dir poco inquietanti, del tipo che tra le priorità del nuovo governo dovrà esserci la modifica della Costituzione in senso sovranistico, con l’intento di contenere l’ ingerenza della EU nei fatti del Paese. Non c’è bisogno di altro commento se non quello che l’Italia sta per assistere al tentativo di girare completamente la testa ai cavalli che trainano il suo carro. Nel contado l’espressione è usata per indicare un inversione a U o il capovolgimento di una qualsiasi situazione. Quindi bisognerà tenersi pronti a affrontare un tentativo di ritorno al passato da parte di quanti probabilmente si insedieranno a Palazzo Chigi. Essi, ancor prima di una possibile investitura che ritengono con convinzione li porterà a far parte del nuovo esecutivo, si impongono forti e chiari all’attenzione generale. Tanto lascia già immaginare cosa verrà fuori se e quando gli stessi dovessero sedersi a pieno titolo su una poltrona governativa. Non sembra, da queste premesse, che il percorso che gli
italiani dovranno intraprendere sarà agevole. Particolare non trascurabile, sono consistenti le probabilità per gli italiani di rimanere coinvolti in salti nel buio temibili oltre ogni ragionevole ipotesi. Sono diversi i personaggi che si stanno proponendo per capeggiare i vari dicasteri, tentando in tal modo di sconvolgere il dettato costituzionale. I ministri, infatti, devono essere indicati dal capo del governo incaricato e, alla fine, graditi al Presidente della Repubblica. Non sono segnali positivi quelli che vengono dai componenti della nuova maggioranza relativa. Per come è stato impostato il programma di sviluppo del Paese dal governo che sta per esaurirsi, non c’è di che gioire. Intanto il tempo disponibile perché l’apparato governativo riprenda in pieno a funzionare è più che ridotto, quindi è bene procedere, seguendo la vetusta e collaudata indicazione Festina lente. Nel villaggio essa suona come agire con calma, quindi procedere con attenzione, perché poi non ci sarebbe tempo per correggere eventuali errori causati dalla fretta. Intanto il governo “dimissionato” sta utilizzando ogni ritaglio di tempo che gli resta prima di mollare la presa per fare il suo dovere fino in fondo. Pertanto è impegnato principalmente nell’elaborazione della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza. Per gli italiani sarà un prezioso souvenir e è superfluo aggiungere il perché. Intanto ai confini europei, quelli tra Germania e Danimarca, precisamente nel mar Baltico, si sta verificando qualcosa che i pochissimi europei ancora in vita che hanno vissuto l’ultimo conflitto mondiale, hanno già conosciuto. L’esercito nazista, sconfitto e quindi in ritirata, cercava in ogni modo di fare terra bruciata alle sue spalle. Distruggeva cioè tutto quanto potesse essere ancora utile al nemico: strade, ferrovie, ponti e altre opere strategiche dello stesso genere. Ora accade che i due gasdotti Nordstream, che collegano la Russia alla Germania adagiati sul fondale del mar Baltico, siano stati fortemente danneggiati e messi fuori uso ufficialmente da un incidente tecnico. Ora, se è vero che quel mare é poco profondo, lo è altrettanto la considerazione che nessun natante avrebbe mai potuto provocare avarie di quella portata alle condutture. Ai tempi di Cicerone, nei tribunali di Roma, dopo la narratio, cioè la narrazione dei fatti che erano sottoposti al giudizio dei magistrati e dopo la elocutio, l’esposizione delle argomentazioni della difesa, quel principe del foro ante litteram soleva dire, in molti casi: “Cui prodest?” o “Cui bono?”. Volendo significare in tal modo che andava individuato chi avrebbe potuto trarre vantaggi da quanto era oggetto della controversia. Ebbene, non è fuori luogo pensare che quanto è accaduto nelle gelide acque tra le coste tedesche e danesi sia opera di Putin. Volendo questi con tale ennesimo crimine contro il pianeta – si provi a immaginare la portata dell’inquinamento che la fuoriuscita del metano in mare e quindi nell’ atmosfera sta causando – avvertire in maniera sempre più marcata l’Europa che non c’è più trippa per gatti, cioè gas per i vari paesi. Non ci sarà contratto o altro tipo di intesa che potrà consentire a quei clienti riforniti da Gazprom di potersi rifare. A ben pensarci, un comportamento del genere ricorda molto quello degli scafisti che non esitano a abbandonare nei modi più abominevoli il loro carico umano pur di tentare di sottrarsi alla giustizia. Per oggi è bene fermarsi qui. Anche perché nell’aria non c’è niente che possa far pensare in positivo, del genere “domani è un altro giorno” o di rendere agevole l’adozione di un atteggiamento cinico del genere “francamente me ne infischio”. Tanto perché nessuno degli oligarchi di Mosca andrá Via col vento. Almeno per ora e non sará un piacere avere a che fare con costoro.