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Il troppo e il troppo poco

Gli italiani hanno dimostrato di saper fare buon uso di una qualità, la parsimonia, in loro pressoché innata. A determinate condizioni: di essere convinti di voler adottare quel comportamento e che non esiste alcuna possibilità di alternative. Nella vulgata esiste da sempre una specie di classifica delle regioni con maggior attitudine a un comportamento conseguente. Salvo poi a verificare che, nel momento del bisogno, è stato il Paese in toto, in tutte le sue configurazioni, a dar prova di avere senso della misura in notevole quantità. Quanto appena scritto serve per aiutare a adoperare una osservazione sufficientemente realistica della tendenza del prezzo del gas. Secondo Nomisma, uno degli istituti operanti nel campo delle rilevazioni e delle previsioni sull’evoluzione dei costi energetici, alla base della consistente riduzione del prezzo di quel combustibile annunciata negli ultimi giorni, c’è appunto il comportamento virtuoso dell’utenza. Con ordine. Le notizie disponibili fino alla fine di gennaio, davano alla riduzione del prezzo di quel combustibile un valore percentuale superiore al 30%. Solo per esercizio mentale vale la pena riportare la conversazione tra due ferrovieri al Caffè Centrale. Quei lavoratori si animavano a vicenda nel sottolineare che la diminuzione accennata corrisponde a un terzo o alla terza parte della spesa e che ciò non è cosa da poco. Se i rapporti con il nord Africa non fossero come attualmente sono, cioè di diimensioni ancora contenute, si sarebbe potuto affermare che variazioni macroscopiche dei prezzi di qualsiasi tipo di transazione per quelle popolazioni costituiscono la regola e non l’eccezione. Si aggiunga che, sempre da fonti ufficiali, si viene a conoscenza che uno dei motivi, se non il più importante, quello che segue a ruota, è il cambio di passo degli italiani sull’uso di quel combustibile. Seguendo le istruzioni per l’uso fornite dal governo attraverso i mezzi dell’informazione, le famiglie italiane nonché i professionisti, gli artigiani e i piccoli commercianti non hanno fatto un pianto né emesso un lamento e hanno ridotto temperatura e durata di accensione degli impianti di riscaldamento. In un economia di mercato come è quella italiana, è naturale che una consistente riduzione della domanda di un bene o di un servizio, in questo caso quella del gas, trascini in maniera altrettanto significativa verso il basso il prezzo che l’offerta riusciva a realizzare prima che quel cambiamento di abitudini si verificasse. Ciò non toglie che il comportamento più responsabile dell’ utenza sia una concausa del fenomeno e non la sola e che esso si sia verificato insieme a altri di diverso genere. Ne basti uno come esempio, il clima non particolarmente rigido, almeno fino a qualche giorno fa. La notizia della diminuzione del consumo di combustibili fossili in Italia, va interpretata in tutta la sua portata che contiene anche indicatori negativi. Basta prendere in considerazione i consumi di gas e di altri tipi di energia, come quella elettrica, da parte delle aziende perché il sorriso appena accennato, originato dagli effetti positivi di quell’andamento, si trasformi in una smorfia. Per consumare meno, l’industria ha dovuto indiscutibilmente produrre meno. La diminuzione della produzione è ancora oggi generata da un coacervo di cause, quella più importante è il calo della domanda di beni o servizi oggetto della sua lavorazione. Questo fenomeno è confermato dai dati Istat sulla produzione aggregata in Italia che, nell’ultimo trimestre dello scorso anno, in particolare nel mese di dicembre, ha falsato il trend dell’intero 2022. Esso è stato in ogni modo positivo anche se non quanto sarebbe stato sufficiente. Difatti il dato della produzione in base di anno sarebbe potuto essere migliore senza la scivolata quando il traguardo era ormai a un passo, la fine dell’anno. Questo stato dei fatti evidenzia che la malattia dell’economia italiana non si è esaurita ancora e sarebbe sbagliato pensare che, invece, essa sia entrata in convalescenza. Perché si avvii tale fase, è necessario che aumenti, seppur nei limiti delle umane possibilità, l’uso di energie ottenute da fonti rinnovabili. Solo in tal modo sarà possibile rimuovere definitivamente la spada di Damocle che continuerà, anche se in maniera più contenuta, a pendere sul collo non solo del Paese, quanto anche dell’Europa intera. Senza voler minimamente provare a indebolire l’importanza degli accordi che la Premier italiana ha raggiunto in gennaio, con l’Algeria prima e dopo qualche giorno con la Libia, per la fornitura di gas sotto la qualificata gestione dell Eni, si è dato il via a un periodo di transizione. Volendo con ciò affermare che la Eu, con l’Italia come testa di ponte, spezzerà quanto prima la dipendenza energetica dalla Russia trasferendola, se non d’emblée, quasi, all’ Africa. Vuole un detto ben radicato in campagna che la maledizione più perniciosa che può cogliere una persona è quella si essere “soggetta” a un’ altra, dove il termine tra virgolette va inteso nel senso di dipendente in ogni senso. Sia considerato un assurdo, con l’augurio che la collaborazione con i dirimpettai di oltre mediterraneo continui a essere a lungo, molto a lungo, come è oggi. Ovemai dovessero insorgere motivi di disaccordo con i governi dei paesi del Continente Verde, che sono noti per non brillare per stabilità politica, si ritornerebbe al punto di partenza come nel gioco dell’ oca. Per affermare con una certa sicurezza che si è voltata pagina per quanto riguarda la stabilità dell’ utilizzo di energie rinnovabili l’acceleratore va premuto al massimo sulla produzione di quelle verdi. Non è una ripetizione fuori luogo, anzi saranno benvenute quelle dello stesso genere che arriveranno a chi tiene il bandolo della matassa, con l’augurio che ne saranno tante. Nemmeno c’è da illudersi che i rubinetti del gas potranno essere chiusi completamente da un giorno all’altro. Bisogna farsi una ragione che si attraverserà prima un periodo non breve di utilizzo di un tipo di energia ottenuta da un mix di combustibili di origine fossile e di quello ottenuto da fonti rinnovabili. Ancora una volta saranno i benvenuti in squadra, per aiutare a risolvere il problema energetico e la gestione della problematica connessa, sia il buon senso che il predisporsi con l’animo del buon padre di famiglia. Merce sempre più difficile da trovare anche questa, con l’aggravante che non esistono surrogati che consentano di farne a meno.