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#ilNotiziario Mondiale, Fabio Monti: “La favorita ancora non c’è”

Il Mondiale di calcio in Qatar raccontato dai più prestigiosi osservatori nazionali.
Fabio Monti è nato a Milano nel 1956. Ha lavorato per la Gazzetta dello Sport dal 1978 al 1981, per il Corriere dello Sport dal 1981 al 1986 e per il Corriere della Sera fino al 30 giugno 2015. Ma la migliore esperienza professionale è stata la collaborazione al Cittadino di Monza e Brianza dal 2017 al 31 dicembre 2020.

Fabio Monti

Il più è alle spalle, il meglio deve ancora venire. Il primo Mondiale d’inverno, che è anche l’ultimo a 32 squadre (nel 2026 saranno 48, distribuite fra Canada, Stati Uniti e Messico), ha mandato in archivio le 48 partite della prima fase, quella a gironi. Rispetto a quattro anni fa, mancano all’appello degli ottavi sette squadre: Russia, cacciata prima ancora dei playoff per la guerra con l’Ucraina, Belgio e Danimarca, Uruguay e Messico, più Colombia e Svezia, che non si erano nemmeno qualificate per la fase finale. I nuovi ingressi sono quelli di Australia, Corea del Sud, Marocco, Olanda, Polonia, Senegal e Stati Uniti. Conferme per Argentina, Brasile, Croazia, Francia, Giappone, Inghilterra, Portogallo, Spagna e Svizzera.

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Il confronto tra Russia 2018 e Qatar 2022: due europee in meno qualificate

Nel 2018, si erano qualificate dieci nazionali europee, una nordamericana (Messico), quattro sudamericane (Argentina, Brasile, Colombia e Uruguay) più una asiatica (Giappone). Ora le nazionali europee sono scese a otto, più una nordamericana (Stati Uniti), due sudamericane (Argentina e Brasile), due asiatiche (Corea del Sud e Giappone), due africane (Marocco e Senegal) e l’Australia.

Senza riposo: si riparte per un altro Mondiale

Senza nemmeno un giorno di riposo, si riparte per quello che è un altro Mondiale, perché l’eliminazione diretta cambia il modo di giocare, sabato 3 dicembre alle 16 con Olanda-Stati Uniti, ma il clou della prima giornata degli ottavi è rappresentato dalla sfida fra Argentina e Australia (ore 20). Il 4 dicembre si prosegue con Francia-Polonia e Inghilterra-Senegal; il 5 si giocano Giappone-Croazia e Brasile-Corea del Sud; il 6 dicembre si chiude con Marocco-Spagna e Portogallo-Svizzera. La fase a girone ha chiarito che bisogna correre molto per arrivare in alto. E quando le grandi, già qualificate, hanno mandato in campo le seconde linee per far riposare i titolari sono andate incontro a pessime figure: la Francia ha perso con la Tunisia, la Spagna con il Giappone, il Portogallo con la Corea del Sud e il Brasile con il Camerun, che ha messo in castigo Onana dopo la prima partita, persa con la Svizzera.

Qatar, le vittime illustri: Germania, Uruguay e Belgio

Non sono mancate le vittime illustri: fuori l’Uruguay (due Mondiali in bacheca), fuori il Belgio, terzo quattro anni fa, mentre la Germania (quattro titoli in bacheca, come l’Italia), già eliminata dalla prima fase nel 2018, ha concesso il bis, facendosi precedere dal Giappone, primo a sorpresa nel gruppo E e Spagna, finita seconda. A condannare la Mannchaft è stato il secondo gol della vittoria nipponica, con il pallone in gioco di un centimetro sul cross di Mitoma per Tanaka. Qui ha lavorato il Var, attraverso le telecamere della gol line technology, che ha segnalato come il pallone non avesse del tutto oltrepassato la linea di fondo, quindi gol valido e il 2-1 dei giapponesi agli irriconoscibili spagnoli ha reso inutile la vittoria dei tedeschi sulla Costarica (4-2). I tedeschi hanno pagato carissimo la sconfitta con il Giappone all’esordio, così come il Belgio senza Lukaku o con Lukaku non in condizione (nel secondo tempo dell’ultima partita) ha perso in fretta la bussola.

I recuperi infiniti e nessuna a punteggio pieno

In sintesi: nelle 48 partite del Mondiale 2018 erano stati segnati 122 gol (media-partita 2,54), con un solo 0-0; in questa edizione, sono stati realizzati due gol in meno (120), nonostante i recuperi infiniti, imposti da Pierluigi Collina, il gran capo degli arbitri targati Fifa (rendimento modesto), con quattro 0-0. Nessuna squadra ha chiuso a punteggio pieno, con Olanda e Inghilterra le uniche ad aver toccato quota 7. Nel 2018 avevano chiuso a quota 9, Uruguay, Croazia e Belgio. L’equilibrio è notevole e non si è ancora capito chi sia davvero il favorito di questa edizione del Mondiale. Nessuna squadra è perfetta, anche se la Francia ha dimostrato di essere ancora molto forte, nonostante le assenze di Kanté, Pogba e Benzema, tutti infortunati. Il Brasile gioca bene, ma fa fatica a segnare; l’Inghilterra va a strappi; la Spagna ha rallentato e gioca sotto ritmo; il Portogallo resta legato alla condizione di Cristiano Ronaldo; l’Argentina è in crescita, dopo il disastroso inizio con l’Arabia Saudita, ma non ha convinto fino in fondo. E Messi non è più quello di otto anni fa. Due settimane di Mondiale per scoprire chi passerà un bel Natale.

Fabio Monti

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