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Imprese alla canna del gas

ECONOMIA DOMESTICA

L'aumento del costo dell'energia incide pesantemente sul tessuto delle pmi torinesi. Tutti gli indicatori registrano saldi ampiamente sotto lo zero: -42.1% produzione, -42.2% ordini; -32.4% fatturato. Ed entro la fine dell'anno il 20% metterà i dipendenti in cassa integrazione. Appello dell'Api alla politica

Dopo un primo semestre che faceva presagire un miglioramento economico, l’aggiornamento a settembre dell’indagine congiunturale dell’Ufficio Studi dell’Api Torino mostra una situazione molto negativa con una decisa virata verso il pessimismo. Il grado di fiducia degli imprenditori ha avuto un tracollo vertiginoso: rispetto a solo 3 mesi fa la diminuzione è di oltre 40 punti percentuali da -11,7% a -59,8%, minimo storico, addirittura superiore di oltre 10 punti percentuali rispetto al periodo Covid (46,6%). Se già nel 2021 l’incidenza dei costi dell’energia si aggirava attorno al 4%, con picchi del 5,2% per il settore manifatturiero, nel 2022 l’incidenza attesa sui ricavi è al 9,5%.

Le imprese per ora ricorrono all’aumento dei prezzi (54,9%), rinviano gli investimenti programmati (26,5%), riducono le attività che richiedono maggiore consumo di energia (26,5%), rinegoziano i contratti di fornitura (21,6%), investono in fonti rinnovabili (16,7%). Tutti gli indicatori registrano saldi ampiamente sotto lo zero: -42.1% produzione, -42.2% ordini; -32.4% fatturato. Al momento solo il 6% delle imprese ricorre ad ammortizzatori sociali, ma entro la fine dell’anno questa percentuale salirà al 20%. La quota di imprese che prevede di incrementare i livelli occupazionali è pari al 7,4% del campione, contro il 19,4% che ne prevede la riduzione.

“È evidente che stiamo vivendo un momento difficilissimo, forse più difficile di quello vissuto due anni fa con l’inizio della pandemia di Covid-19”, dice il presidente di Api Torino, Fabrizio Cellino. “La necessità di politiche industriali serie e concrete deve trovare risposte immediate non solo da chi tra pochi giorni governerà l’Italia, ma da tutta la classe politica che siede nel nuovo Parlamento. I numeri parlano chiaro: i risultati degli sforzi del sistema industriale del nostro territorio sono davvero a rischio. Il punto cruciale adesso è quello energetico. Occorrono coesione e politiche industriali ed energetiche decise e immediate”.

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