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In arrivo il primo vaccino al mondo contro l'HIV

Vaccino contro l'HIV

E' basato su un approccio innovativo e ha dimostrato di essere sicuro ed efficace nel 97% dei pazienti. I risultati della prima fase della sperimentazione sull'uomo sono stati pubblicati su Science

Dal 1981 (anno in cui è stato individuato per la prima volta l’HIV) la diffusione dell'AIDS a livello mondiale non si è ancora arrestata. Ogni anno si verificano più di 1 milione di nuove infezioni da HIV, e il trend è in aumento, secondo l’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'HIV e l'AIDS (UNAIDS): solo nel 2021 si sono registrati 1,5 milioni di nuovi casi e 640.000 decessi. Il dato positivo è che la mortalità è in diminuzione grazie al fatto che abbiamo una terapia salvavita (non cura l’infezione ma consente al paziente di vivere una vita più lunga e sana), ma al costo di dover assumere farmaci tutta la vita, e con la difficoltà di rendere accessibili queste cure alle popolazioni più indigenti. Da decenni la ricerca è impegnata nello studio di un vaccino efficace contro l’HIV, ma dopo 40 anni ancora non ne abbiamo uno disponibile. La difficoltà riscontrata dagli scienziati è legata al fatto che il virus muta molto velocemente, rendendo difficile sviluppare una risposta immunitaria efficace (e quindi studiarla) contro tutte queste varianti. Nonostante ciò, la ricerca non si è mai fermata.

Ora, una nuova speranza arriva da un studio, condotto dalla International AIDS Vaccine Initiative e dalla Scripps Research, che ha testato l’efficacia di un vaccino innovativo contro l’HIV. I risultati, molto incoraggianti, hanno mostrato che è capace nel 97% dei casi di stimolare il sistema immunitario a produrre una risposta efficace contro il virus. I risultati della sperimentazione sono stati pubblicati il 1° dicembre 2022, Giornata Mondiale contro l'AIDS, sulla rivista Science. "Lo sviluppo di un vaccino contro l'HIV - hanno dichiarato i ricercatori -, soprattutto se distribuito in maniera equa in tutto il mondo, sarebbe rivoluzionario, se pensiamo che circa 38,4 milioni di persone al mondo vivono con l'HIV, due terzi delle quali in Africa".

Come si è arrivati allo sviluppo del vaccino

Tutto parte dalla proteina Env, presente sulla superficie del virus HIV, una delle più importanti per l’infezione dei linfociti T (cellule del sistema immunitario, bersaglio del virus). Questa proteina presenta alcune regioni molto simili a componenti del nostro organismo, motivo per cui la risposta immunitaria dell’organismo ospite viene a mancare o è debole. Una di queste regioni (chiamata "CD4 binding site," poiché deputata a riconoscere la proteina CD4 sui linfociti T) è per la sua funzione fondamentale nel processo infettivo, piuttosto conservata, non muta. Partendo da questo, i ricercatori hanno così pensato di sviluppare un vaccino che avesse l'obiettivo di aumentare il numero delle rare cellule B che legano molto bene il CD4 binding site. Questa caratteristica rende le cellule precursori di anticorpi neutralizzanti a largo spettro (come l'anticorpo VRC01), efficaci cioè contro diversi ceppi virali, poichè legano molto bene una regione del virus che non muta (CD4 binding site).

Lo studio

Per testare la sicurezza e tollerabilità del vaccino, i ricercatori hanno reclutato 48 pazienti con HIV e li hanno divisi in due gruppi: 12 persone hanno ricevuto il placebo (gruppo di controllo) e 36 persone hanno ricevuto, a distanza di otto settimane, due dosi di vaccino, una versione a basso dosaggio e una ad alto dosaggio (gruppo di studio). Il vaccino ha indotto nel 97% dei partecipanti (35 dei 36 destinatari del vaccino) l'aumento delle cellule B precursori di anticorpi neutralizzanti il virus, un primo passo verso l'immunità. Inoltre, nessuno dei pazienti ha riportato effetti collaterali gravi, e altre reazioni avversiecome dolore al sito di iniezione o mal di testa sono stati da lievi a moderati e si sono risolti in uno o due giorni.

Come funziona il vaccino

Il vaccino è costituito da una versione ingegnerizzata della proteina Env, progettata per stimolare le cellule B a produrre bnAbs (anticorpi neutralizzanti diretti verso multipli ceppi virali di HIV-1, il più diffuso e, ad oggi, letale dei due ceppi principali di virus HIV). Questi bnAb raramente si sviluppano durante l'infezione, per questo le cellule B bnAb-precursori sono rare negli esseri umani. Obiettivo del vaccino è essenzialmente espandere la popolazione delle cellule B bnAb-precursori, con lo scopo di arricchire il sangue dei pazienti con cellule in qualche modo già pronte a produrre anticorpi neutralizzanti nel caso in cui il virus attaccasse l'organismo. E questo approccio potrebbe essere utilizzato non solo per l'HIV ma anche per l'influenza, il virus dell'epatite C e i betacoronavirus.

“Sebbene i risultati della fase 1 della sperimentazione siano molto promettenti - hanno dichiarato i ricercatori -, non è semplice compiere il passo verso un vaccino completo contro l'HIV. Tuttavia i risultati mostrano un'incredibile risposta e potrebbero preannunciare una nuova era di progettazione di vaccini di precisione. E non solo per l'HIV”.

Una vaccinazione a più tappe

Affinchè il sistema immunitario venga addestrato a riconoscere un'ampia gamma di sottotipi di HIV presenti in natura, bisogna proseguire per gradi. Ciò significa che a una iniezione iniziale (contenente la proteina ingegnerizzata Env), che aumenta il numero delle cellule B (precursori di anticorpi neutralizzanti l'HIV), ne seguano altre (contenenti antigeni sempre più simili alla proteina del virus) per ristimolarle nuovamente. Non si tratta di semplici richiami vaccinali, ma di una vaccinazione sequenziale. L'approccio è noto come “targeting della linea germinale”. Nel corpo umano esiste un piccolo numero di cellule B nel loro stato "ingenuo" o "germinale" (per esempio, le cellule sessuali come lo spermatozoo o la cellula uovo), se queste incontrano un agente patogeno, si legheranno debolmente ad esso e, nel corso delle settimane, produrranno anticorpi sempre migliori che possono attaccarsi completamente alla superficie del virus e neutralizzarlo.

“Dunque, questo vaccino dovrebbe essere il primo di una serie di iniezioni, ognuna delle quali utilizza una diversa particella dell’HIV per allenare il sistema immunitario. Man mano che si procede con la vaccinazione sequenziale, le molecole si avvicinano sempre di più a quelle dei veri virus dell'HIV, fino a quando gli anticorpi prodotti possono legarsi a molti diversi tipi. È un modo completamente nuovo di pensare a un vaccino", hanno dichiarato i ricercatori.

L'importanza della prevenzione

Nella maggioranza dei casi, l'HIV si trasmette durante i rapporti sessuali, quando c'è contatto con sangue, sperma, liquido vaginale, pre-eiaculazione. Lo confermano i numeri: 83,5% dei casi segnalati, con una leggera prevalenza nei rapporti eterosessuali (44%) rispetto a quelli tra persone dello stesso sesso (39,5%). La fascia maggiormente colpita è quella dei giovani adulti: 25-40 anni, a riprova di una generale sottostima del rischio ed una percezione diffusa e sbagliata che l’AIDS non sia più un problema. "Per questo l’informazione è fondamentale, fin dall’adolescenza - afferma il direttore dell’Istituto di genetica molecolare (Igm) del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia, Giovanni Maga -. Lo strumento più semplice ed efficace per proteggersi da HIV, così come da tutte le malattie sessualmente trasmissibili è il preservativo: usarlo è una forma di protezione e rispetto per noi e per i nostri partner. Purtroppo, le statistiche ci dicono che meno di un giovane su due usa regolarmente il preservativo: questo, unito ad un sempre più precoce esordio della vita sessuale nei giovani, costituisce terreno fertile per la continua circolazione del virus".