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In Trentino si smantella la psichiatria pubblica, chiude anche il reparto di Arco? Degasperi: “Miopia politica, la comunità privata di un servizio indispensabile”

Degasperi lancia l’allarme sulla possibile chiusura del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’ospedale di Arco: “Nel più rigoroso silenzio dell’assessora Segnana e del Dipartimento si sta inesorabilmente procedendo allo smantellamento del sistema di servizi e tutele pubbliche dedicate a soggetti spesso soli e non in grado di difendersi”

ARCO. Mentre l’ospedale si Arco attende la riapertura del punto nascite promessa dalla Lega nell’ormai lontana campagna elettorale del 2018, la stessa struttura potrebbe vedersi chiudere un nuovo reparto. Questo almeno l’allarme lanciato dal consigliere provinciale di Onda, Filippo Degasperi: “Nel silenzio generale prosegue lo smantellamento della psichiatria pubblica in Trentino”.

Il consigliere aveva già anticipato l’imminente chiusura della psichiatria residenziale del Padiglione Pandolfi dell’ex ospedale di Pergine Valsugana. Circostanza confermata solo in un secondo momento dall’Assessorato presieduto da Stefania Segnana. Presto però la psichiatria pubblica trentina potrebbe presto perdere un altro tassello importante.

“Nel corso di questa legislatura – spiega Degasperi – si è assistito innanzitutto all’acuirsi della mancanza di professionisti, segnalata dallo scrivente oltre un anno fa, al sensibile peggioramento della qualità del lavoro e della qualità del servizio rispetto a pazienti estremamente fragili. Nel più rigoroso silenzio dell’assessora e del Dipartimento si sta inesorabilmente procedendo allo smantellamento del sistema di servizi e tutele pubbliche dedicate a soggetti spesso soli e non in grado di difendersi”.

Ora, come già anticipato, ad Arco potrebbe arrivare la chiusura del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura. “Sparirebbero 16 posti letto dedicati a casi gravi – precisa Degasperi – in questo modo un’ampia porzione di territorio, che non riguarda solo l’Alto Garda, si troverebbe privata di un servizio indispensabile, soprattutto in un tempo come quello odierno dove i singoli stanno pesantemente pagando le conseguenze della pandemia e di comunità disarticolate”.

Da quanto trapela il taglio dei 16 posti letto sarebbe parzialmente compensato con 8 posti letto riservati al Centro crisi adolescenti ma per tutti gli altri l’alternativa sarebbe solo Trento. “Secondo i tecnici in Provincia si passerebbe da 1 posto letto ogni 10mila abitanti a 1 posto letto ogni 20mila – aggiunge il consigliere di Onda – la metà di quanto previsto dai livelli essenziali di assistenza. Una scelta che se confermata, renderebbe ancora più chiara la miopia di una politica che taglia facendo ricadere le conseguenze sulla pelle di pazienti e sanitari”.