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In Trentino sono 90 i medici ‘gettonisti’ assunti dall’Apss: impiegati soprattutto in reparti di emergenza e nei punti nascita di Cles e Cavalese

TRENTO. “I nostri turni non li regola nessuno, ci sono colleghi che per guadagnare di più fanno anche 4-5 notti di fila, ma oltre a essere pericoloso, non garantisci una qualità delle cure”, questa la testimonianza di una delle tante libere professioniste che lavorano nel settore pubblico. Sono i cosiddetti “gettonisti”, medici e infermieri che in certi casi lasciano il contratto a tempo indeterminato nel pubblico per ripresentarsi (persino negli stessi reparti) come liberi professionisti potendo beneficiare di orari migliori e paghe più alte.

Nelle scorse ore il consigliere di Futura, Paolo Zanella, ha presentato un’interrogazione durante il question time per chiedere di quantificare il fenomeno dei medici “gettonisti” all’interno dell’Apss: “La Giunta Fugatti dovrebbe impegnarsi per trovare delle soluzioni per arginare e regolamentare il fenomeno per evitare costi esorbitanti per la sanità pubblica come evidenziato anche da Anac”.

L’assessora alla Salute Stefania Segnana ha sottolineato che quella della carenza di medici e di sanitari “è un’emergenza nazionale” che non riguarda soltanto la Provincia di Trento. “I medici gettonisti assunti nel 2022 sono stati una novantina – ha precisato – per metà impiegati nei reparti di emergenza, per il resto nei reparti più scoperti in situazioni transitorie, in particolare nei punti nascita di Cles e Cavalese”. Gli ortopedici (per la stagione invernale in pronto soccorso), ostetrici e pediatri sono tra le figure più richieste. Di questi una minima parte è rappresentata da professionisti in età lavorativa mentre gli altri sarebbero medici pensionati.

“La questione dei sanitari in libera professione ha ripercussioni negative sia sull’organizzazione interna che sul sistema sanitario nel suo complesso” osserva Zanella. “Internamente alle organizzazioni sanitarie, non essendo integrati nel team di cura, i gettonisti sentono meno responsabilità, garantendo meno appropriatezza delle cure”.

Poi c’è il rischio di sollevare delle conflittualità legate a una notevole disparità retributiva con i colleghi e alla possibilità di decidere quanto e quando lavorare. Lo stesso consigliere di Futura sottolinea come i gettonisti abbiano un “potere contrattuale troppo forte ed eticamente discutibile”, e per questo “a livello nazionale si dovrebbe mettere un tetto ai compensi”.

“Per quanto riguarda il sistema nel suo complesso – prosegue Zanella – con i pensionamenti che nei prossimi anni aumenteranno, il rischio è che la spesa sanitaria sia destinata a esplodere. Serve più lungimiranza, investendo maggiormente nell’attrattività e nella capacità di trattenere, aumentando i contratti del personale sanitario e migliorando il clima organizzativo. Altrimenti – conclude – il sistema sarà destinato a implodere e la sanità sarà privatizzata, con l’impossibilità per la popolazione più fragile di accedere alle cure”.