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In un mese quasi 100mila contratti a tempo indeterminato in meno

Il rimbalzo del mercato del lavoro italiano post pandemia si è interrotto. Crisi energetica e inflazione si fanno sentire sull’occupazione, prospettando ulteriori arretramenti in linea con le previsioni al ribasso del Pil. Dopo il calo di luglio (il primo da undici mesi), anche ad agosto prosegue la perdita di posti di lavoro. In un mese, secondo gli ultimi dati Istat, si contano 74mila occupati in meno. Più uomini (-42mila) che donne (-32mila), indice del fatto che il settore industriale comincia a soffrire il caro bollette. Crollano i contratti a tempo indeterminato di quasi 100mila unità, ma diminuiscono pure i contratti a termine. Unica notizia positiva: tornano a crescere gli autonomi, gli unici a non aver ancora recuperato dalla crisi pandemica.

Il prossimo governo dovrà partire proprio da qui. La discesa dell’occupazione, spinta dalla crisi, riguarda tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei giovanissimi 15-24 anni, che rimangono stabili. Ma gran parte dei posti di lavoro andati persi (-62mila) si concentra nella fascia intermedia 35-49 anni.

Il tasso di occupazione resta alto, ma scende dello 0,2% al 60%. Con i disoccupati in cerca di lavoro che si riducono di 31mila unità rispetto a luglio, soprattutto tra i maschi (+67mila), gli under 35 (+38mila) e quelli nella fascia tra i 35 e i 49 anni (+37mila). Il tasso di disoccupazione totale scende al 7,8%, quello giovanile al 21,2%. Ma non c’è nulla da festeggiare, visto che si contano 91mila inattivi in più in un mese. Ovvero coloro non hanno un lavoro e non lo cercano nemmeno.

In parallelo, si registra una emorragia di contratti a tempo indeterminato: -95mila in un solo mese. Quanto peso abbia la cassa integrazione su questi numeri, però, non si sa. L’Istat, con le nuove modalità di conteggio, considera infatti disoccupati i lavoratori che da oltre tre mesi sono in cassa integrazione. Ma considerando che le ore di cassa ad agosto hanno continuato a ridursi (-18,5%) rispetto a luglio, potrebbe trattarsi effettivamente di posti di lavoro andati persi in piena estate. Scendono di 22mila unità anche i contratti a termine, che finora avevano guidato la ripresa post pandemia. Aumentano di 42mila unità solo gli autonomi.

E se fino a giugno a sostenere il recupero del mercato del lavoro erano stati soprattutto gli under 35, questa spinta ora sembra allentarsi. Al netto della componente demografica, cioè considerando l’invecchiamento generale della popolazione, in un anno l’occupazione dei più giovani segna un +5,5%. Ma era il doppio solo qualche mese fa. E a soffrire di più si conferma la fascia dei quarantenni, con un solo +1%.

Sul lungo termine, tuttavia, i numeri restano ancora positivi. Confrontando il trimestre giugno-agosto 2022 con quello precedente (marzo-maggio 2022), si registra comunque un aumento del numero di occupati di 85mila unità. E rispetto a un anno fa, il saldo è di 406mila occupati in più, in particolare tra i dipendenti a termine, che in 12 mesi sono cresciuti di quasi 200mila unità.

Gli occupati restano sopra la soglia dei 23 milioni. Ma sembra essere ormai solo un effetto ottico, in vista di una ulteriore emorragia. Il recupero rispetto al periodo pre pandemia si sta andando via via assottigliando. E il rischio che a breve si torni in territorio negativo, con le bollette che si impennano e le aziende che riducono o fermano la produzione, c’è eccome.