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Inchiesta Juve: "Per fortuna ci siamo fermati", nelle telefonate tra i manager le prove dell'accusa

"Per fortuna alla luce delle recenti visite ci siamo fermati". È quanto disse, riferendosi alla prassi delle plusvalenze e agli accertamenti della Consob, il direttore sportivo della Juventus, Federico Cherubini, in una conversazione intercettata dalla guardia di finanza il 22 luglio 2021.

Cherubini non è indagato. Questa frase è uno degli elementi su cui poggia la decisione del gip del Tribunale di Torino di non accogliere le richieste di misure cautelari e interdittive per Andrea Agnelli e altri dirigenti bianconeri: non sono stati ravvisati pericoli di reiterazione del reato.

Il gip Ludovico Morello, che lo scorso 12 ottobre ha respinto le richieste di misure interdittive per Andrea Agnelli e altri indagati dell'inchiesta sui conti della società bianconera, aveva tuttavia creduto alla "buona fede" alla luce degli atti disponibili in quel momento.

Il giudice aveva scritto che se la Juventus si è davvero attenuta alla prassi standard "risulterebbe difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi in definitiva doloso, dai corretti criteri di contabilizzazione delle poste". Per Morello era comunque opportuno "un accurato approfondimento". Le modalità con cui sono state portate avanti dalla Juventus le cosiddette "manovre stipendi" del 2020 e del 2021 si possono considerare "certamente illecite", al punto che "si condivide con la pubblica accusa la sussistenza di gravi indizi". Procura e tribunale divergono però su un punto, la mancanza di rischio di reiterazione del reato: le "manovre" erano legate all'emergenza Covid e quindi a un "periodo storico non più attuale".