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Iran, ex funzionario presidenziale propone di ridurre i poteri della Guida Suprema Khamenei

Sembra che in Iran qualcosa stia cambiando all’interno delle istituzioni e la notizia che emerge Fa presagire una rottura all’interno del alte cariche statali un ex assistente del presidente ha deciso di proporre che i poteri attualmente in possesso del leader supereremo ali Khamenei vengano Ridimensionati in maniera da dare un segnale positivo alla popolazione e garantire così la sopravvivenza del regime islamico iraniano.

Ali Khamenei
Guida Suprema dell’Iran Alì Khamenei – Nanopress.it

L’Iran è attraversato, ormai da oltre quattro mesi, da una rivoluzione popolare che ha lo scopo di rovesciare il regime patriarcale islamico che nega la maggior parte dei diritti umani, soprattutto femminili, e utilizza violenza e coercizione uniti a soprusi per punire la popolazione che in realtà dovrebbe proteggere.  La morte di Mahsa Amini, avvenuta al 16 settembre per mano della polizia morale che l’aveva in custodia dopo averla arrestata a causa dell’aver indossato male il velo, ha scatenato proteste in tutto il Paese e l’attenzione mondiale si è poi focalizzata sulla repressione governativa che ha attuato Raisi e che, ancora, proceda senza pietà nei confronti dei giovanissimi manifestanti che protestano per avere diritti futuri e una dignità personale. Il regime prosegue nel suo intento di far rispettare le leggi morali comprendenti anche quelle di castità e velo e il loro rispetto è qualcosa di radicato nella cultura iraniana islamica e il capo di Stato Raisi ha adottato una linea dura, riguardo al loro rispetto e soprattutto alle punizioni che vengono inflitte ai trasgressori.

La pena di morte a utilizzata come deterrente nei confronti della popolazione in rivolta e molto spesso, da fonti locali quasi sempre, emergono anche molte notizie riguardo a torture e abusi attuati per estorcere confessioni da utilizzare poi per infliggere condanne estremamente violente o per avere una motivazione da fornire un caso di contestazioni per il trattamento riservato ai detenuti.

La situazione attuale in Iran

Il governo iraniano ha continuato ad adottare una linea dura nella repressione delle proteste, che non sono però scemate nemmeno sotto minacce di morte e torture. Questo è il consueto modus operandi delle autorità in Iran che reprimono con ferocia quotidianamente le proteste utilizzando ogni mezzo a disposizione, anche perché le cariche statali lo permettono.

Le autorità internazionali sono indignate dalla crudeltà mostrata dal regime islamico che, nonostante le numerose critiche e ammonizioni internazionali, non accenna a frenare la repressione e le dimostrazioni continue che sono un, chiaro messaggio verso la comunità internazionale che rivela una presa di posizione. il governo non ha intenzione di cambiare, nemmeno dopo le sanzioni occidentali ricevute, che hanno colpe terzone fisica e persone giuridiche e puntano a classificare le Guardie della Rivoluzione come gruppo terroristico in maniera ufficiale queste decisioni dell’Ue non hanno fatto altro che  alimentare ancor di più la furia nera e delle sue istituzioni statali governativa.

Emerge però una possibile crepa all’interno del regime che rivela chiaramente la volontà del governo iraniano e delle istituzioni di rimanere in essere ma probabilmente ora è diventata anche per le stesse autorità iraniane islamiche chiara e definita la possibilità di per poter perdere il comando della Nazione a causa repressione Tatuata nella rivoluzione della rivoluzione popolare iraniana in atto. Mohammad Reza Salehi, stretto collaboratore dell’ufficio presidenziale sotto la guida del presidente Hassan Rouhani, ha dichiarato il suo pensiero a dire in International tramite un’intervista nella quale sono intervenuti anche ex aiutanti presidenziali e governatori provinciali.

Ex assistente per residenziale propone di ridurre i poteri della guida Suprema Alì Khamenei

Iran International ha avuto la possibilità di effettuare una registrazione audio ad un incontro avvenuto il 30 gennaio con Salehi, alto funzionario statale, ha parlato con amarezza dell’attuale situazione in Iran, che ha portato allo stremo la popolazione e rischia, ora, di vedere seriamente rovesciato il regime islamico all’incontro, come sopra citato, hanno partecipato anche altri collaboratori  presidenziali e governatori provinciali Ehi ma anche l’ex vicepresidente Es’haq Jahangiri.

Salehi ha esposto la sua tesi che prevede una riduzione sostanziale dei poteri esecutivi del supervisore supremo Khamenei, dovrebbe essere ridotto i suoi poteri limitati in maniera da scongiurare le estinguersi del regime islamico ma, anche, attuare una riforma che va da limitare anche il suo futuro successore.

Ha spiegato chiaramente il suo ragionamento affermando di aver analizzato le possibili alternative attuabile nella situazione politica odierna e ha dato le sue alternative possibili ha una soluzione che permetta di mantenere in essere il comando islamico ma dando segnali di cooperazione e collaborazione con la popolazione iraniana.

Secondo l’ex aiutante presidenziale a seguito di questa tipologia di rivolta che si sta verificando in territorio iraniano esistono quattro opzioni. La prima è quella che preveda l’intervento e l’attacco militare di un paese straniero,  la seconda invece è quella di unirsi ai manifestanti e aiutare la rivoluzione, la terza opzione è quella di rimanere fermi nell’immobilità sperando che questo causi l’esplodere del regime dall’interno a causa della costante crescente corruzione finanziaria.

La quarta opzione è sicuramente quella che verrà criticata e riceverà immediatamente risposta da parte delle autorità iraniane dato che si tratta di attuare riforme serie ed accurate nella struttura attuale del regime in modo da ridurre il potere delle cariche non elette, in maniera da rafforzare così la natura repubblicana della struttura politica, ma soprattutto dare potere al popolo. È necessario, a suo avviso, rafforzare la struttura e la natura repubblicana dell’Iran ma senza attuare misure che vadano a ripristinare il diritto popolare di poter determinare il proprio destino politico e quotidiano non avrebbe senso e nessun esito positivo.

Salehi ha poi affermato che le prime tre opzioni sono improbabili e soprattutto molto pericolosa sia per l’Iran che per gli iraniani e che la soluzione da attuare sarebbe quella di perseguire una riforma che vada a mettere in atto un cambiamento effettivo.

L’ex funzionario presidenziale, convinto riformista ha sempre sostenuto argomentazioni rivolte all’ampliamento della struttura politica della Repubblica islamica iraniana e ha ricevuto il sostegno di molti dei suoi colleghi, ovviamente non quella della guida Suprema dell’Iran Khamenei.  L’uomo difatti ha reagito escludendol fondamentalmente dalle strutture statali con il sostegno dei suoi alleati estremisti e della guardiani della rivoluzione la parte politica riformista che minava il potere autoritario islamico. ora si porta avanti proprio la tesi delle riforme legislativa e statale che mirano a ricucire la ferita attuale che sta attraversando l’Iran.

Ovviamente durante l’incontro a cui ha potuto assistere Iran International si è parlato anche delle misure adottate di recente Dalle istituzioni iraniane ed è stato menzionato il controverso e discusso piano di privatizzazione annunciato dai tre poteri del governo.

Ha riferito che a suo avviso: “la misura include la messa a disposizione dell’Imam’s Executive Headquarters, una holding sussidiaria che opera sotto l’egida dell’ufficio di Khamenei, di un paio di grandi raffinerie di gas naturale (Parsian e Jam).”

Secondo Salehi, le altre misure introdotte dal governo includono una nuova legislazione per limitare la libertà di parola impedendo a tutti, inclusi funzionari statali, attivisti politici e media, di commentare questioni sociali, economiche, culturali e politiche davanti ai funzionari più anziani. In sostanza vogliono attuare una una riforma che va a privare della propria facoltà di esprimere un’opinione ho una posizione chiunque non sia all’interno dello stretto cerchio statale.

Una misura simile stava legalizzando la strada di dare petrolio greggio invece di denaro per provare a ridurre a salvare i debiti del governo a coloro che hanno realizzato progetti. Nel frattempo, Salehi ha inveito contro i piani finanziari del governo e ha sostenuto fermamente che il disegno di legge previsto per il prossimo Marzo, che produrrà la legge di bilancio porterà inevitabilmente il popolo iraniano a trovarsi in una realtà più povera i destinata a declinare ancora.

Ha Specificato che:Nella legge di bilancio le entrate del governo dovrebbero aumentare del 40% mentre le tasse dovrebbero aumentare del 60%. per cento di aumento. Ciò non farà che aumentare la povertà in Iran”.

Il referendum si poi alla rivoluzione recente ha detto: “Quello che è successo è stata una protesta, non una rivolta. I e detenuti non sono stati processati in modo equo. Processi affrettati hanno portato a esecuzioni che equivalgono a un massacro sistematico”.

Nel frattempo, ha  parlato anche di un’altra questione ovvero quella dell’ex capo della polizia Hossein Hashtari a che suggerì di andare in Tv e scusarsi ufficialmente per l’uccisione di Mahsa Amini e anche di rimuovere alcuni agenti coinvolti nel caso per sedare la rabbia del popolo ma la risposta che ha ricevuto è stata quella di utilizzare violenza per sedare la protesta.

Salehi ha quindi chiesto a Jahangiri di riferire alla guida Khamenei la situazione attuale del Paese e di convincerlo a tenere elezioni che siano più libere ed eque, difendere i diritti del popolo, attribuire una maggiore importanza agli organi eletti e andare a creare un equilibrio tra i rapporti del Presidente e gli altri poteri.

Ha difatti pensato ad una misura da introdurre, nel caso in cui il prossimo leader supremo dovesse opporsi allo svolgimento di referendum, e si tratta del fatto che Khamenei dovrebbe accettare e comprendere che vengano attuati una serie di referendum per omettere ed eliminare categoricamente la parola assoluto dal titolo del leader.

Proteste iraniane
Proteste iraniane – Nanopress.it

Ma non soltanto perché il funzionario suggerisce votazioni sulla ripresa di legami politici con gli Stati Uniti, delicata questione molto in voga attualmente,  ma anche vietare l’intervento militare nelle casistiche di diatribe politiche , eliminare il controllo sui candidati alle elezioni presidenziali e parlamentari. Un punto focale è quello dell’attuale un accordo sul nucleare accettando i termini e la supervisione  io non osservatorio internazionale.