Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Iran-Stati Uniti, quando la politica scende in campo

Va ben oltre il campo la partita che si gioca alle 20 nel gruppo B dei Mondiali in Qatar: Iran-Stati Uniti è questione geopolitica prima che calcistica anche se in questo caso si risolve con un pallone, 11 contro 11. C'è un precedente al Mondiale, Francia 98, con lo scambio di rose fra i giocatori. Allora vinse l'Iran 2 a 1 e c'è un'amichevole giocata negli Usa finita in pareggio. Ci sono più di quarant'anni di rapporti tesi, dalla rivoluzione di Komehini con gli ostaggi nell'ambasciata americana. C'è un presente di aperta ostilità: l'Iran teocrazia sciita è sotto sanzioni e considera gli Usa il grande Satana del mondo.

Teheran e Washington non sono amiche e non fingono di esserlo. Lo si vede dai dettagli: postando la classifica del gruppo B del Mondiale sui suoi canali social la Federazione statunitense ha sostituito la bandiera ufficiale dell'Iran con una senza il simbolo della repubblica islamica, ma solo con le strisce orizzontali verde, bianca e rossa. Così è rimasta per 24 ore e il gesto è stato rivendicato dalla Federazione: «Lo scopo era quello di mostrare il sostegno alle donne che in Iran lottano per i diritti umani fondamentali».

Dall'Iran è arrivata la risposta con la richiesta di squalifica degli Usa. Scrive Tasnim News Agency: «Pubblicando un'immagine distorta della bandiera della Repubblica islamica dell'Iran sul suo account ufficiale, la squadra di calcio americana ha violato lo statuto della Fifa, che prevede una sospensione di 10 partite, la sanzione appropriata. La squadra degli Stati Uniti dovrebbe essere espulsa dalla Coppa del mondo».

Quella postata dagli Usa non è l'unica bandiera iraniana «scorretta» dell'Iran: sugli spalti in Qatar si sono visti vessilli con il leone e il sole di prima della rivoluzione e bandiere con la scritta «Donna, vita, libertà».

Ci si è messo anche l'ex ct Usa, il tedesco Jurgen Klinsmann, che durante una telecronaca della Bbc ha accusato il Team iraniano di aver fatto pressioni sull'arbitro durante la partita contro il Galles. Anche in questo caso la Federcalcio iraniana ha protestato e Klinsmann ha cercato di ridimensionare il caso dicendo di avere soltanto descritto «il loro modo emotivo di fare le cose, che è ammirevole».

L'attuale tecnico statunitense, Gregg Berhalter, ha detto di aspettarsi una gara infuocata perché entrambe le squadre vogliono andare avanti e non per la politica o  per i rapporti tra i due Paesi. «Ai mondiali di calcio si è unito dall'amore per lo sport. Siamo calciatori e competeremo come lo faranno loro e questo è tutto».

Lo sport però serve anche a fare politica. Lo dimostra la diplomazia del ping pong fra Usa e Cina di oltre quarant'anni fa. Lo sport porta avanti i diritti civili: mettendosi in ginocchio e anche tappandosi la bocca, con il pugno chiuso delle pantere nere con la scelta di non salire su un podio. Lo fa da sempre e continuerà a farlo nonostante i divieti.

Altre storie di Vanity Fair che ti possono interessare:

- Perché Maradona è ancora tra noi

- Da Benzema a Leao, il calcio incorona i suoi nuovi re

- Qatar 2022, i più forti sono i tifosi