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L’INTERVISTA/ Rocca: “Niente promesse, solo fatti concreti”

Parla il candidato del centro destra alla Regione Lazio. “Non servono proposte eclatanti, bisogna agire partendo dalle urgenze di un territorio allo sbando”. “Basta ridare ai cittadini la dignità che meritano partendo dalla salute, dalle infrastrutture, dalla mobilità”. “Per dare una volta radicale alla sanità occorre creare un  “cruscotto” dei posti letto pubblici e privati in grado di risolvere i problemi delle file nei pronto soccorso ed invertire la tendenza della spesa pubblica sanitaria”. “Ricentralizzare le prestazioni con un unico punto di accesso, i posti letto delle RSA entreranno a far parte del sistema”. “Le province sono state abbandonate a loro stesse e penalizzate in ogni ambito. Il presidente della Regione ha il compito di governare in tutto il territorio, valorizzandolo, agendo sulle criticità e sviluppandone le potenzialità”

 DI Giovanni Tagliapietra
Superiamo la retorica delle interviste da campagna elettorale. Quando i sondaggi danno troppo in fretta un vincente la prudenza è d’obbligo. Se qualcuno avesse designato Francesco Rocca come commissario per una qualsiasi emergenza, un qualsiasi evento straordinario tutti avrebbero applaudito concordi. Uomo che dialoga con i potenti e che nell’emergenza ci sguazza da sempre. Invece contrapposto politicamente ad un avversario ostico, che carica a testa bassa e che ha in mano il potere liquido della sanità, che passa da mesi le giornate a curarsi personalmente la clientela, la questione è diversa. Francesco Rocca ha un approccio diverso, ha il rispetto di chi opera nel settore della solidarietà, del volontariato. Non ha gestito il Covid e non ha fatto da tre anni un comunicato al giorno. Basta il sostegno della Meloni, del suo partito, del centro destra, dell’elettorato moderato? O ci vuole il colpo di teatro, l’iniziativa clamorosa, la proposta di rottura? Lo abbiamo chiesto a lui direttamente

Dottor Rocca, per vincere può bastare avere alle spalle la coalizione più forte , ma per convincere gli indecisi serve un’idea forte , una iniziativa di rottura con il passato, convincente. Quale?

Ritengo che, di fronte all’immobilismo evidente in cui versa la Regione, non sia necessaria nessuna proposta eclatante, anzi, al contrario bisogna agire nei fatti e in concreto, partendo dalle urgenze di un territorio allo sbando. I cittadini sono stanchi delle promesse da campagna elettorale, come pure non credono più alle proposte miracolose dell’ultimo minuto da chi ormai governa da dieci anni ed avrebbe avuto tutto il tempo di metterle in pratica.
Senza cercare iniziative clamorose è sufficiente ridare ai cittadini la dignità che meritano partendo da priorità improcrastinabili: la salute, le infrastrutture e la mobilità. In alcuni casi basta solo avviare progetti già approvati e fermi al palo da anni: il mio obiettivo è riconsegnare al Lazio la sua anima. I cittadini hanno voglia urgente di cambiamento.
Lei ha preso delle posizioni nette su diversi temi, il famoso termovalorizzatore, i trasporti. Ha fatto scelte di campo importanti nel campo del sociale, della solidarietà. Tutto giusto, difficile non essere d’accordo con lei. Ma non basta per strappare applausi a scena aperta. Qual è la sua idea guida, il motivo per cui dovrebbero votare lei a prescindere dal resto?

Come le dicevo prima, per la necessità di un reale cambiamento. Se veramente si vuole ridare dignità alla Regione è necessario anche scegliere un’alternativa concreta a chi finora ha governato con dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti, non è necessario commentarli: parlano da soli.

Lei è persona pratica e competente. Non è un capopopolo, non “scalda” le folle. Ma per vincere deve convincere il maggior numero possibile di elettori. E ha poco tempo per farlo. La sanità è uno degli argomenti cruciali, una svolta (sostenibile e ragionevole), una rivoluzione potrebbe essere determinante. Liste d’attesa, Pronto Soccorso, la guerra ai progetti finanziati con il PNrr?Se quei soldi fossero stati usati per assumere e formare medici? Un accordo con i privati che razionalizzasse il sistema?

Per imprimere una svolta in ambito sanitario occorre, in primo luogo, puntare ad una modernizzazione del settore. Non è accettabile avere malati che attendono in barella un posto letto anche 46 ore oppure individuare i posti letto liberi nei reparti con il fax. Per dare una volta radicale occorre creare un  “cruscotto” dei posti letto pubblici e privati in grado di risolvere i problemi delle file nei pronto soccorso ed invertire la tendenza della spesa pubblica sanitari:  finora, infatti, dei 48 milioni di euro messi a disposizione per i malati oncologici solo  il 3 per cento sono stati usati. Mentre nel periodo di governo Storace sono state aperte strutture prestigiose come l’Ifo o il S.Andrea, ora le eccellenze sanitarie di Roma sono state azzerate e le province si sentono abbandonate.Fondamentale, infine,  dare delle risposte ai familiari dei malati psichiatrici.

In alternativa alle politiche sanitarie di D’Amato giustamente lei ha messo sul tavolo il  discorso dell’assistenza domiciliare. Potrebbe andare più a fondo, essere più preciso? Una rete di assistenza e di controllo domiciliare più stretta risolverebbe da sola almeno la metà dei problemi legati alla sanità, non crede? Ma c’è anche il discorso dell’anziano non autosufficiente, ed è legato a strutture protette ed efficienti che garantiscano sicurezza agli ospiti e ai loro parenti. Le Rsa. il settore (privato) non piace al suo avversario. Ma gioca oggi, non domani, o fra qualche anno, un ruolo cruciale. Senza Rsa il sistema sanitario va a fondo. Lei cosa ne pensa?

Il principio sul quale si baserà il mio mandato sarà quello per cui tutto ciò che la Regione paga lo deve governare. Per azzerare le liste d’attesa si lavorerà su un Recup unico, in un’ottica di centralizzazione finalizzata a combattere la cattiva gestione dei fondi e a garantire la massima trasparenza.L’obiettivo principale sarà quello di ricentralizzare le prestazioni con un unico punto di accesso, che deve essere regionale ed i posti letto delle RSA entreranno a far parte del sistema. Le strutture private accreditate dovranno fornire le agende al Recup, in modo che ci sia un centralino di prenotazione unico, un unico punto di accesso per tutte le prestazioni che permetta di riappropriarci del governo della cosa pubblica.Occorre, infine, riportare sotto l’Assessorato alla Salute la figura degli OSS.

Ultima domanda. La elezione si gioca a Roma, dove destra e sinistra storicamente si equivalgono, ma anche nelle province. Lei che partita gioca a Frosinone piuttosto che a Latina, a Viterbo piuttosto che a Rieti? Da governatore dovrà occuparsi anche di quei territori. Quindi?

In questi ultimi anni la Regione è cresciuta in maniera “romanocentrica”: la Capitale ha fagocitato le province che sono diventate “suddite” in molti settori. Per avere un’idea basti pensare a Viterbo che è diventata la pattumiera del Lazio ereditando la pessima gestione dei rifiuti del tandem Zingaretti-Gualtieri ora e Raggi in precedenza. Le province sono state abbandonate a loro stesse e penalizzate in ogni ambito: dalle infrastrutture alle opere pubbliche, dalla sanità al turismo. Il presidente della Regione ha il compito di governare in tutto il territorio, valorizzandolo, agendo sulle criticità e sviluppandone le potenzialità.