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L'Ucraina farà concessioni territoriali alla Russia per porre fine alla guerra?

Lo scenario / Ucraina

L'esercito di Putin ha occupato diverse province del Paese ma le truppe di Kiev stanno riguadagnando terreno. Senza una vittoria militare netta di una delle due parti, come potrà concludersi il conflitto?

A quasi un anno dall'inizio della guerra in Ucraina non si vede all'orizzonte la fine del conflitto. La Russia di Vladimir Putin è riuscita a occupare una grossa fetta del Paese, arrivando anche ad annettere formalmente quattro province, ma Kiev con un'efficace controffensiva sta riuscendo a recuperare parte dei territori. La domanda che tutti continuano a porsi è: in che modo si potrà porre fine al conflitto? Uno dei punti centrali è capire se Kiev sarebbe disposta a rinunciare quantomeno a una parte dei territori strappati al suo controllo in un eventuale accordo di pace. Sul punto gli analisti sono divisi ma quello che sembra chiaro a tutti è che l'eventualità che Kiev riesca a recuperare tutti i suoi territori persi nel conflitto, non solo le formalmente annesse Zaporizhzhia, Kherson, Donetsk e Luhansk, ma anche la Crimea che è stata occupata già nel 2014, è piuttosto improbabile.

La rivista Foreign Policy ha raccolto il parere di diversi esperti per provare a dipingere un quadro un po' più chiaro. "La guerra non finirà presto. Quando finirà, molto probabilmente si concluderà con un accordo di cessate il fuoco che lascerà irrisolte questioni fondamentali", sostiene Dan Altman, Assistant Professor di Scienze politiche alla Georgia State University. A suo avviso "è improbabile che l'Ucraina accetti formalmente la sovranità russa su qualsiasi territorio e che la Russia rinunci al territorio ancora in mano alle sue forze", e in questo senso "è fondamentale che la pace non richieda una soluzione territoriale permanente". Il professore ha fatto alcuni esempi. "L'India e il Pakistan hanno iniziato e concluso diverse guerre per il Kashmir - anche stabilendo una linea di cessate il fuoco come confine de facto - senza risolvere la questione", e allo stesso modo addirittura "la Russia e il Giappone devono ancora risolvere formalmente il loro confine che risale alla Seconda Guerra Mondiale".

La contesa di un territorio può insomma essere trasformata in una questione permanente che se da una parte pone fine agli scontri armati, dall'altra non raggiunge una soluzione definitiva. Una situazione del genere è in corso ad esempio a Cipro, dove l'invasione del nord dell'isola da parte della Turchia del 1974 sì è conclusa con un cessate il fuoco, ma da allora Nicosia non ha mai riconosciuto il nuovo Stato autoproclamatosi anche se il conflitto armato è finito. In maniera simile per Altman "in Ucraina, un accordo di cessate il fuoco limitato è più probabile di una soluzione territoriale completa", e questo "potrebbe gradualmente diventare la base per una pace più duratura, anche se tesa. Oppure potrebbe essere solo una pausa prima della prossima guerra".

Secondo lo studioso "i termini di un futuro cessate il fuoco dipenderanno dalle battaglie future. Per riconquistare i territori occupati, l'Ucraina dovrà probabilmente conquistarli sul campo", e se Kiev "non riuscirà a cacciare la Russia dal suo territorio e alla fine accetterà di sospendere le ostilità, la politica che ne deriverà potrebbe assomigliare all'approccio adottato in Crimea e nel Donbass dopo il 2014. Ciò comporterebbe una tacita tolleranza del controllo temporaneo della Russia sulle aree occupate, ma ciò non equivale a una cessione formale del territorio".

Per Andrei Kolesnikov, Senior Fellow del Carnegie Endowment for International Peace, Putin "ha bloccato la possibilità di colloqui di pace annettendo parti della Zaporizhzhia e della regione di Kherson. E poiché lo ha fatto deliberatamente, significa che non vuole negoziati". In questo modo a suo avviso avrebbe reso ancora più intransigente anche la posizione di Volodymyr Zelensky, "che non vuole soluzioni provvisorie o un fragile cessate il fuoco, ma piuttosto una chiara sconfitta per Putin". "Non penso necessariamente che l'Ucraina sarà in grado di riconquistare tutto il territorio che ha perso nel 2022, ma ritengo che non accetterà questa perdita in un accordo", e in questo senso "c'è la possibilità di un armistizio senza accordo, come in Corea, ma ci vorranno alcuni anni prima che ciò accada", sostiene Dmitry Gorenburg, ricercatore senior presso il Center for Naval Analyses.

"Sebbene sembri politicamente improbabile che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky possa accettare di fare concessioni territoriali immediate e permanenti alla Russia (soprattutto perché l'esercito ucraino continua a guadagnare terreno), i negoziatori ucraini, nell'ambito di un accordo globale, potrebbero prendere in considerazione la possibilità di avviare un processo sostenuto a livello internazionale che potrebbe alla fine mettere in comune o trasferire la sovranità in alcune parti delle aree pre-2022", cioè le parti di Donetsk e Luhansk occupate dalla Russia dal 2014 e la Crimea, sostiene Alexander Cooley, Claire Tow Professor di Scienze politiche al Barnard College della Columbia University. Il professore ha precisato di ritenere comunque "più probabile che sia Kiev che Mosca, nel medio termine, preferiscano una situazione di stallo militare piuttosto che entrare in un simile processo".

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