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La beffa della tassa sulle emissioni: così i soldi ritornano a chi inquina

Ambiente

Studio Wwf: dai ricavi Ets quasi 8 miliardi come compensazioni all'industria inquinante. E il nostro Paese destina solo il 17% delle risorse ai progetti per il clima

Tra il 2013 e il 2021, l'Italia ha venduto permessi per inquinare all'industria pesante, dalle raffinerie alle acciaierie come l'ex Ilva, ricavando circa 9 miliardi di euro. Una tassa ambientale nel nome del principio del "chi inquina paga" e che rientra nella direttiva europea che regola il sistema di scambio di emissioni di Co2, l'Ets. Non si sono obblighi su come spendere i ricavi dell'Ets, ma un "invito" a utilizzarne almeno il 50% per l'azione per il clima. Peccato che l'Italia, in questi anni, abbia investito appena 1,5 miliardi in progetti ambientali, appena il 17%. Nell'Ue, solo l'Austria ha fatto peggio. È quanto emerge da uno studio del Wwf.

La stima dell'organizzazione ambientalista è stata fatta sulla base dei report nazionali sull'uso della risorse Ets. Stando a questi report, nel complesso dal 2013 i Paesi Ue avrebbero investito il 71,9% dei ricavi in attività ambientali. Ma guardando nel dettaglio, il Wwf ha scoperto diverse anomalie: ci sono per esempio 665 milioni di euro investiti per infrastrutture per il gas, o 1,4 miliardi per centrali a carbone. Il "buco" più grosso riguarda i 7,8 miliardi che una serie di Paesi, tra cui l'Italia, hanno destinato alle stesse industrie inquinanti per compensarle delle tasse versate con l'Ets. Un controsenso evidente, secondo il Wwf.

wwf studio ets

Queste compensazioni risultano ancora meno giustificate se si guarda a un altro aspetto del sistema: la direttiva, infatti, consente agli Stati mambri di destinare ad acciaierie, cementifici e centrali fossili una quota gratuita di permessi di emissioni di Co2. Secondo lo studio, nel complesso, tra il 2013 e il 2021, questi permessi gratuiti hanno raggiunto un valore di 98,5 miliardi di euro. Una cifra nettamente superiore a quella incassata con la vendita a queste stesse industrie, che si è fermata a 88,5 miliardi. In Italia, sono state concesse quote gratuite per 8,9 miliardi, di cui 3 solo nel 2021. Tra i maggiori beneficiari nel Belpaese dei permessi gratis c'è Arcelor Mittal, che gestisce l'ex Ilva a Taranto.   

Le quote gratuite, ricorda il Wwf, sono state distribuite all'industria come un modo per prevenire la "rilocalizzazione delle emissioni di carbonio", o il trasferimento di fabbriche inquinanti al di fuori dell'Ue per ridurre i costi di produzione. Sono stati dati "nella speranza che questi settori riducano le loro emissioni" in modo significativo, ma "non sorprende" che invece questo non sia avvenuto. Inoltre, in alcuni casi, queste industrie hanno realizzato profitti vendendo le quote gratuite in eccesso sul mercato, afferma il rapporto. "Questa analisi mostra che nell'ultimo decennio l'Ets si è basato sul principio 'chi inquina non paga', con miliardi e miliardi di mancati introiti che i paesi dell'UE avrebbero potuto invece investire nella decarbonizzazione industriale", dice Romain Laugier, uno degli autori del rapporto del Wwf. "I negoziatori dell'Ue dovrebbero eliminare gradualmente le quote gratuite il prima possibile e nel frattempo assicurarsi che le aziende che le ricevono soddisfino condizioni rigorose sulla riduzione delle loro emissioni", conclude.

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