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La consegna di Meloni ai fedelissimi: non fare eco alle sparate della Lega

La consegna che lei ha dato al suo cerchio magico è semplice: non alimentare polemiche nella maggioranza, non fare eco alle sparate della Lega soprattutto di Matteo Salvini, in ansia da prestazione per le imminenti regionali in Lombardia dove si gioca il suo futuro politico. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è molto irritata per le uscite recenti dei leghisti al governo: sparate che hanno guidato il dibattito politico mentre lei faceva sforzi "enormi" su giustizia, politica estera e autonomia energetica. Tutti temi passati in secondo piano prima per l'uscita improvvisa del ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli sul ddl autonomia "che andrà in Consiglio dei ministri subito", poi per le frasi del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara sugli stipendi da aumentare agli insegnanti del Nord, e infine per la valanga di emendamenti al ddl sbarchi arrivati alla Camera.

Tutte uscite rivendicate con orgoglio da Salvini, che sui social ha rilanciato un post dal titolo emblematico: "Salvini e la Lega si riprendono la scena", riprendendo un articolo di Libero sull'ultimo sondaggio di Pagnoncelli che dà il partito di via Bellerio in leggera risalita. La strategia del leader della Lega è chiara, anche perché tutti sanno che alle prossime regionali in Lombardia si gioca un pezzo del suo futuro politico. Se andrà male anche nel suo feudo davvero si aprirà la fronda nei suoi confronti e alcuni fanno notare come in realtà quest'ultima sia già iniziata: la lista del presidente Fontana è considerata  molto più forte rispetto a quella della Lega, a esempio.

Autonomia e gabbie salariali

In ogni caso l'agitazione di Salvini sta creando non pochi malumori a Palazzo Chigi e nel cerchio magico meloniano, a partire dal cognato d'Italia Francesco Lollobrigida. Il ministro dell'Agricoltura ha incontrato alcuni deputati di Fratelli d'Italia, cercando di abbassare i toni e invitandoli a non replicare o intervenire sugli argomenti rilanciati dalla Lega. "Sono chiacchiere in fondo, non c'è in agenda alcuna accelerazione sul ddl autonomia né stiamo discutendo di gabbie salariali, i leghisti sono un po' tesi e li facciamo sfogare", dice un deputato molto vicino a Lollobrigida.

Anche il meloniano Giovanni Donzelli, parlando con alcuni deputati del Partito democratico che gli chiedevano lumi sull'arrivo possibile del ddl autonomia in Consiglio dei ministri annunciato da Calderoli, ha gettato acqua sul fuoco: "Ma sì, magari ci andrà, forse prima del voto in Lombardia, magari anche dopo, vediamo - ha detto - ma, ragazzi, si tratta di un ddl che poi deve andare in Parlamento, passare dalle commissioni, subire emendamenti come abbiamo deciso nel vertice politico sull'autonomia. State tranquilli". Chiacchiere insomma, questo il messaggio che trapela da Fratelli d'Italia. La presidente del Consiglio ha fatto comunque sapere che nessun deputato di FdI dovrà fare da sponda magari replicando e facendo emergere quello che è evidente: nel programma politico del partito di maggioranza non c'è l'autonomia e non ci sono le gabbie salariali. Al massimo smorzare i toni, come ha fatto la sottosegretaria all'Istruzione di FdI Paola Frassinetti: "Le parole di Valditara sono state male interpretate dalla sinistra". Ecco, si tratta di parole e per giunta male interpretate. Intanto si vedrà se in settimana, come annunciato a Salvini, andrà in Consiglio dei ministri il ddl Autonomia: tanto è solo un pezzo di carta, in fondo. Dopo le regionali si faranno i conti veri nella maggioranza e anche da Meloni e Salvini.