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La fine atroce di Saman Abbas: che cosa è emerso dall'autopsia

Uccisa perché libera / Reggio Emilia

Durata sette ore, non sono stati rilevati tagli. Il corpo era integro ma saponificato. Necessari altri esami istologici che saranno svolti nei prossimi giorni

Sul corpo di Saman Abbas, durante l'esame autoptico, non sono stati rilevati tagli. A dirlo è l'avvocato Barbara Iannuccelli, che rappresenta l'associazione Penelope come parte civile al processo per l'omicidio della 18enne pachistana, sottolineando che "il corpo era integro, ma saponificato. Per fortuna, però, i tessuti consentono degli accertamenti". Dall'analisi esterna del corpo "sono emersi scollamenti e abrasioni che possono essere dettati dall'effetto tappo, essendo stata sotto terra per un anno e mezzo".

L'autopsia è durata 7 ore. L'esame è stato svolto dal laboratorio di anatomatopologia forense dell'Università di Milano, da Cristina Cattaneo e Dominic Salsarola, periti incaricati dalla Corte d'Assise di Reggio Emilia. All'incidente probatorio hanno assistito gli avvocati delle difese e di parte civile coi consulenti da essi nominati. La Corte ha fissato, il 23 novembre scorso durante l'udienza di conferimento, in 60 giorni il termine ultimo per i risultati. 

Smentita in parte l'ipotesi circa un taglio rilevato alla gola: "Sarebbe fuorviante definirlo tale, e tanto più ricondurlo a causa di morte di Saman. Non vi è neppure certezza che quello visto possa essere un taglio. Potrebbe essere uno scollamento di tessuto post mortem. A riguardo sono necessari esami istologici che saranno svolti nei prossimi giorni per capire se fossero lesioni irrorate di sangue e quindi risalenti a quando Saman era ancora in vita. Ad oggi nessuno è in grado di dirlo", dice Iannuccelli.

"Saman - ha proseguito il legale - aveva addosso i jeans sfilacciati da lei sul ginocchio per essere alla moda e la felpa. I vestiti sembrano essere proprio quelli riconducibili al video che la riprendevano davanti a casa nelle sue ultime ore prima della scomparsa. Aveva ancora addosso una cavigliera e un braccialetto di quelli portafortuna colorati, ma anche un paio di orecchini. E una folta chioma di capelli". Il telo che avvolgeva il corpo sotto pochi metri di terra argillosa in un rudere a mezzo chilometro dall'azienda agricola Le Valli ha di fatto preservato sia gli abiti sia i gioielli indossati la notte della scomparsa, tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021. Era stato lo zio Danish, ritenuto dai Carabinieri e dai magistrati l'esecutore materiale dell'omicidio di Saman, a far ritrovare i resti.

Serviranno dunque altri esami per scoprire la causa esatta della morte di Saman Abbas. 

Il 10 febbraio comincerà il processo a Reggio Emilia. Cinque gli imputati: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre in carcere), il padre Shabbar Abbas (arrestato un mese fa in Pakistan, dove si è in attesa dell'udienza che decida sull'estradizione) e la madre Nazia Shaheen (ancora latitante in patria). Devono tutti rispondere di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere.