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La scuola non è una priorità per i nostri politici

Alcuni programmi rendono più complicato trovare pagine dedicate alle scuole. Negli ultimi anni, però, tutti i sostenitori di tutti i partiti politici hanno ribadito ossessivamente che la scuola dovrebbe essere una priorità per l'azione politica. , ci sono poche prove concrete al di là di cliché, promesse allarmanti e ritornelli stancanti. «Ecco fatto. È una proposta potente, arrivata quasi dal nulla, e forse non troppo credibile. Mi chiedo perché i leader del PD, che sono al governo, non abbiano preso in considerazione questa riforma negli ultimi anni. Sarebbe stato bello iniziare un giorno qualsiasi. Ora, a un mese e mezzo prima delle elezioni, e mai prima degli accordi contrattuali di lunga data del governo, perché emerge una posizione chiara che presuppone enormi impegni economici? Altri punti del programma del PD sono un elenco molto vago di buone intenzioni. Nel programma, il PD dice: "Sì, accetterò l'aumento". Qui è proprio questo termine vago a deludere: se ci si rendeva conto che c'era bisogno di sostenere insegnanti per tutta la vita per tutti i bambini bisognosi, ad esempio, "tutto il necessario Ci vuole coraggio per scrivere "Io sosterrò i miei studenti". Il responsabile del sostegno gli darà un insegnante a tempo pieno per tutta la vita." Unisce i programmi elettorali di tre partiti politici in un unico documento e la parte dedicata alle scuole è al 14° posto su 15. Ci sono nove assi di interesse, che sono anche caratterizzati da ampie generalizzazioni. Rafforzamento della meritocrazia, dell'ammodernamento e della sicurezza, della ricerca tecnica e professionale. Sono più o meno lo stesso punto attraverso diversi allineamenti, quindi sono meno distintivi e più deboli. Forse perché i collegi elettorali a cui mira questo campo sono meno pescati tra i funzionari scolastici. Tra l'altro c'è quella generale "per sostenere il rientro degli italiani altamente qualificati attualmente all'estero", ma non ancora specificazione ulteriore. I documenti Action e Italia Viva appiattiscono l'esperienza italiana con i modelli esteri, proponendo di accorciare il periodo di studio di un anno dalle 13 alle 12. I fautori della riforma sostengono "come sta accadendo in Europa", ma non è detto che quello che si fa altrove debba essere necessariamente imitato perché è meglio No. I problemi della scuola italiana non sono dovuti agli anni in più previsti dal nostro corso di studia. Sappiamo tutti infatti che chi ha studiato a dovere in Italia è ricercato e controverso nelle università di tutto il mondo. Questo è un campo trasversale che non ha un insegnante a tempo pieno e ha afflitto molte istituzioni nel corso degli anni. Prima che la maggior parte di loro potesse fare a meno della scuola. Non certo per il bene della disciplina stessa, che è ammirevole e poco pregiata, ma che è inserita in modo sbagliato e ha il coraggio di dire qual è, specchio conforme all'allodola, perché va definito .

Infine, vorrei proporre il Movimento Cinque Stelle. Questo, come tutti i programmi in misura maggiore o minore, rimane per certi versi molto vago, suggerendo più psicologi e pedagogisti per soddisfare i reali bisogni delle scuole (come se soprattutto per quanto riguarda gli educatori, senza spiegare sempre come e in quale ruolo sono inseriti) e la riduzione del numero limitato di dipartimenti universitari, un grosso problema di orientamento verso l'esterno

Questi sono i capisaldi delle principali piattaforme politiche. Le scuole non si riprenderanno mai da nessuno di questi programmi perché sono tutti così vaghi e generici che non avranno mai la priorità nell'azione del governo.

leggere il programma sembra un'opportunità persa. Insomma, perché non ascoltiamo le voci della comunità scolastica. Manca un tema davvero importante per la scuola. Classi piccole, come se le classi di 27, 28, 32 studenti non fossero uno dei maggiori problemi della scuola. Non c'è traccia di un percorso di certificazione che metta fine al percorso ad ostacoli all'avvio della professione di insegnante senza rincorrere le notizie annuali di reclutamento. In generale, niente specificità, ma ancora parole, solo parole: promesse di aumenti salariali, promesse di posti migliori. Lo prometto come sempre, ma la scuola non ce la fa più.