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La strage del Cermis, 25 anni dopo

Poca giustizia / Trento

Il 3 febbraio 1998 un aereo militare Usa, volando in violazione a tutti i regolamenti di altezza e velocità, tranciò un cavo della funivia in Val di Fiemme: 20 morti

Una strage assurda. Il dolore: quello dei familiari delle vittime, che non passerà. Il sangue sulla neve. La giustizia, quella vera: mai ottenuta. Sei lettere che ancora oggi provocano un brivido lungo la schiena a chi ricorda la cronaca di quel giorno d'inverno: Cermis.

La strage del Cermis: 3 febbraio 1998

Sono passati 25 anni dalla strage del Cermis. Il 3 febbraio 1998 un aereo militare dei Marines degli Stati Uniti, volando in violazione a tutti i regolamenti di altezza e velocità, tranciò un cavo della funivia in Val di Fiemme, nei pressi di Cavalese, località sciistica nel cuore delle Dolomiti a 40 km nord-est di Trento. Le 20 persone che erano a bordo della cabina precipitata nel vuoto non ebbero scampo. Poco dopo le 15, il colpo d'ala d'un caccia statunitense Grumann Prowler, a bassa quota a circa 800 chilometri orari, spezzò 20 vite in un attimo. Dalla gioia sulle piste di sci all'irreparabile in sette secondi. Un volo di 108 metri, come cadere dalla sommità di un grattacielo di 36 piani. 

Dopo alcuni giorni l'allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, incontrò alla Casa Bianca il presidente del consiglio italiano, Massimo D'Alema. Clinton chiese scusa e assicurò risarcimenti per i parenti delle vittime. Ma i familiari, più che soldi, desideravano giustizia. Non ci fu giustizia. Processati negli Stati Uniti e rinviati a giudizio davanti alla corte marziale a Camp Lejeune Ashby e Schweitzer, i militari furono assolti per la strage e condannati solo per aver distrutto il video di bordo. Vennero congedati d'autorità dal corpo dei Marine.

Rientrati infatti alla base di Aviano (da cui erano decollati, Aviano in quegli anni era utilizzato come punto di appoggio per le esercitazioni che si svolgevano durante la guerra in Kosovo) dopo la tragedia, i militari statunitensi distrussero fisicamente le registrazioni di volo. In base alla convenzione Nato, il nostro Paese non poteva perseguire i colpevoli della strage, che andarono quindi a processo in patria. Lì il comandante Richard Ashby affermò che l'altimetro dell'aereo era rotto e che non era a conoscenza dei regolamenti sul limite di velocità. Vennero così assolti dall'accusa di omicidio colposo, nonostante la successiva confessione del navigatore Joseph Schweitzer, il quale ammise che l'aereo volava così in basso per "divertirsi" e "scattare foto al panorama". "Ho bruciato la cassetta. Non volevo che la Cnn mandasse in onda il mio sorriso e poi il sangue delle vittime", disse. Si erano portati a bordo una videocamera per fare delle riprese amatoriali: evoluzioni spericolate da anni venivano denunciate dai cittadini della valle.

I familiari delle vittime ricevettero un risarcimento dal governo degli Stati Uniti soltanto dopo una lunga battaglia legale. I comandanti della base di Aviano non andarono mai a processo.

Lo squarcio

Il messaggio di Mattarella

"Quanto è accaduto" 25 anni fa sul Cermis "non sarebbe mai dovuto accadere. È responsabilità delle istituzioni eliminare anche il minimo rischio che incidenti di simile natura possano avvenire. La sicurezza e l'idea stessa di difesa cominciano dal rispetto e dalla tutela della vita dei cittadini". Lo ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando "la tragedia del Cermis, venticinque anni fa", che "lasciò sgomenta l'intera comunità nazionale". Quel giorno, "venti persone, la maggior parte delle quali turisti in visita nelle nostre montagne, persero la vita precipitando dalla funivia, a causa del comportamento grave e irresponsabile dell'equipaggio di un aereo militare statunitense. La Repubblica rinnova la propria vicinanza ai familiari delle vittime, alla comunità di Cavalese, a quanti negli anni trascorsi si sono impegnati per giungere a una piena ricostruzione degli eventi e ottenere giustizia".

"Le conclusioni processuali - ha proseguito il Capo dello Stato - sono state condizionate dai limiti imposti dalle convenzioni internazionali in essere. Nonostante omissioni e ritardi, è stato tuttavia ricomposto un quadro veritiero delle responsabilità e delle circostanze che hanno prodotto la strage. Così come si è imposta una revisione delle regole che presiedono il volo degli aerei militari sui territori abitati".

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I nomi delle 20 vittime del Cermis

  • Hadewich Antonissen (24, Wechelderzande), belga;
  • Stefan Bekaert (28, Lovanio), belga;
  • Dieter Frank Blumenfeld (47, Burgstädt), tedesco;
  • Rose-Marie Eyskens (24, Kalmthout), belga;
  • Danielle Groenleer (20, Apeldoorn), olandese;
  • Michael Pötschke (28, Burgstädt), tedesco;
  • Egon Uwe Renkewitz (47, Burgstädt), tedesco;
  • Marina Mandy Renkewitz (24, Burgstädt), tedesca;
  • Maria Steiner-Stampfl (61, Bressanone), italiana;
  • Ewa Strzelczyk (37, Gliwice), polacca;
  • Philip Strzelczyk (14, Gliwice), polacco;
  • Annelie (Wessig) Urban (41, Burgstädt), tedesca;
  • Harald Urban (41, Burgstädt), tedesco
  • Sebastian Van den Heede (27, Bruges), belga;
  • Marcello Vanzo (56, Cavalese), manovratore della Cabina in discesa, italiano;
  • Stefaan Vermander (27, Assebroek), belga;
  • Anton Voglsang (35, Vienna), austriaco;
  • Sonja Weinhofer (22, nata a Monaco, domiciliata a Vienna), austriaca;
  • Jürgen Wunderlich (44, Burgstädt), tedesco;
  • Edeltraud Zanon-Werth (56, nata a Innsbruck, residente a Bressanone), italiana.

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