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Luca Guadagnino al Red Sea International Film Festival 2022: «Il dono di riconoscere il talento»

Per Luca Guadagnino un film non nasce nel momento in cui viene girato, ma nella sala di montaggio dove viene assemblato. «È lì che il film prende vita», spiega il regista, ospite di un incontro speciale durante la seconda edizione del Red Sea International Film Festival a Jeddah, in Arabia Saudita. La sua passione per il cinema risale all'infanzia, tant'è che i film che considera preziosi per la sua formazione sono tre: Lawrence d'Arabia, Psycho e Apocalipse Now, tutti visti in compagnia di suo padre. «Quello che accade sullo schermo è qualcosa di magico, è come se venissi risucchiato dentro al montaggio diventando tu stesso parte della storia che stai guardando», sottolinea ancora una volta Luca Guadagnino, descrivendo l'esperienza della sala alla stregua di un innamoramento vero e proprio.

Luca Guadagnino al Red Sea International Film Festival 2022 «Il dono di riconoscere il talento»

Daniele Venturelli/Getty Images

«Amo quello che succede dentro ognuno di noi mentre le immagini scorrono sullo schermo. Ti innamori dei colori, della musica, del potere, di tutto». Quand'è, però, che Luca Guadagnino ha deciso che avrebbe voluto raccontare una storia? «È una missione che mi sono dato quando ero adolescente. A 16 anni, quando mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande, rispondevo il regista. Sono del Leone, quindi un po' imperativo», dice Guadagnino spiegando che ogni film che gira è come se fosse il suo primo. «È un lungo processo di apprendimento. Ogni volta fingi di sapere cosa fare ma, alla fine, lo scopri solo mettendoci le mani». La cosa principale che Luca sente di aver imparato dal cinema è, però, un'altra: riconoscere e apprezzare il talento dei tanti artisti con cui ha avuto il piacere e l'onore di lavorare. A cominciare da Tilda Swinton. 

Luca Guadagnino al Red Sea International Film Festival 2022 «Il dono di riconoscere il talento»

Mondadori Portfolio/Getty Images

«Non mi interessava che fosse famosa. Mi piace lavorare con tutti coloro che brillano quando lavorano, con tutti coloro che sono dotati. Ho incontrato Tilda ad aprile, Berlusconi era stato appena rieletto primo ministro in Italia e sentivo che la catastrofe era vicina. Ci siamo presentati, ci siamo dati appuntamento il giorno dopo in hotel e lei, incredibilmente, si è presentata: da lì siamo diventati amici». Insieme a lei, l'altro talento «inventato» da Luca Guadagnino è un altro: Timothée Chalamet, insieme al quale il regista ha recentemente girato il bellissimo Bones and All. «Sono attratto dalle persone dotate. Come Claudio Gioè, insieme al quale ho girato il suo primo film, e Maria Valverde. Penso di avere il dono di riconoscere il talento, ed è per questo che sono orgoglioso di tutte le persone che sono diventate quello che sono diventate, a cominciare proprio da Chalamet, una persona molto intelligente». Su di lui, Luca Guadagnino non ha dubbi: potrebbe, presto o tardi, passare dall'altra parte della cinepresa e diventare un regista, perché avrebbe tutte le carte in regola per farlo. «Quando giravamo Chiamami col tuo nome, Timothée veniva tutti i giorni al montaggio: era eccitato all'idea di vedere il film nascere. Credo che abbia il talento del regista, e forse un giorno lo dimostrerà».

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