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Marche, incidente in A14: muoiono il tennista paralimpico Andrea Silvestrone e due suoi figli, polemica sul cantiere

L'auto ha invaso la corsia di senso opposto, come se il guidatore non fosse più in sé. E si è schiantata contro il muso del tir che viaggiava sul lato opposto. Questo mostra il video di una telecamera che ha immortalato il drammatico incidente in cui hanno perso stamane la vita Andrea Silvestrone, tennista paralimpico, e due dei suoi figli: un ragazzino di 12 anni e la più grande di 14. Lo scontro è avvenuto in direzione nord sull'A14 nella Galleria Castello a Grottammare, in provincia di Ascoi Piceno. Nello scontro è rimasto ferito il terzo figlio dell'atleta paralimpico, un bambino di 8 anni (è deceduto il cane che era in macchina con i Silvestrone). Nei pressi di un cantiere segnalato si sono scontrate la Citroen, proveniente dall'Abruzzo, su cui viaggiavano le vittime e il bimbo trasportato all'ospedale di Torrette (Ancona), e un Tir il cui conducente è rimasto illeso. Sul posto sanitari, vigili del fuoco, polizia stradale e personale Anas.

Lo scontro mortale

Lo scontro è avvenuto all'altezza del chilometro 300, in corrispondenza, fa sapere l'Anas, di un "cantiere di lavoro correttamente installato e segnalato". L'incidente poco prima delle 11 ed è ancora chiuso il tratto compreso tra San Benedetto del Tronto e Pedaso. L'auto è completamente distrutta nella parte anteriore: l'alta velocità è stata devastante per chi viaggiava dentro a seguito dell'impatto con il Tir. Sul posto, traffico bloccato e 2 chilometri di coda in entrambe le direzioni; un chilometro di coda all'uscita obbligatoria di San Benedetto direzione Bologna. Ma lentamente il traffico si sta decongestionando.

La polemica sul cantiere

E scoppia la polemica sul cantiere in strada. "A fronte dell'ennesimo tragico indicente mortale sull'A14 nei tratti marchigiano e abruzzese, mi sono sentito con il presidente Marco Marsilio, con il quale abbiamo convenuto di richiedere un ulteriore incontro urgente con Aspi, Autostrade per l'Italia, al fine di provvedere a garantire la massima sicurezza possibile anche rimodulando i cantieri. Questa situazione è diventata per noi insostenibile e inaccettabile, sotto tutti i punti di vista possibili, prima di tutto la perdita di vite umane per le quali esprimo profondo dolore e cordoglio". Così il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli

In gita a Venezia

I Silvestrone percorrevano in auto la galleria Castello a Grottammare per andare da Montesilvano, paese in provincia di Pescara dove vivono, a Venezia, dove abitano la sorella e il cognato del campione della della nazionale paralimpica di tennis. La famiglia si sarebbe dovuto fermare per il fine settimana per poi far rientro a casa nel pomeriggio di domenica. Di origine emiliana, Silvestrone si sentiva a tutti gli effetti un cittadino di Montesilvano tanto che si era fatto incidere sulla carrozzina lo stemma della città.

"In campo mi batteva sempre"

"Andrea era affetto da sclerosi multipla, ma viveva con ironia quello che la vita gli aveva riservato - racconta uno dei suoi più cari amici, il sindaco di Montesilvano Ottavio De Martinis - Quando ho ricevuto la notizia il mio assessore alla diabilità aveva già sentito Barbara, la moglie, che stava raggiungendo il figlio minore in ospedale. La prima cosa che ha detto è stata: 'Ma Ottavio lo sa già?'. Eravamo unitissimi, un'amicizia nata alle manifestazioni pubbliche in cui l'ho premiato più di una volta, l'ultima un mese e fa, a Natale 2022. Con lui giocavo a tennis e mi batteva sempre. Sono sconvolto e incredulo".

Il dolore della comunità

Sconvolta anche la comunità di Montesilvano dove Silvestrone viveva ed era molto stimato. "Organizzava insieme a giornalisti locali - dicono in paese di lui - tantissimi eventi sportivi e festival per i giovani: rendeva viva e allegra questa cittadina in cui ha vissuto parte della sua vita. Era molto più sereno lui, inchiodato su una sedia a rotelle, che tanti di noi che ci carichiamo di problemi stupidi. Un ricordo di lui? Si caricava i figli sulla carrozzella, soprattutto quando erano più piccoli, e al grido "vamosss" che era il suo motto andava veloce per le strade del paese. Una tragedia immane, davvero immane".

(articolo in aggiornamento)