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Marco il monzese che ha aiutato un anziano malato a morire in Svizzera

Eutanasia

L'uomo soffriva di una forma molto aggressiva di Parkison

"Romano ora è libero di scegliere. Ha dovuto ricorrere all’aiuto di Marco Cappato per essere portato in Svizzera, dove si può ottenere assistenza per la morte volontaria, anche senza dipendere da trattamenti di sostegno vitale. Sua moglie ieri sera, appena arrivati, ha voluto spiegare le ragioni in questo video. Marco Cappato per questa disobbedienza civile rischia di nuovo 12 anni di carcere". Così si legge sulla pagina dell'associazione Luca Coscioni in merito alla vicenda di Romano, un 82enne residente a Peschiera Borromeo (nel milanese) e malato di Parkinson. L’uomo ha chiesto aiuto al monzese Marco Cappato per recarsi in Svizzera per porre legalmente fine alla sua vita attraverso il suicidio assistito.

Anche questa volta Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, ha accolto l'appello di una persona gravemente malata che chiedeva di poter essere sottoposta al suicidio assistito che in Italia non è legale. Cappato, 51 anni, monzese, diplomato al liceo classico Zucchi e poi laureato in Economia alla Bocconi, da anni attivista politico già in passato aveva accompagnato alcune persone in Svizzera per porre fine alle loro sofferenze. Nella giornata di oggi, sabato 26 novembre, si autodenuncerà ai carabinieri. 

La storia di Romano

La moglie di Romano ha spiegato in un video pubblicato sulla pagina Facebook dell'associazione Luca Coscioni la grave malattia che aveva colpito l'uomo. "Romano è affetto da una forma di Parkinson molto aggressiva - aveva detto -. Gli ha paralizzato gli arti e prodotto una disfagia che a breve lo porterà a un'alimentazione forzata. A luglio mio marito aveva già espresso in modo responsabile e consapevole il desiderio di interrompere questa lunga sofferenza". Nel frattempo i familiari hanno contattato l'associazione Luca Coscioni e Marco Cappato. Poi nei giorni scorsi il viaggio in una clinica Svizzera e la conferma al medico, che lo aveva precedentemente sottoposto alla visita, di voler interrompere quella sofferenza.

La richiesta della figlia

Romano è stato accompagnato in Svizzera da Marco Cappato, dalla moglie e dalla figlia che era giunta nei giorni precedenti dalla California. "In California tutto questo è legale - ha spiegato in un video pubblicato sui social -. In quello Stato avrebbe potuto farlo a casa, circondato dall'amore dei suoi cari. Noi siamo dovuti venire in Svizzera per poter fare questa scelta. Mi auguro che in futuro si possa effettuare anche in Italia, nella propria casa, circondati dai propri familiari". 

"Ecco perché sono in Svizzera

Cappato aveva raccontato: "Sono di nuovo in Svizzera per fare valere quello che dovrebbe essere un diritto fondamentale. Si tratta di una nuova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata non è 'tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale', quindi non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-dj Fabo per l'accesso al suicidio assistito in Italia".

In seguito all'aiuto che Cappato fornì a Fabiano Antoniani (dj Fabo), la Corte costituzionale sentenziò che il suicidio assistito è possibile, in Italia, a determinate condizioni: una patologia irreversibile, sofferenze intollerabili (fisiche o psicologiche), piena consapevolezza e libertà nel prendere decisioni e, infine, trattamenti di sostegno vitale per la tenuta in vita. Una condizione, l'ultima, che in questo caso non sussiste. Per questo, come ha spiegato Cappato, il viaggio in Svizzera è "una nuova disobbedienza con l'obiettivo di superare le attuali discriminazioni tra persone malate e consentire il pieno rispetto della volontà anche delle persone affette da patologie irreversibili, fonte di sofferenza, pienamente capaci ma non ancora tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale". 

I precedenti

Ad agosto 2022 Cappato accompagnò in Svizzera una donna veneta di 69 anni affetta da un tumore al polmone con metastasi che, come in questo caso, non era tenuta in vita da sostegni vitali e dunque non rientrava tra i casi previsti dalla sentenza della Corte costituzionale. Al ritorno, Cappato si autodenunciò presso i carabinieri a Milano ed è al momento indagato dalla procura meneghina. Nel 2020 Cappato era stato assolto a Massa per avere aiutato a morire Davide Trentini, malato di sclerosi multipla, non tenuto in vita da macchinari ma che riceveva medicine di sostegno