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Mercati finanziari: facciamo il punto su euro-dollaro, banche centrali e inflazione

L’incertezza e la tensione sono sempre più palpabili sui mercati finanziari. L’inflazione continua ad essere un enorme problema, sia per quanto riguarda la normale spesa di tutti i giorni che per quanto riguarda gli investimenti. Gli interventi delle banche centrali per ora non hanno sortito gli effetti desiderati e diventano sempre più probabili ulteriori strette di politica monetaria. I listini nel giro di poco tempo hanno bruciato i precedenti guadagni ed ora si cerca di limitare le perdite.

Ovviamente ci sono conseguenze anche sul cambio euro-dollaro, che in questo momento vede il biglietto verde diventare sempre più forte. Per i trader e gli investitori questo è un periodo molto complesso: riuscire a capire come muoversi senza avere delle competenze adeguate e senza restare sempre aggiornati è praticamente impossibile. Eppure anche in momenti così complicati si possono nascondere delle interessanti opportunità.

L’inflazione non si ferma

Come accennato nell’introduzione, la formazione e l’aggiornamento sono fondamentali per chiunque intenda operare sui mercati finanziari. Oggi è molto semplice trovare materiale di qualità gratuito sul web. Tra i siti più completi sotto questo punto di vista si distingue l’autorevolissimo e-conomy.it, dove trovare approfondimenti, recensioni, guide e contenuti dettagliati sul mondo degli investimenti digitali, utili per aiutare i giovani traders ad avvicinarsi nel modo corretto ai mercati finanziari.

Studiare ed informarsi adeguatamente è utile anche per capire come funziona l’inflazione, un fenomeno che colpisce tutti: sei italiani su dieci per limitarne gli effetti nelle loro tasche hanno già deciso di ridurre i loro consumi di energia. Ma sono necessari anche sacrifici di altro tipo: sono previsti importanti tagli alle spese per lo shopping, per le attività di svago e per quelle culturali. Il percorso da seguire per riportare l’indice dei prezzi ad un livello accettabile è ancora lungo e prevede l’utilizzo delle cosiddette armi finanziarie delle banche centrali.

Le mosse delle banche centrali e le conseguenze sui mercati finanziari

L’arsenale delle banche centrali è costituito essenzialmente da due strumenti: le obbligazioni, che non vengono reinvestite alla scadenza, e soprattutto i rialzi dei tassi di interesse. La Fed è già arrivato al suo terzo rialzo dello 0,75% consecutivo, portando i tassi di interesse a livelli che non si vedevano dal 2008. L’inflazione però sta rallentando troppo lentamente e con questo ritmo sarà inevitabile per la Federal Reserve ritoccare ancora i tassi.

Lo stesso istituto pensa che sarà necessario portare i tassi al 4,4% entro la fine del 2022 e fino al 4,6% nel 2023. Le mosse della Fed verranno seguite anche dalla Bce, che già a settembre a deciso di effettuare il primo rialzo dello 0,75%. Secondo le stime che filtrano da Francoforte, continuando con un programma di rialzi dei tassi, l’inflazione dovrebbe scendere all’8,1% entro il 2022, al 5,5% entro il 2023 e ad un più accettabile 2,3% entro il 2024.

Come reagisce il cambio euro-dollaro

Le previsioni della Fed e le mosse della Bce in questo momento si fanno sentire eccome anche sul cambio euro dollaro, con il biglietto verde che si trova ai suoi massimi degli ultimi venti anni nei confronti della moneta unica. Ma il dollaro statunitense ni realtà si sta rafforzando anche nei confronti di tutte le altre valute più importanti, come lo yen, la sterlina, il franco svizzero, la corono svedese ed il dollaro canadese.

Il calo della coppia euro dollaro è legata non solo alle differenze di politica monetaria, ma anche alla differenze tra la forza economica degli USA e quella europea. Con l’euro debole le esportazioni dal Vecchio Continente vengono considerate più convenienti e questo potrebbe essere un fatto positivo, considerando che l’Italia esporta negli Stati Uniti qualcosa come 60 miliardi di dollari di “cose” ogni anno. Ma bisogna considerare anche il fatto che le importazioni in dollari diventano decisamente più care, annullando (o addirittura superando) il vantaggio delle esportazioni convenienti.