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Milano Fashion Week: ciao Kim!

Che cos'è il divismo, oggi? Una piccola, grande lezione sul tema ci arriva dalla passerella di Dolce & Gabbana, una delle più attese della Fashion Week di Milano. Il parterre di vip chiamati ad assistere allo show è uno di quelli già di per sé stellari: Monica Bellucci, Eva Herzigova, Helena Christensen, Bianca Balti, Alessandra Ambrosio e molti altri. 

Ma l'attesa è tutta per la star delle star, l'iperinfluencer planetaria da 330 milioni di follower, la celebrità celebre per essere celebre: Kim Kardashian. La sua presenza sensuale e quasi felliniana campeggia su un megaschermo a guisa di scenografia ipnotica della passerella: in un magnetico ralenti in bianco e nero, nostra signora di instagram ci fissa negli occhi mentre si gusta un piatto di italianissimi (dai, è pur sempre made in Italy) spaghetti al pomodoro.

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In pedana, riedizioni riviste e corrette di alcuni dei cult più intramontabili e indimenticabili della griffe, bellissimi e pieni di senso ancora oggi, capostipiti di un linguaggio che ha creato molti dei codici dello stile contemporaneo. Ma lo sguardo è tutto rivolto qualche metro più su, non si schioda da Kim (per altro curator della collezione: suo il compito di scegliere i look, creati tra il 1987 e il 2007, che i due stilisti hanno reinterpretato) che ci fissa divorandoci. Un buco nero che tutto inghiotte. E sul gran finale compare anche lei, in carne e ossa e tutto il resto: un'epifania magica e quasi mistica, che cattura su di sé attenzione, amore, ammirazione e schermi dei telefonini. Potere della fama, fame di potere. Un cortocircuito nel quale non si capisce quale sia l'origine del tutto.