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Mille alloggi di Itea da ristrutturare, i sindacati: ''Basta scuse e continui rimpalli di responsabilità: servono risorse ma la Provincia non ha una politica abitativa''

TRENTO. "Basta scuse, servono più risorse per accelerare sulle ristrutturazioni". Queste le parole di Manuela Faggioni (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil). "Siamo stanchi del continuo rimpallo di responsabilità: il dato reale è che questa Giunta non ha una politica abitativa. E' necessario finanziare nuove case popolari e il fondo di housing sociale". 

Nelle scorse ore Itea ha presentato i dati relativi all'anno scorso: "Un 2022 sicuramente intenso ma abbiamo raggiunto risultati importanti che oggi costituiscono una solida base per le prossime attività", ha commentato la presidente Francesca Gerosa. La numero della società di edilizia popolare ha affrontato anche il tema degli alloggi di risulta. "Nel 2021 sono stati riconsegnati 480 alloggi mentre nel 2022 sono stati riconsegnati 412 alloggi. Questo Consiglio di amministrazione si è trovato a gestire situazioni complesse. Il patrimonio abitativo in molti casi è vetusto con il 72% degli edifici classificati tra B3 e B4, immobili che richiedono periodi lunghi di riqualificazione e tante risorse. Prima la società, per scelta legittima, si è concentrata nella sistemazione di quegli alloggi con la maggior parte degli interventi di tipo ordinario. Nonostante le difficoltà, la società è però riuscita a incrementare la produzione: +54%. Un risultato davvero alto che testimonia che Itea non si è risparmiata nell'affrontare gli obiettivi". La soluzione per Itea è quella di una gara ad hoc per ristrutturare un pacchetto di 100 alloggi. "E' l'unica possibilità per abbassare la quota dei mille alloggi di risulta" (Qui articolo).

A intervenire i sindacati. "Sulla situazione delle case pubbliche c’è un solo dato di fatto - commentano Faggioni, Bezzi e Alotti - anche nel 2022 mancavano all’appello mille alloggi sfitti. Questo significa che mille famiglie, pur avendo i requisiti per entrare in una casa popolare, sono rimaste senza per ritardi, inefficienze, scarse risorse. E’ ora di smetterla con questo rimpallo di responsabilità tra Itea, Provincia e gli enti locali. Si metta mano alla situazione, si stanzino i finanziamenti e si costruiscano risposte all’emergenza abitativa trentina. Le risorse che con l’ultimo bilancio la Giunta ha stanziato per Itea e che dovrebbero garantire la ristrutturazione di 400 alloggi l’anno sono insufficienti: servono maggiori soldi e serve una politica della casa che questa Giunta provinciale non ha mai avuto".

Per i sindacati anche Itea non è esente da responsabilità, "squallido - evidenziano Faggioni, Bezzi e Alotti - vedere come la questione casa e la stessa gestione della società invece che essere una priorità siano diventate strumento per regolare i conti in vista delle prossime elezioni provinciali".

E' duro il giudizio di Cgil, Cisl e Uil. "La verità è che manca del tutto una politica abitativa provinciale. Non si costruiscono nuove case o comunque se ne costruiscono troppe poche, le ristrutturazioni procedono a rilento e il fondo di housing sociale, che dovrebbe dare risposte alle molte famiglie che non sono abbastanza povere per entrare in graduatoria Itea ma non abbastanza ricche per trovare una soluzione abitativa sul mercato, restano senza risposte. E sono spesso giovani coppie, nuove famiglie. E’ difficile pensare di invertire il trend della denatalità in Trentino se non si investe anche in questa direzione".

I sindacati intervengono anche sulla questione della riqualificazione energetica degli immobili sulla base di quanto stabilirà la direttiva europea. "Il tema non è bloccare misure che miglioreranno il nostro patrimonio edilizio e renderanno gli immobili più sostenibili. Quello è un percorso inevitabile alla luce anche dei cambiamenti climatici. E', però, compito della politica, nazionale e provinciale, tradurre le indicazioni che saranno assunte a Bruxelles con norme efficaci". Per Cgil, Cisl e Uil questo si traduce in basta contributi a pioggia o misure come il 110% "che hanno drogato il mercato, ma interventi a sostegno dei cittadini in difficoltà che da soli non potranno farsi carico di ristrutturazioni energetiche impegnative. Il problema non è bloccare la transizione verso un abitare più sostenibile, ma agevolarla”, concludono Faggioni, Bezzi e Alotti.