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Ministri, ecco il totonomi per il governo Meloni, ma Salvini non molla il Viminale. Ipotesi La Russa al Senato

Otto ministeri a Fratelli d'Italia, quattro a Forza Italia, quattro alla Lega, uno ai centristi, più due o tre posti riservati a profili tecnici. E' lo schema di massima di Giorgia Meloni per comporre una squadra di governo di venti ministri, con l'ipotesi di indicare due vicepremier. Ma l'incastro è non facile, a partire dal Viminale che Matteo Salvini continua a reclamare ma che anche il forzista Antonio Tajani sembra volere. 

A chi le domanda a che punto sia, la leader della Destra si limita a rispondere: "Ci vuole un incarico per formare il governo". Come a dire che tutto si deciderà solo dopo che Sergio Mattarella le avrà affidato l'incarico di formare l'esecutivo. Ma il risiko partirà già il 13 ottobre dalle presidenze delle Camere. Al Senato la leader della Destra vorrebbe Ignazio La Russa, cofondatore di FdI, perché la maggioranza di 112 senatori su 200 è abbastanza ampia, ma nel tempo potrebbe assottigliarsi, con relative turbolenze da governare. La Camera, in uno schema del genere, andrebbe alla Lega, probabilmente con Giancarlo Giorgetti. Non è detto però che questa soluzione sia praticabile. E allora tornano i nomi di Roberto Calderoli per il Senato e Antonio Tajani per Montecitorio.   

Ma vediamo chi sale e chi scende, nel toto-nomi in circolazione tra gli alleati di centrodestra.

Esteri e Affari europei

Agli Esteri restano alte le quotazioni di Elisabetta Belloni, attuale capo dei Servizi. Ma il ministro potrebbe essere anche politico: si citano Antonio Tajani e Raffaele Fitto di FdI. Anche se quest'ultimo sembra più probabilmente destinato agli Affari europei.

Interno e Difesa

Per il Viminale emergono le ambizioni del coordinatore di FI Tajani, ma Salvini lo vuole per sé. Non hanno dubbi i parlamentari della Lega che lo hanno incontrato ieri e a cui avrebbe detto: "Io credo sia giusto che torni a fare il ministro dell'Interno. E' un lavoro che so svolgere, che mi interessa fare, per cui sono finito pure a processo". Ma l'inchiesta su Open Arms è una delle ragioni per cui Meloni ritiene che dare quella poltrona al leghista non sia possibile, perché potrebbe non superare il vaglio del Quirinale. Ecco perché l'offerta sarebbe quella di nominare un uomo a lui vicino, come il parlamentare della Lega ed ex sottosegretario Nicola Molteni o il prefetto, già capo di gabinetto di Salvini, Matteo Piantedosi. Alla Difesa il più quotato resta per ora Adolfo Urso, presidente uscente del Copasir, ma potrebbe finire anche La Russa, se sfumerà per lui la presidenza del Senato.

Economia

Al ministero dell'Economia il più accreditato continua ad essere l'ex ministro Domenico Siniscalco, anche se fino all'ultimo Meloni non dispera di riuscire a convincere Fabio Panetta. Ma Panetta oggi siede nel board della Bce e con le sue dimissioni l'Italia perderebbe un incarico molto delicato e importante.

Infrastrutture e Mare

Alle Infrastrutture la Lega vorrebbe Edoardo Rixi, ma la delega potrebbe che potrebbe andare anche a Salvini, che potrebbe sommare l'incarico a quello di vicepremier. Meloni vorrebbe anche istituire un ministero del Mare, da affidare a un esponente di FdI.

Sviluppo economico ed Energia

Tanti i possibili aspiranti al ministero dello Sviluppo economico, dallo stesso Salvini, all'attuale ministro Giorgetti, anche se lui nega ambizioni nel governo. Al Mise potrebbe comunque tornare la delega Energia, oggi in capo al ministero della Transizione ecologica, che tornerebbe a essere ministero dell'Ambiente.

Welfare e Disabilità

Per il ministero del Welfare è accreditato l'accademico Luca Ricolfi, che la scorsa primavera è intervenuto alla convention milanese di FdI. Alla Sanità aspirerebbe FI con Licia Ronzulli, ma per lei sarebbero possibili anche altre caselle.

Giustizia, Rapporti col Parlamento e Riforme

Alla Giustizia resta in partita, nel delicato Cencelli meloniano, Giulia Bongiorno con il magistrato Carlo Nordio, ma l'esponente della Lega potrebbe anche andare alla Pubblica amministrazione. Ai Rapporti col Parlamento viene accreditato Maurizio Lupi, alle Riforme Marcello Pera. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dovrebbe essere Giandomenico Fazzolari, anche se in partita c'è anche in questo caso La Russa.