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Netflix, le nuove regole sulla condivisione della password

Da marzo le password di Netflix non si potranno più condividere. Questo manderà in crisi non solo molte piattaforme che, sul crinale della legalità, si sono organizzate per favorire lo scambio fra gli utenti per dividere la cifra dell’abbonamento. Ma anche chi, più modestamente, ha semplicemente ceduto la password a un familiare o un amico che vivono altrove. Fosse anche al piano di sotto. Già, perché di fatto ciò che era già previsto dalle condizioni d’uso della piattaforma di streaming verrà ora implementato in modo più severo con una serie di controlli incrociati ai quali sarà più complesso sfuggire.

Ecco come funzionerà: il nucleo domestico (e non più familiare) viaggerà in parallelo alla «posizione principale». Questa posizione, legata al titolare dell’account, verrà stabilita in base alla connessione utilizzata per il primo accesso e verificata attraverso l’indirizzo IP e a degli identificativi legati ai dispositivi che si collegheranno da quella specifica rete. In questo modo, saranno considerati come parte del nucleo domestico tutti i dispositivi – pur sempre con un limite di visione contemporanea fissato al massimo in quattro device nel piano più costoso – che accedono all’account dalla medesima posizione principale almeno una volta ogni 31 giorni. In tutti gli altri casi – dispositivi che per più di 31 giorni non si connettono, dispositivi che si connettono da altri luoghi o dispositivi mai registrati prima – scatterà una verifica.

La verifica consiste in un link inviato all’indirizzo e-mail o al numero di telefono associati al titolare dell’account principale attraverso il quale ottenere un codice di verifica di quattro cifre. Questo codice andrà appunto inserito sul dispositivo da cui è stato richiesto entro 15 minuti.

Tutto risolto quindi? Per continuare a condividere basta passarsi questo codice? Sì e no, perché la verifica andrà effettuata ogni 7 giorni. Non proprio il massimo della comodità. Una sorta di pesante nudging attraverso il quale il gruppo vuole recuperare utenti, sfrondare la massa di circa 100 milioni di utenti non abbonati che si stima utilizzino il servizio e – nonostante gli ultimi numeri siano stati superiori alle attese con 7,6 milioni di abbonati in più negli ultimi tre mesi e un totale di oltre 230 milioni di account paganti - provare a monetizzare con abbonamenti più economici o ancillari rispetto all'account principale.

Come si diceva, il numero dei dispositivi che possono vedere i contenuti in contemporanea rimane legato al piano tariffario (uno, due o quattro) e anche al fatto che debbano comunque – altro ostacolo alla condivisione sul lungo periodo – appartenere al nucleo domestico collegandosi alla Wi-Fi del titolare almeno una volta al mese. Tutto questo rende forse ancora fattibile la condivisione per periodi più brevi, per esempio per consentire ad amici e parenti che non vivano con noi una settimana di binge-watching ma, a lungo andare, fra codici e necessità di collegare uno smart tv o un tablet alla rete casalinga, avrà senz’altro un profondo effetto sulle condivisioni consolidate. Rimangono tuttavia da chiarire alcuni aspetti centrali. Uno su tutti: l’invio di codici di verifica sarà legato a un limite massimo, ad esempio settimanale o mensile?

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