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Nobel per la Pace ai movimenti per democrazia e diritti umani in Russia, Bielorussia e Ucraina

«Siamo nel mezzo di una guerra, era giusto parlare a due regimi autoritari e a un paese che sta vivendo il conflitto». La portavoce del comitato del Nobel per la Pace 2022 spiega anche con queste parole la scelta di assegnare il premio all’attivista bielorusso Ales Bialiatski, all’organizzazione per i diritti umani russa Memorial e all’associazione per i diritti umani ucraina Center for Civil Liberties.

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L’anno scorso il riconoscimento era andato a Dmitry Muratov e Maria Ressa, due giornalisti dissidenti, il primo, caporedattore del giornale d’inchiesta russo Novaya Gazeta, la testata per la quale scriveva la giornalista Anna Politkovskaya uccisa nel 2006. Anche quest'anno il comitato norvegese sceglie, senza un riferimento diretto, di colpire il Cremlino, di segnalare paesi in cui non sono rispettati i diritti civili.

Bialiatski è «uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni ‘80». In questo momento e non per la prima volta nella sua esistenza è in carcere. «Ha dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d’origine». Il comunicato del Premio Nobel spiega che le autorità governative hanno ripetutamente cercato di metterlo a tacere. «È stato incarcerato dal 2011 al 2014. A seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime nel 2020, è stato nuovamente arrestato. È ancora detenuto senza processo. Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia».

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