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"Non ci ha battuto Meloni ma l'astensionismo, la Lega torni al bossismo"

L'intervista

Il ministero dell'Agricoltura e quello delle Autonomie: questi i tasselli a cui dovrebbe puntare il Carroccio nel nuovo governo. Lo dice a Today l'eurodeputato Angelo Ciocca, a cui Bossi ha dato il compito di organizzare il Comitato del Nord, la corrente che insidia la leadership di Salvini

Per recuperare l'emorragia di voti che c'è stata alle ultime elezioni la Lega deve tornare al “bossismo”, alle idee del suo “ideatore, fondatore e presidente a vita”: il Senatùr Umberto Bossi. Un 'bossismo' che però non è più 'celodurismo', almeno non nelle parole di Angelo Ciocca, l'uomo scelto proprio da Bossi dare forma al progetto del progetto del Comitato del Nord (“che al momento è solo un'idea”, precisa), una corrente organizzata all'interno del partito che mira a recuperare quei consensi “che non sono andati a finire in Fratelli d'Italia ma nell'astensionismo”. L'eurodeputato del Carroccio nel presentare questa iniziativa misura attentamente quello che dice, evitando gli slogan del passato come “Prima il Nord”, ed evitando soprattutto di criticare il Segretario, quel Matteo Salvini che è stato il fautore della fine del bossismo, l'uomo che ha tolto il Nord dal nome del partito e che ora è sul banco degli imputati per il pessimo risultato elettorale.

Perché creare un Comitato del Nord?
“L'intuizione di Bossi è il frutto analisi di un malessere, interno ed esterno. Da una parte ci sono i militanti che oggi non hanno più la giusta spinta per dedicarsi a obiettivi del movimento, dall'altra il non voto, il voto che abbiamo perso e che sarebbe sciocco e sbagliato sintetizzarlo nella colpa di Salvini. La colpa è del fatto che al Nord abbiamo perso l'identità che caratterizzava la Lega. Dobbiamo tornare a lottare per l'autonomia, allo spirito dei referendum del 2017 in Lombardia e Veneto. Così potremo recuperare i fuoriusciti e attirare anche nuove forze”.

Ma appunto l'identità che caratterizzava la Lega si basava sullo slogan Prima il Nord, non prima gli italiani. Non mettete al momento in discussione la leadership di Salvini, ma la sua linea sì
"La Lega può restare nazionale, ben venga allargare nostro modello a tutto il Paese. Se questo modello viene copiato al Meridione siamo contenti, se il Nord può aiutare il Sud siamo contenti. Per esempio spingere per le rinnovabili andrebbe chiaramente a vantaggio del Mezzogiorno, e siamo pronti a farlo. Ma se le esigenze del sud si esprimono con provvedimenti come il reddito di cittadinanza allora no, perché quello è assistenzialismo che priva il Nord di risorse che potrebbero essere usate per aiutare aziende messe in difficoltà dal caro energia”.

Il sorpasso di Giorgia Meloni e avvenuto a destra però, non sulla difesa delle istanze del nord
“Secondo noi non ci ha battuto FdI ma l'astensionismo, anche perché il nostro elettore storico non è di destra o di sinistra. Il nostro elettore non è andato a votare perché non trova più quella identità, quella progettualità di un tempo. Non ha trovato motivazione e fiducia per andare alle urne e così in Lombardia e Veneto abbiamo perso il 50% dei consensi”.

Intanto Salvini insiste sul ministero dell'Interno, secondo voi a cosa dovrebbe puntare invece la Lega nel governo?
"Beh la risposta per me è facile: il ministero delle Autonomie ovviamente, e anche quello dell'Agricoltura, che per noi è un settore estremamente importante. Ma ad essere onesto credo che la richiesta di Salvini sia legittima, gli elettori di centrodestra gli riconoscono di essere stato un buon ministro dell'Interno, e non dimentichiamo che negli anni in cui ricopriva quella carica la Lega fu il primo partito alle elezioni europee. Insomma è un ruolo che meriterebbe per capacità”.

Anni fa fece scalpore la sua protesta contro Moscovici, quando calpestò con una scarpa i suoi appunti. Oggi contro chi userebbe quella scarpa?
“Quella protesta fu frutto di un'affermazione scomposta, che faceva emergere due facce dell'allora commissario che quando era ministro dell'Economia in Francia approvava provvedimenti simili a quelli che poi approvò l'Italia, e che lui invece bloccò da commissario europeo, sostenendo che in Francia c'erano otto milioni di poveri da aiutare, da noi solo cinque. Le sue politiche hanno contribuito a portare i milioni di poveri in Italia a dieci. Oggi la scarpa la userei contro chiunque dovesse di mancare di rispetto ai nostri cittadini”.

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