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Padova, gli amici alla veglia per Riccardo Faggin: "Dopo il Covid si era isolato"

Una veglia di preghiera per ricordare Riccardo Faggin, il ventiseienne morto in un incidente stradale che celava la verità inconfessabile di una laurea fantasma. Quasi 300 persone si sono ritrovate giovedì sera nella chiesa di Voltabrusegana (Padova), per l'abbraccio al padre Stefano, a mamma Luisa e al fratello. Il ritrovo, organizzato dai genitori, è stato soprattutto un modo per riunire tutte le persone che avevano conosciuto Riccardo: compagni di classe, maestri, amici, parenti e persino vecchi professori delle superiori. Per molti di loro però questa occasione è stata anche un momento per ricordarlo, per ribadire quanto fosse amato e benvoluto dalla comunità che lo aveva visto crescere, che lo aveva accolto, e alla quale lui stesso aveva dato molto.

Un modo per non dimenticare lui e tutto ciò che lo riguardava, compreso il suo sogno di entrare nel Soccorso alpino. Erano presenti alla cerimonia molti amici e coetanei di Riccardo. "Purtroppo dopo il Covid abbiamo perso i contatti, ci si sentiva poco e si usciva insieme ancora meno", ha spiegato al Mattino di Padova un ex compagno della parrocchia. Resta quindi ancora il mistero di cosa abbia fatto Riccardo quel lunedì sera, alla vigilia di una laurea che non esisteva, quando è uscito dicendo che sarebbe andato in un bar risultato poi chiuso. Ai genitori aveva raccontato che si sarebbe visto con degli amici, ma nessuno sembra essersi fatto avanti per confermare questa versione. Quanto agli esami sostenuti, sembra non fosse giunto nemmeno a metà percorso. Però non aveva mai trovato il coraggio di dirlo ai genitori che, inconsapevoli, avevano prenotato il ristorante, il viaggio regalo e addobbato la casa con i fiocchi rossi.