Una tragedia consumata nel carcere di Palermo. Paolo Cugno, 32 anni, è stato trovato morto nella sua cella.
Si trovava dietro le sbarre dal 2018 e stava scontando la pena per aver ucciso la compagna Laura Petrolito. Sul cadavere del giovane è stata disposta l’autopsia.
Cosa è accaduto nel carcere di Palermo
A Pagliarelli, nel carcere palermitano, è stato trovato in cella il corpo ormai privo di vita di Paolo Cugno.
Il 32enne era stato arrestato a seguito della condanna di omicidio. Nel marzo del 2018 si era reso protagonista del femminicidio della sua compagna 20enne, Laura Petrolito.
Il pubblico ministero, Claudio Camilleri, ha disposto l’autopsia sul cadavere del ragazzo per poter effettivamente appurare quali siano state le cause del decesso.
Stanno agli elementi emersi, sembrerebbe che Paolo sia morto a causa di un arresto cardiaco. Dopo che Cugno si era alzato dal letto, sembra essere svenuto e non essersi più ripreso.
La condanna di Cugno dopo il femminicidio
L’uomo lo scorso marzo aveva ricevuto la condanna per 30 anni di carcere. La sentenza era stata confermata dalla Corte di Cassazione e Paolo Cugno è stato messo dietro le sbarre.
I carabinieri, all’epoca dei fatti ricostruirono quanto accaduto ed è trapelato che a causa di una lite, l’uomo ha compiuto il femminicidio.
Paolo stava litigando animatamente con Laura, la situazione sembra essere sfuggita di mano dato che il ragazzo ha deciso di uccidere la compagna a coltellate.
In seguito ha gettato il cadavere della ragazza in un pozzo, situato in un appezzamento di terreno a Canicattì Bagni.
Sul corpo della giovane vittima furono inferte 16 coltellate. Solo alcune ore dopo il delitto, il ragazzo fu fermato dai carabinieri e immediatamente confessò quanto accaduto poco prima.
I carabinieri sono poi stati in grado di ricostruire quanto accaduto dopo le parole di alcuni testimoni, secondo cui la giovane sarebbe stata avvistata l’ultima volta proprio insieme a Paolo Cugno.
Da quel momento in poi, nessuno ha più visto Laura Petrolito, che non ha fatto ritorno a casa.
La difesa più volte ha sostenuto la tesi che il ragazzo 32enne fosse incapace di intendere e di volere. La corte però non ha dato peso a tale affermazione e ha accusato l’uomo.
Ormai per Paolo Cugno non c’è più nulla da fare. La sua vita è giunta al termine già nel momento in cui ha compiuto quell’atto orripilante. Ora non resta che attendere l’autopsia per scoprire cosa sia effettivamente accaduto.