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Paralizzato dopo una caduta in cantiere al primo giorno di lavoro: l'operaio non avrà alcun indennizzo

E’ accaduto a Bernate sul Ticino, la vittima, un albanese di 51 anni, è precipitata per 5 metri da un lucernario senza protezioni di sicurezza. L’imprenditore, un conoscente che l’aveva assunto in nero, ha patteggiato 2 anni

Un cantiere edile

Un cantiere edile (Foto Ansa)

L’operaio rimasto paralizzato dopo una caduta in cantiere al primo giorno di lavoro non riceverà nessun indennizzo. Senza contratto, senza formazione e senza attrezzatura, l’uomo, un albanese di 51 anni, non ha neanche la prospettiva di poter ricevere un risarcimento né dal il datore di lavoro albanese e neppure dal direttore italiano del cantiere perchè entrambi hanno scarsi mezzi economici (), sicché le residue speranze di avere qualche risorsa per i futuri anni di necessaria assistenza sono appese alla citazione, nel procedimento penale, dell’assicurazione quale possibile “responsabile civile”.

L’incidente

Intanto uno dei due responsabili dell’ impresa edile di Milano per cui l’albanese stava lavoranto ha patteggiato due anni. E mentre la posizione del responsabile della sicurezza è ancora al vaglio della procura rimane certo che in seguito all’incidente - accaduto il 26 luglio 2019, - il 51enne dovrà passare tutta la sua vita in una sedie a rotelle. Per negligenza da parte del’imprenditore che secondo la procura non ha fornoto all’operaio assunto in nero "i dispositivi di protezione individuali necessari per lo svolgimento di lavori ad alta quota. Il tutto nonostante fosse a conoscenza che la copertura presentava rischi di caduta per la presenza di elementi non calpestabili”.  Inoltre dalle indagini è emerso che l’impresario non aveva garantito “misure di protezione collettiva” contro la caduta in caso di pressione su superfici non in grado di sorreggere il peso del lavoratore; e “ di non avere assunto i provvedimenti necessari in materia di assistenza medica di emergenza”. 

I soccorsi

E’ emerso infatti che il titolare dell’azienda vedendo il giovane a terra, inerme, non ha chiamato l’ambulanza, ma sapendo che stava lavorando in nero e che non aveva nemmeno uno dei presidi obbligatori, lo ha trascinato fino alla sua auto, probabilmente aggravando le sue ferite, lo ha sollevato e caricato nel sedile posteriore del suo mezzo, poi lo ha scaricato davanti al Pronto Soccorso di un ospedale di Magenta, senza fermasi per spiegare quanto era successo, anzi cercando di far perdere ogni traccia.

Datore lavoro condannato a due anni

Intanto, dal punto di vista strettamente penale, mentre il direttore dei lavori ha scelto di essere giudicato in un processo ordinario, i difensori del datore di lavoro, Claudia Invernizzi e Alessandro Maltarolo, hanno optato per un rito alternativo e pilotato un non semplice patteggiamento. La prima proposta a 18 mesi di pena per il dato di lesioni gravissime, infatti, è stata giudicata non congrua e respinta dalla giudice della IX sezione penale Valeria Recaneschi. La seconda, corretta al rialzo, è stata infine accolta dal giudice Fabio Processo e formalizzata adesso in 2 anni ma con la sospensione condizionale della pena.