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Pnrr, la Corte dei Conti: "Così l'Italia prende dalla Ue più di quel che versa". Ma preoccupa la capacità di spendere i fondi

MILANO - Da una parte l'Italia diventa un "prenditore netto" dall'Europa, ovvero incassa più di quel che versa alle finanze comunitarie, grazie al Pnrr. Ma dall'altra parte la sua difficoltà nel 'mettere a terra' i finanziamenti continua a destare preoccupazione, sebbene qualche timido passo avanti. Ancor di più alla luce del punto di cui sopra, ovvero del fatto che i soldi a disposizione sono sempre di più.

I flussi tra Roma e Bruxelles

E' quanto emerge dalla ricognizione della Corte dei Conti sulla relazione finanziaria tra Roma e Bruxelles. Secondo i magistrati contabili, con i fondi del Pnrr l'Italia passa da contributore a percettore all'interno dell'Unione europea. I versamenti 2021 con cui l'Italia ha partecipato, a titolo di risorse proprie, al bilancio dell'Unione Europea ammontano a 18,1 miliardi di euro, mentre sul versante opposto, l'Ue ha destinato al nostro Paese risorse per 26,724 miliardi, di cui 10,198 legati proprio al Pnrr. Si tratta, secondo quanto emerge dalla Relazione annuale 2022 sui rapporti finanziari Italia/UE e sull'utilizzo dei fondi europei, di un aumento complessivo del 129,2% che ha appunto invertito la posizione italiana da quella di contributore a quella di percettore netto sul versante dei fondi europei.

La magistratura contabile specifica comunque che la nuova posizione dell'Italia andrà valutata solo all'esito del programma di investimento legato ai Piani nazionali di ripresa e resilienza e, più in generale, alla realizzazione degli strumenti espansivi presenti nel Quadro finanziario pluriennale vigente fino al 2027.

La spesa effettiva che va al ralenti

E proprio alla luce delle "significative interconnessioni" tra Pnrr e Fondi strutturali europei assume un particolare rilievo la seconda annotazione che fa la Corte. Quando dice che "il quadro generale di attuazione finanziaria della programmazione 2014-2020 desta alcuni elementi di preoccupazione, legati principalmente alle maggiori risorse di provenienza europea cui ancora non corrisponde una dinamica positiva in termini di pagamenti".

Nonostante il miglioramento della percentuale di questi ultimi (55% al 31 ottobre 2022, contro il 48 del 2021), dunque, la capacità di spendere resta un tallone d'Achille. "L’assegnazione delle risorse aggiuntive relativa all’iniziativa REACT-UE, articolata in 8 Programmi Operativi Nazionali, ha incrementato la dotazione complessiva per la programmazione finanziaria da 50,5 a 64,39 miliardi di euro, in un quadro regolamentare che conferma il termine ultimo di ammissibilità della spesa al 31 dicembre 2023. Termine comunque impegnativo, osservano i magistrati contabili, nonostante sia stato realizzato il superamento, da parte di tutti i programmi, del target di spesa previsto dalla regola del disimpegno automatico, al 31 dicembre 2022. Per quanto attiene all’attuazione finanziaria del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) al 31 ottobre 2022, l’avanzamento della spesa ha raggiunto il 61,2 % della dotazione finanziaria complessiva".

Per quel che riguarda le irregolarità e frodi, "i 405 casi rilevati dalla Corte nel 2021 (aggiornati al giugno 2022) sono in lieve aumento sul 2020, con un importo complessivo (57,4 milioni di euro) per lo più riferito alle spese de-certificate (non incidenti cioè sul bilancio UE, ma su quelli nazionale e/o regionali) e una prevalenza sulla politica agricola e sulla programmazione 2014-2020, rispetto a quella precedente, 2007-2013".