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Red Sea International Film Festival 2022: la magia del cinema riparte dall'Arabia Saudita

Un ponte che unisce le culture, un anello capace di mettere in relazione mondi diversi nel segno dell'arte più pura e più sacra che ci sia: il cinema. È questa la definizione che Mohammed Al Turki sceglie per descrivere la seconda edizione del Red Sea International Film Festival, il festival di base a Jeddah, in Arabia Saudita, capace di riunire non solo una selezione di titoli arrivati da diverse parti del mondo, dall'Indonesia alla Siria, dal Kenya all'Algeria, ma anche tanti divi di Hollywood pronti a prendere parte a questo sogno meraviglioso che è il cinema. «Celebriamo il cinema, un'arte che ha il potere di connettere e di trasmettere emozioni», dicono i presentatori dal palco dell'Auditorium del Ritz-Carlton Hotel di Jeddah, base operativa del Red Sea International Film Festival dal 1° al 10 dicembre. Se c'è una cosa che appare subito chiara alla cerimonia inaugurale della manifestazione, impreziosita dalla coreografia di un corpo di ballo intento a ricreare i movimenti di macchina dei registi che si muovono dietro le quinte e dalle luci incastonate tra le pareti che ricordano la volta stellata delle notti d'Oriente, è che il cinema parla tante lingue.

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 Mohammed Al TurkiDaniele Venturelli/Getty Images

L'arabo, l'inglese, lo spagnolo, l'indi e, naturalmente, l'italiano, rappresentato in sala dal maestro Giuseppe Tornatore, ormai di casa al Red Sea Film International Film Festival, e da Luca Guadagnino, pronto a presentare per la prima volta in Arabia Saudita Bones and All, la sua ultima fatica cinematografica. «Questo è solo l'inizio», promette Mohammed Al Turki avvicinandosi al microfono. «Il Red Sea è un prezioso indicatore di cambiamento che ci aiuta a rivolgere il nostro sguardo verso il futuro, accendendo un faro su tanti talenti internazionali che hanno bisogno di emergere». Con lui è d'accordo anche il premio Oscar Olivier Stone, presidente di giuria di questa edizione. «Abbiamo 16 film in concorso che parlano di sopravvivenza, di migrazione, di sofferenza. 16 film in grado di ispirarci e di aiutarci a fare la differenza», spiega, infatti, Stone, che giudicherà i titoli del concorso principale insieme a Nelly Karim, a Kaouther Ben Hania, a Levan Koguashvili e Ali Suleiman.

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Yousra e Mohammed Al Turki Tim P. Whitby/Getty Images

Il Red Sea International Film Festival, però, è anche un'occasione per tributare il talento di professionisti che al cinema hanno votato tutta la loro vita, ed è per questo che, prima dell'inizio della proiezione di What's Love Got to Do With It?, il film di Shekhar Kapur con Lily James ed Emma Thompson scelto per aprire questa edizione, salgono sul palco il regista britannico Guy Ritchie, che spiega di essere felice e onorato di «supportare la creatività e di incentivare la collaborazione tra le culture»; la stella di Bollywood Shah Rukh Khan - «Il cinema è vita, rappresenta la bellezza splendente che ci ricorda ogni giorno di essere vivi», dice con un po' di commozione -; e la diva del cinema arabo Yousra, che racconta che essere al Red Sea International Film Festival rappresenta per lei uno dei momenti più emozionanti della sua vita. Al termine della proiezione, le decine di ospiti internazionali - da Priyanka Chopra Jonas a una Sharon Stone con un bellissimo abito di tulle e taffetà; da Scott Eastwood a Andy Garcia; dalle top-model Alessandra Ambrosio e Sara Sampaio alla star di Squid Game Park Hae-soo; da Henry Golding a Michelle Rodriguez - si spostano nel giardino del Ritz-Carlton Hotel per concludere la serata con un concerto esclusivo di Bruno Mars, più in forma che mai con la sua giacca rossa e un repertorio che scalda i presenti grazie alle note di successi come Marry You e When I was your man. Sorrisi, abbracci, smartphone sventolati in aria come se fossero bandierine e un senso di immensa gratitudine per far parte di un piccolo miracolo che il deus ex machina del Red Sea International Film Festival Mohammed Al Turki è riuscito a creare con amore e dedizione.

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