Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Sanità, la riorganizzazione fatica a trovare forma? Cia: ''Le perplessità erano emerse un anno fa in Commissione: gli Ordini erano contrari ma non sono stati ascoltati''

Il consigliere provinciale e capogruppo di Fratelli d'Italia, Claudio Cia: "Non ci sono colpe del dg il quale si esprime in buona fede e perché, forse, non è consigliato correttamente, come nel caso del nuovo ospedale di Cavalese. C'è confusione dei ruoli e la politica deve avere il coraggio delle scelte e non delegare un tecnico" 

TRENTO. "Queste difficoltà nel definire la riorganizzazione del sistema sanitario evidenziano che le perplessità espresse in Commissione erano fondate". Queste le parole di Claudio Cia, consigliere provinciale di Fratelli d'Italia. "E i problemi sono complicati da risolvere fino a quando non si parte dal presupposto che gli operatori del settore devono essere coinvolti in modo chiaro, onesto, leale e reale".

Il travagliato percorso della riorganizzazione del sistema sanitario provinciale sembra faticare a trovare organicità. "A soli sette mesi sembra che il regolamento sia da rimaneggiare. Pare che tra Provincia e Azienda provinciale per i servizi sanitari ci sia un continuo scambio di lettere per mettere mano al regolamento appena nato", ha spiegato a Il Dolomiti la consigliera di Casa Autonomia.eu Paola Demagri (Qui articolo).

Ma già più di un anno fa erano emerse le perplessità sulla riforma della sanità trentina. La Quarta commissione provinciale aveva bocciato il provvedimento dell'esecutivo ma la Lega aveva comunque deciso di tirare dritto (Qui articolo). "Gli Ordini professionali - ricorda Cia - erano contrari in modo unanime. E questo aveva avuto un forte peso nella votazione finale".

Tra le criticità evidenziate 12 mesi fa quella dei pochi dati a disposizione e i tempi stretti per valutare un piano molto importante; un ambito che coinvolge oltre 9 mila dipendenti, senza dimenticare i professionisti che operano nelle cliniche private, nelle Rsa e così via. Una riorganizzazione che riguarda un comparto da 1 miliardo e 200 milioni, un quarto del bilancio provinciale. 

"Purtroppo la Commissione è stata interessata solo nella fase finale - aggiunge il capogruppo di Fratelli d'Italia - non abbiamo potuto svolgere il compito di consiglieri: ascoltare, confrontarsi, studiare e proporre eventuali soluzioni. Anche il ruolo degli Ordini era stato sminuito: i professionisti non devono essere coinvolti solo dal punto di vista formale come un atto necessario e inevitabile per valutare documenti già blindati. Il provvedimento all'epoca era apparso poco in linea con le necessità e non sufficientemente attrezzato per trovare le soluzioni più idonee per il Trentino".

La sanità si era espressa sostanzialmente in modo contrario a una settimana dall'adozione della riforma. Il direttore generale dell'Apss, Antonio Ferro, aveva chiesto "un atto di fiducia", ma la Commissione aveva bocciato il provvedimento, poi portato comunque avanti dalla Provincia leghista.

"Non ci sono colpe del dg - dice Cia - il quale si è esposto in quell'occasione e si espone in altre situazioni, come per la costruzione ex novo dell'ospedale di Cavalese, in buona fede e perché, forse, non è consigliato correttamente. Non metto in dubbio la competenza e la professionalità di Ferro ma la 'fiducia' politica non può essere chiesta da un tecnico. La delibera è della Giunta provinciale e non può rischiare di offuscare la sua figura per metterci la faccia al posto di altri: la politica deve avere il coraggio delle scelte e di spiegare la visione nel rispetto dei ruoli".

A preoccupare sembrerebbe anche essere l'intenzione di creare nella struttura dell'azienda una sorta di 'doppioni'. "L'organizzazione di un'Azienda sanitaria è delicata, deve essere organica e coerente. Una modifica - continua Cia - interessa a cascata tanti ambiti e serve una visione d'insieme che però manca, come evidenziato in Commissione. Purtroppo le perplessità trovano fondamento".

Un'altra critica era stata quella della necessità di passare nell'Aula del Consiglio provinciale. Invece la Provincia ha scelto la via di un provvedimento valutato dall'esecutivo. "Tecnicamente è possibile, anche le precedenti Giunte si sono mosse in questo modo su temi altrettanto importanti. Certo, si deve investire di più sulla Commissione. Non si può esprimere un parere a giochi fatti, le forze politiche devono poter partecipare alla costruzione di un percorso, altrimenti si prende solo atto. Adesso ci si trova a dover rimodellare un provvedimento avviato male e senza aver tenuto in debita considerazione le posizioni degli Ordini: non è solo un'esigenza etica ma rispetto del ruolo e un modo per dimostrare di avere a cuore i professionisti che lavorano quotidianamente sul campo", conclude Cia.