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Sanremo 2023, Levante: «La depressione post partum è un tabù»

La definizione è di Levante stessa: «Un Allegro chirurgo dei sentimenti». Un album che in copertina ha un fondo verde, «il colore della speranza». Si intitola Opera Futura e dentro c'è la canzone che porta a Sanremo, Vivo. In una villa sulle colline di Sanremo, Claudia Lagona racconta il nucleo del suo nuovo lavoro, concepito a marzo 2020, all'inizio della pandemia e finito nel 2021. Un periodo di tempo in cui «sono successe tante cose», come dice lei, per esempio la maternità. E il lato buio della maternità: la depressione post partum. 

Vivo è una canzone energica.
«Non arriva la tristezza, arriva la forza. Devi veramente leggere il testo per capire di cosa parliamo. L'ho scritta tre settimane dopo il parto. Ero a casa, dentro la mia tristezza. Mi ricordo che ero in vestaglia e che avevo poco tempo per scrivere. Quello che dico in Vivo è un desiderio, un elenco di desideri. Io volevo uscire dal mio buio. Oggi a un anno da quel momento sono forte».

Che cosa c'era in quel buio?
«La depressione. C'era la gioia di avere tra le braccia la cosa più importante della mia vita, ma sappiamo che dal punto di vista ormonale il tuo corpo non risponde. Volevo riprendermi in fretta, come sempre, volevo lavorare, il fatto che potessi dedicarmi alle mie passione era pesante. Quando diventi genitore qualcosa di te la perdi inevitabilmente. Stai facendo il funerale a una parte di te, ma c'è una parte di te nuova invece che festeggia».

Quale messaggio vuole che arrivi con Vivo?
«Io non riesco a scrivere di cose che non vivo, sono molto istintiva. Con Vivo ho sentito la necessità di raccontare questo momento. Perché se non io chi? Se non lo fa l'artista chi può farlo?

È ancora un tabù la depressione post partum?
«L'altra sera una persona si è avvicinata e mi ha detto: anche io sono stata molto male dopo il parto. Una donna se lo tiene per sé. Mia madre, che ha avuto quattro figli, certe cose me le ha raccontate solo dopo il mio parto. C'è ancora un tabù, sì. Non avrei potuto omettere questo tema dal disco».

E il suo compagno come ha affrontato questo momento?
«Pietro è il miglior genitore del mondo. Ho finito Opera futura grazie a lui, ci siamo aiutati a vicenda, essere complici è fondamentale. Finora è stato tutto perfetto».

Molte canzoni in gara a Sanremo parlano di depressione. 
«Di sicuro il momento storico non ci ha aiutati. Siamo fuori da una pandemia che ha stroncato gli entusiasmi di molti. Quelli che salgono sul palco sono artisti e gli artisti cantano della vita e spesso lo fanno quando sono triste. Detto questo, il tipo di depressione di cui ho sofferto io è tipico di un momento. È una ripresa. Mi riprendo il mio corpo la mia mente. Canto “vivo un sogno erotico”: c'è la sessualità, l'erotismo è anche un modo di vivere, uno slancio istintivo animalesco».

Amadeus ha detto che «la gioia del mio corpo è un atto magico» diventerà un inno femminista. Che cosa ne pensa?
«Non voglio mettere la bandierina su niente, Amadeus non sapeva come avevo scritto il brano. È un brano muscolare, è un grido di speranza. Questa canzone non ambisce a diventare inno femminista».

È passato un anno da quando è nata Alma. A quella ragazza che aveva appena partorito che cosa diresti?
«La guardo con grandissima tenerezza. Ero in una crisi profonda. Le direi di stare tranquilla, se ne esce».

Nella serata dei duetti canterà Vivere di Vasco Rossi con Renzo Rubino.
«Volevo dividere il palco con un amico e lui suona il pianoforte».

È diventata virale con il video in cui balla con Elodie.
«Quella sera vedevo che non ballava nessuno, così l'ho presa e l'ho fatta girare. Devo dire che da quando sono arrivata a  Sanremo mi sto divertendo, quando si diventa genitori le sere sono molto più tranquille».

È vero, come scrive Dagospia, che farà un progetto con Elodie?
«Non c'è in ballo niente».