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Se sei straniero niente casa, Ianeselli: “È razzismo. Pure chi ha un lavoro rischia di venire escluso, ma ora possiamo tassare di più chi tiene gli appartamenti sfitti”

TRENTO. A Trento una singola stanza per studenti universitari può arrivare a costare oltre 300 euro, mentre nell’Alto Garda per i residenti è quasi impossibile trovare un alloggio per via degli affitti gonfiati dal mercato turistico. A questo si aggiungono le difficoltà incontrate da Itea, l’Istituto Trentino Edilizia Abitativa, nel mettere a disposizione nuovi appartamenti a canone agevolato perché molte case devono essere ristrutturate. Così in Trentino è scoppiata quella che alcune realtà, come lo “Sportello Casa per Tutti”, non esitano a definire “l’emergenza casa”.

Come se non bastasse molti stranieri si vedono chiudere le porte in faccia ancora prima di poter presentare un’offerta. La giovane antropologa culturale Noemi Filosi con una ricerca ha dimostrato che anche in Trentino esiste un razzismo strisciante: “Il problema – spiegava – si pone già nel momento in cui si telefonava alle agenzie immobiliari: se a chiamare è una persona straniera, la stanza o l’alloggio individuato non è più disponibile, mentre se chiamavo io, che ho una cadenza riconosciuta come ‘trentina’, lo stesso alloggio diventava, magicamente, libero”. Il paradosso è che talvolta persino chi ha un lavoro si trova costretto a vivere in strada. Di questo e altri argomenti legati alle politiche abitative ne abbiamo parlato con il sindaco di Trento Franco Ianeselli.

Sindaco, in Trentino esiste un’emergenza casa?

“Nella mia attività incontro diverse persone che hanno difficoltà a trovare un’abitazione, in certi casi si arriva fino all’estrema condizione di dover vivere per strada. Talvolta si tratta di cittadini che pur avendo un lavoro stabile non riescono ad avere accesso al mercato immobiliare. Quindi sì, anche a Trento esiste questo problema”.

Fermo restando che è la Provincia ad avere le redini sull’edilizia pubblica cosa può fare il Comune?

“L’altro giorno era a cena con il sindaco di Innsbruck e posso dire che una delle grandi differenze è che in Austria sono i Comuni ad avere competenza diretta sulle politiche abitative, cioè hanno la possibilità di costruire alloggi pubblici. Come amministrazione non ci siamo ancora riusciti ma non abbiamo abbandonato l’idea di realizzare una struttura, una sorta di ‘ostello dei lavoratori’, che possa accogliere chi ha un minimo di disponibilità economica ma invece è costretto a vivere in strada perché gli affitti sul mercato privato sono troppo alti e le case Itea non sono abbastanza”.

A proposito di Itea, con la Giunta Fugatti non sono mancati i motivi di scontro, come valuta l’operato dell’ente?

“Non sono qui a dare voti ma credo che anche in vista delle prossime Provinciali questo sia un tema che marcherà sicuramente una grande differenza con la coalizione di Centrosinistra. Voglio ricordare che l’attuale governo provinciale ha iniziato dicendo che dando meno case agli stranieri saremmo stati tutti più felici ma mi pare che dopo cinque anni gli alloggi siano pochi per tutti. Il Comune, per legge, dovette adeguarsi, ma poi furono i tribunali a sconfessare la linea della Giunta Fugatti. Devo anche dire che come Comune avevamo chiesto di entrare in Itea ma dalla Provincia ci è sempre stato detto di no. Nel frattempo da Piazza Dante sento poco o nulla sulla città per quanto riguarda le politiche abitative, personalmente penso che delle politiche sulla casa adeguate alle esigenze dei cittadini dovrebbero invece essere una priorità”.

Tornando al mercato privato, molte realtà chiedono di aumentare le tasse per chi tiene gli appartamenti sfitti, lei cosa ne pensa?

“Sul mercato privato credo che in primis si debba capire come renderlo più fluido. Per quanto riguarda la tassazione, assieme ad altre amministrazioni, avevamo chiesto che la possibilità di differenziare l’Imis per chi tiene le case sfitte fosse inserita nell’ultima manovra finanziaria della Provincia e da quanto mi risulta questa richiesta è stata accolta. Non appena sarà possibile interverremo, o aumentando le tasse per chi tiene le case sfitte o diminuendole per chi affitta. Gli interventi però devono essere mirati altrimenti c’è il rischio che i costi aggiuntivi vengano scaricati sugli inquilini, una strada già percorsa è stata quella di ridurre l’Imis per chi affitta a canone concordato”.

E sul problema del razzismo?

“Se l’indicazione che viene data è quella di non affittare agli stranieri in quanto tali non si può chiamare altrimenti, questo è razzismo. Chi dice di no a una famiglia che potrebbe pagare l’affitto ma non ha un cognome ‘abbastanza’ trentino fa un danno a tutta la comunità. Di fronte a questi pregiudizi posso dire che è compito di tutti lavorare per superarli e le amministrazioni dovrebbero essere un esempio agevolando questi processi”.